In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni (Mc 1,29-39).
CONTESTO
Quello che viene narrato nel vangelo di oggi, è la prosecuzione del brano di ieri. Ci troviamo agli inizi del ministero messianico e itinerante di Gesù.

Gli inizi della predicazione di Gesù
Anche i figli di satana frequentano i luoghi sacri
Egli, alla notizia dell’arresto di Giovanni Battista, che pubblicamente lo aveva indicato ai suoi discepoli come l’Agnello di Dio atteso dai secoli, inizia il suo cammino percorrendo le regioni a nord di Israele, che solitamente erano quelle emarginate: troppo lontane dalla ortodossa Gerusalemme e frammista a popolazione mezza pagana e comunque non Israelita.
Ben a ragione Papa Francesco nella sua Udienza Generale del 17 novembre 2021 sottolineava l’importanza dei villaggi periferici nel ministero di Gesù. Affermava:
Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali. Il Signore agisce sempre di nascosto nelle periferie, anche nella nostra anima, nelle periferie dell’anima, dei sentimenti, forse sentimenti di cui ci vergogniamo; ma il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Il Signore continua a manifestarsi nelle periferie, sia quelle geografiche, sia quelle esistenziali. In particolare, Gesù va a cercare i peccatori, entra nelle loro case, parla con loro, li chiama alla conversione. Ed è anche rimproverato per questo: “Ma guarda, questo Maestro – dicono i dottori della legge – guarda questo Maestro: mangia con i peccatori, si sporca, va a cercare quelli che il male non lo hanno fatto ma lo hanno subìto: i malati, gli affamati, i poveri, gli ultimi. Sempre Gesù va verso le periferie. E questo ci deve dare tanta fiducia, perché il Signore conosce le periferie del nostro cuore, le periferie della nostra anima, le periferie della nostra società, della nostra città, della nostra famiglia, cioè quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere forse per vergogna.
Papa Francesco, Udienza generale, 17.11.2021
L’importanza, dunque, delle periferie geografiche, che sono soprattutto esistenziali e sociali, sortisce per noi la prima provocazione alla lettura di questo brano evangelico: essere uomini e donne capaci di decentrarsi, di fuggire dai riflettori, dai salotti e imparare ad essere uomini di una comunionalità a 360°, in grado di non disprezzare nessuno, ma raggiungere tutti i fratelli con la nostra carità, anche quelli che sono lontani da noi per vedute e stili di vita.
Ma non solo, talvolta è la nostra stessa vita, nella sua quotidianità, una periferia: lì dove sperimentiamo il peso del nostro cammino, la solitudine, l’abbandono degli altri, lì dove le croci ci sembrano troppo pesanti e i fallimenti pesano come un macigno sulle nostre spalle. Ecco, lì Dio viene, non ci lascia in balia di noi stessi. Per questo l’atteggiamento di Gesù è un grande invito nella speranza e nella fiducia nella tenerezza provvida di Dio.
Quello che riteniamo davvero interessante è che l’evangelista Marco ci sta presentando una giornata tipo di Gesù: la mattina in sinagoga a insegnare, il pomeriggio nelle case delle persone che lo ospitano (vedi approfondimenti nei link qui in basso) e la sera a guarire i malati e a liberare gli uomini oppressi da spiriti impuri.

Gesù ospite a casa di un fariseo
L’amore non ha legge

Gesù a casa di Simone fariseo
Accogli l’ospite divino

Gesù a tavola con Matteo e i pubblicani
Sei alla ricerca di una seconda opportunità?

Gesù autoinvitato da Zaccheo
Vuoi che Gesù entri nella tua casa? Ecco le sue condizioni
A CASA DI PIETRO
L’evangelista Marco ci informa che Gesù si trovava a Cafarnao non propriamente per caso, ma in quanto era anche la città di due dei suoi primi discepoli: Simone, che poi verrà soprannominato Pietro, e Andrea, suo fratello. Così, dopo l’insegnamento nella sinagoga si reca a casa loro.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Avendolo visto, poi, in azione con l’esorcismo nel luogo di culto, e soprattutto avendo avuto modo di ascoltare la qualità della sua predicazione, i due fratelli presentano la suocera di Simone che è ammalata. È qui che accade un altro prodigio: non di certo un esorcismo, ma una guarigione. A Gesù è bastato prenderle la mano, perché questa riacquistasse la salute. Ricorda un po’ quello che fece la donna che soffriva di gravi perdite di sangue a cui bastò allungare la mano e sfiorare il lembo del mantello del Maestro per risultare finalmente guarita (Cfr. Mc 5,21-43).

L’esperienza dell’emorroissa
Cosa fare quando ci troviamo di fronte a tanto dolore?
A Gesù non viene chiesto espressamente di guarire la suocera di Pietro, evidentemente perché i discepoli nemmeno sapevano se ne sarebbe stato in grado, però lui precede le loro richieste. La sua tenerezza è tale che supera quello che noi possiamo domandare, eccede nel donare e nel donarsi. Dopotutto ben lo esprime l’apostolo Paolo nella lettera diretta ai cristiani di Roma:
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio (Rm 8,26-27).
Se la febbre teneva immobile la suocera di Pietro, stesa su di un letto, al tocco di Gesù ella non solo si mette in piedi ma si mette al servizio dei suoi ospiti. È un elemento interessante perché molte volte nei vangeli la staticità, l’immobilismo, la paralisi sono sintomo di una vita non in grazia di Dio. Così la donna al recuperare la salute e le energie, assume un cambiamento di vita che si proietta nell’amore, nel perdersi cura degli altri, indice di aver ricevuto molto di più di quello di cui aveva bisogno.
LO SPARGERSI DELLA NOTIZIA
Se già con la sua predicazione alla sinagoga, Gesù aveva destato lo stupore nei suoi uditori, il fatto che abbia poi esorcizzato un uomo aveva ulteriormente evidenziato lo stato dei presenti i quali, come abbiamo visto nel precedente articolo, da stupiti diventano timorati di Dio.
La persona di Gesù, certamente, non passava inosservata e men che meno in una piccola città di periferia come Cafarnao. Che poi abbia anche guarito la suocera di Simon Pietro, non fa che aggiungere delle aspettative su di lui. Così le notizie hanno fatto in fretta a circolare per la città e per tutta la sera i cittadini si affollano alla porta della casa di Andrea e Simone: tutti alla ricerca di Gesù e di un aiuto per alleviare le sofferenze dei loro cari.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Gesù si dona a tutti indistintamente, ascoltando e imponendo le mani. Ma se c’è qualcuno a cui non permette di dire nemmeno una parola, sono gli indemoniati. Abbiamo affrontato questo argomento nel precedente articolo in cui abbiamo affermato:
Dopotutto a Satana e ai suoi amici, Gesù non permette di dire nemmeno una parola, non gli viene concesso diritto di replica, perché hanno ferma la loro volontà contro Dio.
Anche i figli di satana frequentano i luoghi sacri
IL MATTINO DOPO
Per Gesù la preghiera è tutt’altro che un optional, poiché non gli era concesso prendersi del tempo in altri momenti della giornata a motivo della predicazione, degli incontri con la gente, le guarigioni e le liberazioni, dedica al suo incontro col Padre le primizie della giornata, le prime ore del nuovo giorno, quando ancora il sole deve spuntare. Infatti abbiamo letto:
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni
Gesù non si lascia risucchiare da un attivismo efficace, ma dà ad ogni cosa il giusto peso. Per quanto potesse essere bello farsi accogliere a casa delle persone, e per quanto si potesse rivelare appagante liberare e guarire la gente, riconosce che il primato del suo tempo è da dedicare alla preghiera: è da essa che provengono tutti suoi insegnamenti e i suoi prodigi, non il contrario.

La preghiera notturna di Gesù
Se mi ami, perché temi?
Ci troviamo di fronte a una importante provocazione per tutti noi: riconoscere che non possiamo farci risucchiare dalla frenesia della vita, perché questa prosciugherà inevitabilmente le nostre energie e non necessariamente ci salverà l’anima. Per noi carmelitani, poi, questa dimensione contemplativa della vita, a imitazione di Gesù, è davvero centrale, tanto che le nostre Costituzioni che è già essa la sintesi di tutto il nostro servizio alla Chiesa:
Noi Carmelitani dobbiamo realizzare la nostra missione in mezzo al popolo prima di tutto con la ricchezza della nostra vita contemplativa.
Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, Costituzioni, n. 92
Il brano si conclude con Gesù che lascia Cafarnao quando in quella città ormai era diventato popolarissimo. Egli non cerca il prestigio personale, ma la salvezza delle persone e perché questo avvenga deve fare in modo che tutti possano ascoltare quello che ha da dire: il presentare il volto di un Dio che è Padre buono e tenero. La figura del rabbì di Nazareth, in questo modo, non resta recluso all’interno di un contesto cittadino, di periferia, ma si estende in tutto il territorio di Israele, e poi anche oltre, grazie a quella che sarà anche la collaborazione dei discepoli e degli apostoli.
Anche questo diventa per noi un ulteriore invito a fuggire la logica del dominio all’interno delle comunità ecclesiali, raccogliere invece l’eredità apostolica della missionarietà come priorità per la nostra vita cristiana. Dopotutto, possiamo ben dirlo, il frutto della preghiera di Gesù è proprio la comprensione di lasciare Cafarnao e dirigersi altrove. Allora domandiamoci: quali sono i frutti della nostra vita cristiana? Delle tante nostre preghiere’ Delle celebrazioni delle Sante Messe? A cosa ci stanno portando? Ricordiamo, infatti, che una vita spirituale che diventa sterile di frutti di fraternità, non solo è inutile, ma addirittura dannoso, comporta quello che sarà la maledizione di Gesù all’albero di fichi (Cfr. Mc 11,12-24, per approfondirlo, clicca sul link qui in basso).

La preghiera notturna di Gesù
Quando una preghiera non viene accolta da Dio?
Fame della Parola di Dio?
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