In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,1-10)
Gesù, e chi ti lascia più?
Ci sono incontri che ti cambiano la vita: persone che ti affascinano a tal punto che tu non vuoi mollare più, per nessuna ragione al mondo. È quello che compresero i dodici apostoli, cui Pietro diede voce quando vedeva Gesù essere abbandonato dai discepoli a motivo dell’importanza del suo insegnamento. Leggiamo:
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,59-69).
La stessa lezione comprese il cieco sulla via di Gerico: guarito dal suo male, non intese farsi una vita come sognava, ma seguire il rabbì di Nazareth:
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio (Lc 18,40-43).
Cos’hanno in comune gli apostoli e quest’uomo ai margini della società? Nulla se non il fatto di riconoscersi peccatori e necessitanti di una seconda opportunità che riconoscono realizzarsi nella figura del Maestro di Nazareth, il figlio di Davide.
È quello che accade con il protagonista del brano evangelico odierno: un uomo ricco, di mezza età, un grande e pubblico peccatore, ma in cerca di quella seconda opportunità che nessuno mai gli ha dato.
Il problema dei pubblicani
Il brano ci ha rivelato che la condizione di peccato di Zaccheo proviene dalla sua professione: egli non solo è pubblicano, ma ne è il capo. Perché questa gente erano considerati peccatori? In realtà erano considerati ben peggio di questo. Per gli uomini di Israele, erano ritenuti dei veri e propri traditori della patria, e in virtù di questo scomunicati dagli ambiti religiosi. Il loro mestiere era quello di riscossori delle tasse, il problema è che essendo Israele territorio romano, e l’impero opprimeva il popolo tanti soprusi e umiliazioni, con la violenza (basti pensare alla crocifissione: strumento di tortura e morte, usata come deterrente per contenere i crimini, che fu inventata proprio dai romani). Ma non solo. Il potere oppressore romano si realizzava anche nell’alta tassazione ai cittadini e nell’introduzione dei simboli pagani all’interno dei luoghi sacri, come sulle monete in circolazione, dove l’imperatore era raffigurato come una divinità: un’alta e insopportabile blasfemia per gli israeliti.
Perché l’impero potesse entrare capillarmente all’interno di una società sotto il suo dominio, aveva bisogno di collaboratori autoctoni al suo soldo. È il caso dei pubblicani appunto: israeliti venduti al potere oppressore. E non è tutto. Poiché i pubblicani non ricevevano uno stipendio dall’impero, per tirare a campare, era concesso loro di aumentare le quote delle tasse di una percentuale a loro piacimento, così da poter accumulare quanto era sufficiente per vivere. Il problema è che molti di questi pubblicani, avversi dai loro concittadini per ovvi motivi, ne approfittavano, arricchendosi a loro spese.
L’atteggiamento di Zaccheo
All’interno di questa frangia di persone, si situa il protagonista del brano evangelico odierno: Zaccheo. Egli, tiene a precisare Luca, non solo è pubblicano, ma ne è il capo in quella città. Ci troviamo di fronte, dunque, a un personaggio di spicco in quella società, un uomo che, nonostante la sua piccola statura (indice anche di quella morale?), non passa inosservato
All’interno di questa frangia di persone, si situa il protagonista del brano evangelico odierno: Zaccheo. Egli, tiene a precisare Luca, non solo è pubblicano, ma ne è il capo in quella città. Ci troviamo di fronte, dunque, a un personaggio di spicco in quella società, un uomo che, nonostante la sua piccola statura (indice anche di quella morale?), non passa inosservato.
Eppure, nonostante abbia una reputazione da mantenere, non teme di comportarsi in maniera quasi ridicola per la sua età, la sua stazza e la sua levature economico-sociale. Corre davanti a tutti e si inerpica su di un albero, pur di vedere Gesù. Cosa lo muove? Solo semplice curiosità? A nostro parere sarebbe una motivazione insufficiente per mettere in atto questi atteggiamenti così compromettenti.
A chi il primo sguardo?
Nonostante tutta a serie delle sue azioni, il desiderio che gli arde nel cuore per vedere, il Maestro, è in realtà Gesù a guardarlo per primo. Rileggiamo:
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»
Se Zaccheo cercava Gesù, lui lo faceva ancor prima di lui. È il rabbì di Nazareth, che lo scorge per primo, che prima di lui lo guarda. Gesù conosce Zaccheo prima che questi conosca lui: lo conosce per nome.
Ci troviamo di fronte a qualcosa di sconvolgente e che dobbiamo comprendere bene perché è valido per ognuno di noi. Quando tu cerchi Dio, scoprirai che lui era sulle tue tracce molto prima che tu delle sue. Se la vita del cristiano non è una scoperta dell’amore di Dio che ci precede e ci inserisce in un dinamismo affettivo verticale (verso lui) e orizzontale (verso l’altro, quale incarnazione dell’amore rivolto a Dio), allora il nostro non è un cammino cristiano: è la staticità inutile di una vita atea camuffata di religiosità.
L’aver scoperto questa verità sconvolse a tal punto la vita di uno dei più grandi mistici della cristianità, il carmelitano San Giovanni della Croce, che iniziò con queste parole la sua famosa opera “Cantico spirituale”:
Dove ti nascondesti,
Giovanni della Croce, Cantico spirituale, strofa 1
Amato, e mi lasciaste gemente?
Come il cervo fuggisti,
avendomi ferito;
uscii dietro di te gridando, e te n’eri andato.
Cosa scoprono gli uomini che fanno esperienza della grandezza dell’amor divino che ci precede e ci raggiunge al di là dei nostri meriti? Comprendono che la loro vita non ha più senso senza Dio, vogliono acciuffarlo, tenerlo per sé. Per questa ragione, per quanto sarà imperfetta la loro unione cn Dio in questa vita, scoprono che per poterne godere nel migliore dei modi devono rivolgersi ai loro simili, in quanto, essendo creati a immagine e somiglianza di quel Dio che gli ha rubato il cuore, ne portano impressa una scintilla eterna. In questa maniera si comportano Giovanni della Croce e Zaccheo, benché ogni paragone possa risultare forzato. Il primo, infatti, impersonando l’anima che si scopre ferita d’amore per Dio, si rivolge agli uomini dicendo:
E tutti coloro che vagano
Giovanni della Croce, Cantico spirituale, strofa 7
di te mi vanno mille grazie riferendo
e tutti di più mi piagano
e mi lasciano morendo,
un non so cosa che rimangono balbettando
Il secondo, cambia completamente vita imparando cosa significa amare il prossimo, per ricambiare l’amore divino che lo ha preceduto, perdonato e scommesso su di lui.
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Zaccheo cambia vita radicalmente: non solo si dimette dalla carica di capo dei pubblicani (atteggiamento simile fu quello di Matteo), ma anche accetta per sé una vita non più di ricchezze, ma di modestia, restituendo il denaro a coloro i quali indebitamente li ha sottratti. Un ulteriore approfondimento su questo tema, è possibile trovarlo nel nostro precedente articolo: “Sei alla ricerca di una seconda opportunità?“.
Gesù entra nella casa dei soli riconciliati
In tutto questo dinamismo: cammino di Gesù – corsa di Zaccheo, primi sguardi, mozioni del cuore, v’è da notare che Gesù benedice il capo dei pubblicani, e con essa la sua casa, cioè la sua famiglia, solo una volta che questi ha deciso di cambiare vita, di riconciliarsi con la sua storia personale, con Dio e con i suoi concittadini. Solo allora, lo ripetiamo, solo allora, Gesù dona il sigillo della sua benedizione:
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»
Cosa significa questo? Beh significa che se desideriamo per noi la benedizione divina, dobbiamo imparare a saperci riconciliare, dobbiamo davvero, davvero, imparare amare il prossimo, chiedergli perdono, riparare al danno che abbiamo loro arrecato. Con questa sua affermazione, Gesù sembra che ci dica: se vuoi essere salvato da Dio, impara a “salvare” il prossimo tuo.

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