In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. (Mc 1,21-28).
CONTESTO
Ci troviamo all’inizio di questo nuovo tempo liturgico, il tempo ordinario, e la liturgia della Parola ci sta permettendo di approfondire gli inizi del ministero pubblico di Gesù.
A inaugurare questo tempo liturgico, e l’avvio del ministero di Gesù, è il Battesimo nel fiume Giordano: espressione dell’incontenibile tenerezza divina che squarcia i cieli e si manifesta agli uomini (Cfr. Lc 3,15-16.21-22).

Approfondimento del Battesimo di Gesù:
Come parlare al cuore della gente? Le indicazioni di Dio al profeta Isaia
La sua predicazione, tuttavia, avrà inizio quando Erode avrà la pretesa di mettere a tacere la voce dell’ultimo profeta, Giovanni il Battista. Da quel momento Gesù ne accoglierà l’eredità e comincerà il suo ministero itinerante chiamando a sé discepoli con i quali condividere la sua missione.

Gli inizi della predicazione di Gesù:
Come annunciare l’amore di Dio a questo mondo?

La chiamata dei primi apostoli:
Come riconoscere quando Gesù ti cammina accanto?
Oggi la liturgia della Parola, proponendoci la lettura del primo Vangelo che sia stato scritto, quello di Marco, ci permette di meditare sul primo insegnamento di Gesù. L’evangelista sembra non rivelare il contenuto di questa predicazione avvenuta nella città di Cafarnao, ma in realtà lo aveva fatto prima, spiegando come Gesù riproponga il messaggio del Battista come invito alla conversione. Leggiamo infatti qualche versetto prima di questo brano evangelico:
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,14-15).
Lo abbiamo già detto nei nostri precedenti approfondimenti biblici e lo ripetiamo vista la sua importanza: l’invito alla conversione è motivato non a ragione della punizione divina, quindi per paura di incorrere nella sua ira, ma tutt’altro essa diventa un’urgenza imprescindibile dell’uomo a motivo della tenerezza di Dio che si rivela in quel «il regno di Dio è vicino».
Gesù compie una vera e propria rivoluzione interpretativa della morale religiosa dell’epoca, rivelando che Dio prima di essere l’Altissimo Signore degli eserciti, è Padre buono e tenero, è l’Amore. Per questo la santificazione per il cristiano diventa un’esigenza per poter corrispondere, in qualche modo e in maniera comunque imperfetta, al tanto amore di Dio che sperimenta nella sua vita. Dio, infatti, con il suo regno ci è vicino, ci sta accanto, con la sua misericordia ci risolleva e con la sua provvidenza ci sostiene.

GESU’ E GLI SCRIBI: UNA DIFFERENZA EVIDENTE
Se c’è una cosa che gli uditori della predicazione del rabbì di Nazaret colgono da subito: è che si trovano di fronte a un maestro completamente diverso dagli altri, dagli eruditi teologi dell’epoca: gli scribi. In cosa consisteva questa differenza? Nell’autorità. Se da un lato gli scribi era abili oratori, tuttavia la loro dottrina teologica si fermava nell’astrattezza di quei concetti nei quali neanche loro stessi credevano: predicavano, imponevano norme morali, e poi vivevano quello che dicevano.
Per la gente di Cafarnao bastano pochi minuti per capire che l’uomo che hanno dinanzi è completamente diverso da tutti gli altri oratori. L’autorità che viene riconosciuta all’insegnamento di Gesù, fonda le radici in quello che egli vive, non in una dottrina astratta e avulsa dalla sua quotidianità e da quella della gente. Per questa ragione essi ne restano stupiti, cioè affascinati, il cuore si apre alla novità di Dio che vedono realizzarsi nella persona e nelle parole del Nazareno.
DALL’AUTORITÀ DI GESÙ, LA MANIFESTAZIONE DELLO SPIRITO IMPURO
Se nel cuore delle persone l’insegnamento di Gesù ha suscitato stupore, gioia, speranza nuova, non da meno scuote uno spirito impuro che vede finire il tempo del suo regno nella terra degli uomini. L’urlo col quale gli si rivolge, rivela lo stato di frustrazione nel quale si scopre di essere, da qui quella che è una vera professione di fede (fatta evidentemente non con una adesione della volontà e degli affetti):
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Una cosa la comprendiamo da subito: Satana non è ateo, sa bene chi è Dio e chi sia Gesù. Per questo non dobbiamo stupirci che non raramente prenda possesso dell’anima di tanti credenti, come in questo caso. La persona posseduta è un credente, un uomo che abitualmente si recava alla sinagoga.
Questo non può lasciarci indifferenti e deve renderci molto attenti: non sarà il batterci il petto una volta a settimana a salvarci l’anima e a renderci del tutto sicuri della salvezza eterna. Ciò che ci protegge da una ossessione e possessione demoniaca non è l’abitudine di fare qualcosa che facciamo da sempre, ma il come stiamo all’interno della comunità, come ci riempiamo di Cristo, di quali sentimenti riempiamo il nostro cuore.
A Gesù l’espressione di fede di chi non vive veramente unito a lui non interessa, per questo non permette allo spirito impuro di parlare:
E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Quello che accade in questa sinagoga di Cafarnao è qualcosa di davvero molto attuale, dal quale come cristiani dobbiamo guardarci bene. Non sarà la nostra professione di fede a salvarci, ma l’adesione del nostro cuore a Cristo e ai fratelli.
Dopotutto a Satana e ai suoi amici, Gesù non permette di dire nemmeno una parola, non gli viene concesso diritto di replica, perché hanno ferma la loro volontà contro Dio.
Oggi nei nostri ambienti ecclesiali urge una seria presa di posizione, un serio rinnovamento che ci spinga a rivedere le nostre relazioni. Chi ancora oggi è avvezzo al pettegolezzo, alla mormorazione, al giudizio, al pregiudizio, non è adatto per la vita comunitaria e gli altri, a imitazione di Cristo, non devono permettergli di parlare, semplicemente perché altrimenti rivelano di essere dalla sua parte. In un altro passo Gesù lo dirà più chiaramente:
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde (Mt 12,30).
Papa Francesco, dal canto suo, non ha paura di usare termini forti verso quei cristiani (o presunti tali) che criticano il prossimo alle spalle, fomentano pettegolezzi e pregiudizi. Per questo, ben a ragione, li chiama «cristiani omicidi» (Omelia del 13.9.2013). A nostro avviso, non meno colpevoli sono coloro che accolgono il pettegolezzo, prestano orecchio a questi cristiani figli di satana e non di Dio. Abbiamo avuto modo di parlarne in un altro articolo, quando abbiamo scritto un paragrafo dedicato alla “progenie del male”:
Oggi, come ai tempi di Gesù, molti cristiani continuano a vivere di facciata, sepolcri imbiancati: belli e ordinati all’esterno, ma con il putridume dell’odio nel cuore, con la morte dell’orgoglio e di una religiosità piena di compromessi.
La via della felicità
L’atteggiamento dell’ipocrita non è semplicemente quello del mentire, ma dell’essere la menzogna. Per questo l’ipocrita anziché assimilarsi a Cristo, si fa più simile a Satana. È questo infatti quello che Gesù ribadisce nella polemica con scribi e farisei nel Vangelo di Giovanni:
«Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44).

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DALLO STUPORE AL TIMORE
Dopo l’esorcismo dell’uomo posseduto che che aveva l’abitudine di frequentare la sinagoga, l’evangelista annota un ulteriore stato d’animo delle persone che avevano ascoltato la predicazione di Gesù:
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
È una annotazione importante, perché ci rivela che la gente dallo stato di stupore per la bellezza dell’insegnamento di Gesù, passano a quel timore che non è paura, ma rispetto. Qui si attua un vero e proprio processo di conversione tendente al desiderio di non intristire il cuore di Dio col proprio peccato, perché se ne riconosce la portata del suo amore.
Il loro atteggiamento è diametralmente opposto a quello dello spirito impuro il quale, pur avendo riconosciuto l’identità di Cristo, non ha rispetto né di lui, né del Padre, fermo nella sua volontà di oppositore.
Per questo motivo, l’evangelista Marco invita i suoi lettori, e noi oggi, a chiederci da quale parte stiamo. Proponendoci due stili, due modi di essere all’interno di un luogo sacro, ci ricorda quali devono essere i nostri atteggiamenti se vogliamo stare dalla parte di Dio.

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