In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui (Gv 8,21-30).
CONTESTO
In questi ultimi giorni, la liturgia della Parola ci sta offrendo la possibilità di una meditazione sugli inizi del ministero messianico di Cristo, così come è raccontato nel Vangelo secondo Giovanni.
In particolare a partire dalla scorsa domenica, stiamo facendo una lettura continua dell’ottavo capitolo del quarto evangelista. La centralità tematica è quella della rivelazione del volto misericordioso di Dio Padre e che si realizza nella persona, nella predicazione e nelle opere del Figlio suo incarnato.
Questo risuonava in maniera particolarmente emblematico nella narrazione evangelica di domenica scorsa, quando abbiamo meditato sulla figura dell’adultera portata davanti a Gesù dai farisei (Cfr. Gv 8,1-11; vedi approfondimento al link in basso).
Sul capo di Gesù pende una condanna di morte, fin dagli albori della sua predicazione, quando a Gerusalemme osò guarire un paralitico nel giorno di sabato ed essersi professato figlio di un Dio che è Padre. Ciò, però, non arresta la sua corsa. Non è il timore delle ripercussioni e persecuzioni a fermarlo. L’unico motore che lo spinge alla sua missione è quel santo timore di Dio che è desiderio di compiacerlo in tutto.
All’interno di questo contesto così pesante, si può comprendere il brano evangelico odierno.

Mantenere attivo un blog, comporta delle spese, purtroppo non è gratuito. Sostieni gioiacondivisa.com e la divulgazione della gioia della Parola di Dio. Farlo è semplice: basta una piccola donazione cliccando qui, o sul bottoncino a sinistra. Sii estensione di quella Provvidenza di cui abbiamo bisogno per continuare.
LA SALVEZZA È PRECLUSA AGLI OTTUSI
Il titolo provocatorio di questo paragrafo, emerge dalle prime battute del confronto tra Gesù e i suoi avversari:
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire».
Gesù rivela che ai farisei è impedito l’accesso al regno dei cieli – cui paradossalmente il primo ad accedervi sarà un brigante pentito (Lc 23,39-43) – perché incapaci di una vera apertura mentale e spirituale, incapace di farsi stupire da Dio, di riconoscerlo accanto a loro, incapaci soprattutto di misericordia, perché vivevano di giudizi e pregiudizi.
Le parole di Cristo ai farisei sono particolarmente gravi, e non possono non farci riflettere perché gli atteggiamenti che compiano oggi possono avere un riverbero che riguardi la nostra eternità. Nella misura in cui non saremo credenti dal cuore e dalla mente aperta, cercatori entusiasti della presenza di Dio nella nostra quotidianità (vedi articolo in basso), ci inoltreremo per un terreno tanto pericoloso che non porta altro che morte… e morte eterna.
«DOV’È IL TUO TESORO, LÀ SARÀ ANCHE IL TUO CUORE» (MT 6,21)
Dopo aver decretato il destino degli atteggiamenti dei farisei, Gesù approfondisce ulteriormente il suo pensiero, invitando loro, ma anche noi, ad essere uomini trascesi e trascendenti, cioè con i piedi ben saldi per terra, ma col cuore e la mente ben fissa al cielo.
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Con altre parole Gesù si esprimerà, secondo quanto riportato nel Vangelo secondo Matteo:
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore (Mt 6,19-21)
Per quanto sia vera l’espressione secondo la quale la vita, la società e la cultura contemporanea comporti una serie di scelte, opportunità (e talvolta quasi imposizioni, obblighi) che conducono e si radicano in antitesi al Vangelo, ciò non toglie che come cristiani possiamo conformarci alla mentalità di questo mondo (Cfr. Rm 12,2; vedi approfondimenti ai link in basso).
L’invito di Gesù è quello di vivere su questa terra non come padroni assoluti della nostra esistenza, del nostro destino e dei beni di questo mondo, ma come pellegrini. Uomini e donne in cammino, insieme, come comunità, come popolo, diretti verso un’unica meta.
Questa prospettiva trascendente della vita, in maniera davvero molto paradossale, fu persa di vista dai farisei al tempo di Gesù: uomini di fede che si facevano maestri di vita spirituale e morale, ma che alla fine vivevano da atei e da materialisti, contraddicendo di fatto tutta la loro teologia.
«QUANDO SARÒ INNALZATO DA TERRA, ATTIRERÒ TUTTI A ME» (GV 12,32)
Le parole che Gesù fa seguire al suo discorso, sono una vera e propria autorivelazione circa il mistero della sua persona, della sua divinità e del suo rapporto col Padre:
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite».
La croce di Gesù costituirebbe, almeno per i suoi avversari, il segno del suo grande fallimento, il mettere a tacere una volta per tutti quella voce contrastante che non faceva che svelare l’ipocrisia della classe religiosa e politica della sua epoca. Eppure, paradossalmente, quella fu l’espressione più veritiera della sua identità e costituì lo smacco più grande agli avversari del Nazareno, il punto di svolta della storia dell’umanità e l’inizio di una nuova teologia che fondasse il rapporto uomo-Dio non più sul legalismo ferreo e svuotato di contenuti, ma sulla misericordia e sulla tenerezza di un Dio che è Padre e che non giudica i suoi figli.
Gesù anticipa questa verità nell’ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni (brano che stiamo meditando oggi), ma che ripete a chiare lettere poco più avanti (vedi appunto il titolo di questo paragrafo) e si realizzerà in maniera plastica, evidente e concreta nella conversione del centurione ai piedi della croce. Leggiamo infatti nel quindicesimo capitolo del Vangelo secondo Marco:
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “ Eloì, Eloì, lemà sabactàni?“, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?“. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere , dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,33-39)
Lo abbiamo approfondito nel nostro articolo di qualche giorno fa: se pensiamo di trovare Dio negli effetti speciali, nei segni del cielo, nei prodigiosi miracoli, ci stiamo equivocando:
Quanto spesso dimentichiamo che il modus operandi di Dio, la logica che soggiace alla sua azione e rivelazione, si realizza nell’abbassamento umile e misericordioso verso di noi? Tutto l’operato del Figlio di Dio rivela questo: dal suo rivelarsi al mondo, facendosi carne, bambino, fino alla conclusione della sua vicenda terrena appeso a una croce.
Dio ci cammina accanto e noi con lo sguardo puntato al cielo lo ignoriamo.
Cosa dobbiamo fare? A cosa ci invita il brano evangelico di oggi? A cambiare il modo con il quale vediamo la nostra vita e le nostre relazioni, lì tra le pieghe della nostra quotidianità si nasconde la grandezza di Dio, perché anche noi possiamo fare grande quella nostra vita talvolta sempre uguale o segnata dalle tante prove. (Sapevi che da come guardi il mondo può dipendere la tua salvezza?)
Oggi dunque anche per noi vale l’invito a saper guardare al sommo sacrificio di Cristo, il più alto dono d’amore del Padre che per la nostra salvezza sacrifica quanto ha di più prezioso: il Figlio. Dalla croce di Gesù comprendiamo quanto sia acceso d’amore il cuore di tutta la Trinità per noi. Il suo rendere polo di attrazione uno strumento di tortura sul quale egli si è assiso come un regnante sul trono, ci impone una presa di coscienza sul valore anche delle nostre croci. Esse ci vengono imposte sulle spalle non da un Dio crudele e violento, ma dalla vita stessa, dalle condizioni esistenziali nelle quali ci troviamo a vivere, e molto spesso, da questa nostra natura anche fragile e imperfetta, ma incamminata verso quella perfezione eterna di cui godremo nel Regno dei cieli.
DALLA CROCE… LA FEDE
Riteniamo particolarmente interessante, come si concluda il brano evangelico di oggi:
A queste sue parole, molti credettero in lui
ancora una volta abbiamo la conferma di come la croce diventi una sorta di porta stretta attraverso la quale poter giungere alla salvezza mediante la fede. In effetti è quello che è successo n questo brano. Gesù rivela la sua identità divina, dove quell’ «Io sono» rimanda al nome stesso di YHWH rivelato a Mosè sul monte Sinai (Cfr. Es 3,14).
Non sappiamo se tra i farisei qualcuno abbia aderito alla persona e all’insegnamento di Gesù (lo farà Nicodemo piuttosto sottobanco), però è interessante come la gente abbia considerato degne di fede le parole del Nazareno, quando confrontandosi con i suoi avversari non solo non li ha giudicati (lo farà la lo stessa vita), ma ha rivelato in che maniera lui è strettamente unito a Dio. Parole che, anziché intimorire il cuore dei suoi uditori, li hanno affascinati, al punto che credono a lui, aderiscono al suo insegnamento, lo fanno proprio.
Allo stesso modo anche noi oggi siamo chiamati alla nostra professione di fede, aderendo a tutto l’insegnamento di Cristo e non solo a quello che ci piace e ci fa comodo. L’invito è quello di essere uomini e donne trasfigurati e trascesi, capaci di andare oltre la materialità dell’oggi, per essere proiettati verso il cielo, verso un domani radioso che però dobbiamo cominciare a costruirci già adesso attraverso scelte e azioni che siano davvero conformi al Vangelo.

Mantenere attivo un blog, comporta delle spese, purtroppo non è gratuito. Sostieni gioiacondivisa.com e la divulgazione della gioia della Parola di Dio. Farlo è semplice: basta una piccola donazione cliccando qui, o sul bottoncino a sinistra. Sii estensione di quella Provvidenza di cui abbiamo bisogno per continuare.
Fame della Parola di Dio?
Cerca altri articoli catalogati nelle sezioni qui in basso
Ultimi articoli inseriti.
La risurrezione di Lazzaro e il coinvolgimento concreto del cristiano del III millennio
Commento a Gv 11,1-45
«Vuoi guarire?«». La proposta di Gesù al malato di Gerusalemme e a tutti noi
Commento a Gv 5,1-16
Ultimi articoli inseriti.
Solenni sette suppliche a San Giuseppe
Solennità di San Giuseppe: patrono della Chiesa universale e protettore dell’Ordine Carmelitano
Perché la sofferenza dell’uomo? La risposta di Gesù ai discepoli
Commento a Gv 9,1-41
È cristianamente possibile amare Dio e ignorare il prossimo?
Commento a Mc 12,28-34
Ultimi articoli inseriti.
Siamo sicuri di sapere cosa significhi perdonare?
Commento a Mt 18,21-35
Perché gli abitanti di Nazareth non accolsero la predicazione di Gesù?
Commento a Lc 4,24-30
Gesù, la samaritana e i suoi fallimenti sentimentali.
Rileggere la nostra epoca attraverso questo brano del Vangelo
Ultimi articoli inseriti.
L’attualità della trasfigurazione di Gesù per la vita del cristiano nel tempo di Quaresima
Quando anche noi siamo chiamati a salire sul Tabor
Cosa intendiamo veramente per elemosina?
Catechesi quaresimale
Pregare in quaresima. Opportunità gioiose di un tempo di grazia
Vivere meglio e gioiosamente la quaresima
2 pensieri riguardo “Uomini trascesi e trascendenti. L’esortazione di Gesù ai farisei”