Come parlare al cuore della gente? Le indicazioni di Dio al profeta Isaia

Battesimo del Signore

Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

Con la celebrazione del Battesimo del Signore, diamo iniziamo a un nuovo periodo dell’anno liturgico: il tempo ordinario. Lasciatici alle spalle il tempo del Natale, dove abbiamo avuto modo di contemplare come esso sia anticipazione della passione e risurrezione di Cristo, la liturgia della Parola in questo tempo ci fa riflettere sul ministero di Gesù, la sua predicazione itinerante, i suoi insegnamenti e miracoli.
Tutto, dunque, ha inizio con il Battesimo nel Giordano che inaugura il momento in cui il Battista decide di farsi di lato per rivelare al mondo chi sia il Messia tanto atteso.

Tutta quella che sarà la predicazione di Gesù viene, in qualche modo, preannunciata nella prima lettura: il Figlio di Dio si rivela al mondo non semplicemente per dire che Dio esiste, questo lo sapevano tutti all’epoca, ma che Dio è Padre e, in quanto tale, freme d’amore per quelle creature che ha reso sue figlie.

Annunci

I LETTURA
Dal libro del profeta Isaia (40,1-5.9-11)

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. – Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

Il profeta Isaia e la dottrina di Gesù
Esiste una forte connessione tra Isaia e Gesù. Quest’ultimo infatti cita continuamente questo profeta nei suoi insegnamenti. Quando, infatti, deve parlare dell’amore di Dio per l’uomo, quasi sempre fa riferimento a questo profeta.
Se l’annuncio di Gesù sarà proteso alla rivelazione della prossimità affettiva di Dio all’uomo (cfr. Mt 4,17; vedi nostro approfondimento nel link qui in basso), non da meno la sua prima predicazione a Nazaret rivela l’avverarsi di un’altra profezia di Isaia che approfondisce ulteriormente la passione misericordiosa di Dio per l’umanità. Leggiamo:

Annunci

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore
.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4,16-21).

Questo articolo ti può interessare:
Come annunciare l’amore di Dio a questo mondo?

Questo articolo ti può interessare:
Cosa c’è bisogno per preparare le vie del Signore?

Se da un lato Isaia preannuncia la venuta di un Messia il quale, come un servo sofferente si addosserà la colpe del popolo per redimerlo, non di meno, dunque, Gesù fa riferimento a lui nella sua predicazione.

Annunci

L’invito alla consolazione
Se Gesù attualizza il messaggio di un profeta vissuto diversi secoli prima di lui, per annunciare quanto il Padre ami il suo popolo, non da meno noi cristiani possiamo rimanerne indifferenti.
La prima esortazione che cogliamo per la nostra vita spirituale, è quella di essere uomini e donne capaci di tenerezza, di entrare in empatia col prossimo, solidarizzare col loro dolore e cercare di portare loro sollievo.
In qualche modo sembra che l’apostolo Paolo faccia sue le parole del profeta e invita i cristiani di Roma a lasciarsi coinvolgere dai fratelli. Leggiamo:

Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio (Is 40,1).

Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri (Rm 12,15-16a)

Questo articolo ti può interessare:
Paolo, apostolo della gioia

Annunci

YHWH ci spiega come relazionarci con gli altri
Perché la consolazione non resti una mera affettività romantica e priva di contenuti, il profeta spiega ulteriormente come deve realizzarsi, e afferma:

Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata

Il primo invito è quello di parlare al cuore. Facciamo attenzione a non farci trarre in inganno: per l’antico israelita il cuore non era il luogo dei sentimenti, ma quello della coscienza, delle decisioni forti della vita. Parlare al cuore, dunque, significa interagire con la coscienza dell’uomo, provocargli una revisione di vita, una conversione: non si tratta certo di dire paroline dolci e vuote, ma di smuovere una persona nella radice della sua stessa essenza, da dove parte tutto il suo modo di vedere il mondo, di intenderlo e da dove realizza le scelte da compiere (le quali non sempre sono secondo verità e giustizia).

Annunci

Se da un lato il profeta invita a dare uno scossone alle coscienze intorpidite dalla vacuità di certi atteggiamenti, e da un’indole scoraggiata e sfiduciata, non da meno il parlare al cuore della gente deve mettere in crisi il nostro modo di relazionarci. Ci sono molti modi di parlare alla gente: chi preferisce parlarle “in testa”, cioè dall’alto, imponendo con alterigia e superbia la propria persona e la propria versione dei fatti, chi lo fa all’orecchio, proprio del pettegolo e del pusillanime, chi parla alle spalle, proprio del vigliacco e dell’assassino. Dio, invece, invita a parlare al cuore, cioè con quella schiettezza, talvolta forse impetuosa, ma che se motivata dalla carità permette all’uomo di ritornare in se stesso, nella verità.

Annunci

Per una testimonianza che sia gridata e non sussurrata
Dopo aver annotato con quale modalità vada proposta la consolazione di Dio, il Signore rivela quale deve essere il tono, il timbro vocale del consolatore. Rileggiamo:

gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati.

È interessante che qui venga dichiarato come il tono della consolazione, potremmo dire anche della nostra testimonianza di fede, non vada sussurrato timidamente all’orecchio dei nostri amici più intimi, ma vada gridato al mondo intero. Dopotutto Gesù lo aveva detto:

Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze (Mt 10,27)

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc 19,39-40)

Questo articolo ti può interessare:
Cosa si aspetta Gesù dai cristiani del III millennio?

Questo articolo ti può interessare:
Profeti ordinari del III millennio

L’invito alla condivisione della nostra fede, oggi più che mai è per noi cristiani un’urgenza impellente, tanto che ne va delle nuove generazioni, del loro bene e di quello di un’intera società che si vede sempre più impoverita di valori inalienabili. L’uomo, così, abbandonato a se stesso, da sfogo al peggio di quanto riesce a concepire nel suo cuore. Di fronte alla tanta e dilagante cronaca nera e al propagarsi di sette e filosofie religiose piuttosto discutibili, al proliferare di stregonerie e satanismo, non solo non possiamo “girare canale”, ma dobbiamo anche sentirci colpevoli di non aver fatto il nostro dovere di profeti e testimoni. Lì dove avremmo dovuto parlare di Cristo, abbiamo preferito metterci un bel selfie con una faccia buffa.

Annunci

L’invito alla testimonianza, alla consolazione, al riempire di senso e di eternità i nostri dialoghi (e le nostre bacheche sui social networks), è così impellente che il profeta lo ripete in diverse circostanze all’interno di questo brano. Tanto che si conclude con queste parole:

Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere

Qui non si tratta di fare proselitismo, ma di gridare al mondo la bellezza di aver incontrato Dio sul nostro cammino, come abbia cambiato la nostra vita, l’abbia resa più piena di senso, aperta alla gioia e all’eternità. Si tratta, in ultima analisi, di gridare al mondo quanto Dio lo ami e che in forza di questa sua passione provvederà a ogni nostra lacuna, carenza, dolore e sofferenza.

Annunci

Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22)

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Imparare a decentrarsi per Dio
Che la gente all’epoca di Gesù si aspettassero l’arrivo imminente del Messia liberatore è chiaro. I vangeli raccolgono questo anelito del popolo che subisce oppressione e angherie da secolo. Guardando l’efficacia del ministero del Giovanni il Battista, il suo invito all’essenziale della vita che si concretizzava nel suo permanere in luoghi deserti, la gente pensava che potesse essere lui l’inviato da Dio tanto atteso. D’altro canto, però, lui da subito fugava ogni dubbio e si identificava non come il Messia, ma come il “preparatore” della sua venuta.

Annunci

Grazie al coraggio di essersi messo da parte, di essersi decentrato lasciando spazio al cristo, quest’ultimo può iniziare il suo ministero messianico e raccogliere attorno a sé una comunità di discepoli che fonderà l’unità della Chiesa. Commentando questo atteggiamento, che è poi anche quello della Vergine Maria che si proclama “serva del Signore” e non sua madre, abbiamo visto come sia proprio il fare spazio all’altro, accogliendolo, che rende la comunità, e quindi la Chiesa, come Gesù l’ha sognata: unita, come un solo corpo.

Annunci

L’urlo d’amore di Dio
Se c’è una cosa che crediamo sia interessante notare all’interno di questo brano evangelico, è come viene ulteriormente narrata la misericordia divina che si realizza nel Figlio di Dio. A lui non basta aver assunto la nostra fragile natura umana e sperimentare malattia e morte. Non gli è nemmeno stato sufficiente morire e risorgere per noi. Infatti Gesù, pur non avendone bisogno, accetta da Giovanni il Battesimo di purificazione, secondo il quale i peccati dell’uomo venivano depositati nell’acqua del Giordano e poi portati via (per la concezione biblica infatti, il peccato veniva inteso come un residuo che restava appiccicato sulla pelle dell’uomo. Da qui le diverse abluzioni).

Annunci

Gesù affonda nelle acque del Giordano che raccolgono i peccati di tutta l’umanità, li assume e li purifica. Ancora oggi il Signore vuole ripetere con noi questo gesto, che ha lasciato in eredità ai suoi apostoli con il Sacramento della Riconciliazione: ulteriore rivelazione della tenerezza divina per noi.
Che lo Spirito Santo scenda, poi, leggiadro e puro come una colomba su di lui e il Padre squarci il cielo per rivelare la sua voce, rivela altresì che ogni azione, ogni gesto di Gesù sia un gesto trinitario, rivelazione della passione che le Tre Persone divine hanno per l’uomo. Per questo non vogliono, in qualche modo, perdersi l’occasione di rivelarsi all’umanità dell’epoca e a tutti noi.

Annunci

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»
Nei vangeli sono tanti i personaggi che parlano, e talvolta anche a sproposito come l’impacciato Pietro, tra chi loda Gesù, chi lo accusa e chi lo accoglie. Tra le parole degli angeli, delle donne, dei muti che ritornano a comunicare, di certo non ci si sarebbe mai aspettati che si potesse persino sentire la voce del Padre che squarcia il cielo dall’inaccessibilità della sua eternità perché in una tenerezza traboccante riveli l’amore per il Figlio.
Tuttavia queste parole hanno anche un altro significato, meno letterale, certamente, ma non meno valido. L’espressione d’amore compiaciuto per il figlio oggi vale per ognuno di noi. Riconoscendo di essere resi degni della morte e risurrezione di Cristo, a motivo dell’amore che la Trinità sperimenta per noi, siamo chiamati a valorizzare la figliolanza divina alla quale siamo stati chiamati con Cristo e a far in modo, con la nostra santità di vita, a essere motivo di gioia e orgoglio per il Padre.

Fame della Parola di Dio?
Cerca altri articoli catalogati nelle sezioni qui in basso

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

6 pensieri riguardo “Come parlare al cuore della gente? Le indicazioni di Dio al profeta Isaia

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: