II domenica di Pasqua anno B

Il titolo di questo articolo, in realtà, è una provocazione che ci viene offerta dalla liturgia della Parola, in questa seconda domenica di Pasqua. Come vedremo il brano ci parlerà di una delle apparizioni del Cristo Risorto tra i discepoli e il modo in cui Tommaso vi risponderà. Il brano in questione è Gv 20,19-31, per coglierne appieno la ricchezza lo approfondiremo dividendolo in tre paragrafi.

I. Il Risorto e gli apostoli
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (vv. 19-23).
Nel precedente articolo (Stupefatti per la grande gioia), abbiamo avuto modo di approfondire come il primo dono del Risorto sia proprio la pace e come egli si riveli ai discepoli proprio in quei segni infamanti della sua passione. È però interessante notare due aspetti di questi versetti: il modo in cui il Risorto decide di apparire ai discepoli.
I. a. La condizione per stare con Cristo
Gesù non appare ai discepoli mentre sono da soli, chiusi nella loro individualità. Al contrario, appare sempre mentre sono insieme. Lo vediamo infatti nel brano di questa domenica: per due volte appare mentre i discepoli si trovano in casa a porte chiuse (vv. 19,23; ), e la terza volta mente i discepoli tornano da un’infruttuosa notte di pesca sul lago di Tiberiade (Gv 21,1-14). Il modo di apparire di Gesù ai discepoli, esclusivamente quando sono insieme, deve essere per i cristiani di tutti i tempi, una forte provocazione: la comunione fraterna è condizione per fare esperienza del Risorto. Dio non ci salva come singoli, ma come popolo, ed è all’interno di questo popolo, che è la Chiesa, che siamo chiamati a riconoscerlo e accoglierlo.
I.b. Contro ogni elitarismo
Gesù appare ai discepoli, mentre questi erano chiusi in una casa con le porte ben sprangate. Avevano paura di fare la stessa fine del Maestro. Ma la loro è una chiusura anche del cuore. È l’incapacità di comprendere, e di accogliere, tutto il mistero, la rivelazione e gli insegnamenti di Gesù. È una chiusura al mondo esterno, per stare al sicuro tra quattro mura, con una piccola cerchia di amici, e fuori accada quel che accada. Ma entrando a porte chiuse, Gesù rompe tutte le chiusure: quelle dei discepoli e le nostre. La bellezza della vita, il suo senso, non la si coglie nei piccoli recinti sicuri, tra le élite delle poche persone care. La bellezza della vita la comprendi, la cogli e la vivi, solo se impari a rischiarla, e a rischiarla nell’amore. È la provocazione di Gesù ai discepoli i quali, una volta ricevuta l’effusione dello Spirito Santo, diventeranno intrepidi annunziatori della buona notizia. È la provocazione per tutti noi, soprattutto in questo tempo di pandemia che ci vede costretti a una chiusura forzata. Ma questo lockdown non si tramuti in un lockdown del cuore, dello spirito. Lo comprese bene Teresa di Lisieux, la monaca carmelitana, dalla preghiera così cattolica e apostolica che meritò essere riconosciuta come patrona dei missionari.
II. Il declino di un apostolo
Entriamo, dunque, nel vivo del nostro articolo focalizzandoci adesso su una persona in particolare: Tommaso.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Tutta la storia di questo apostolo, almeno fino a questo punto (cruciale per la sua vita), è segnata dalla sfiducia nei riguardi di Gesù. Nel capitolo 11 di Giovanni l’apostolo si rivela sarcastico con quel Gesù che sprezzante del pericolo che incombe sulla sua vita, vuole ad ogni costo tornare a Betania per far risorgere l’amico Lazzaro.
Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11,1-10.16).
È sempre Tommaso che si rivela scettico quando Gesù rivela agli apostoli che deve passare attraverso la morte, per poter risorgere e, ascendendo, preparare un posto nei cieli anche per loro:
Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,1-5).
La risposta di Tommaso a Gesù non è una semplice richiesta di approfondimento, quanto piuttosto un porsi dubbioso e distante dalle affermazioni del Maestro, tanto più che quel verbo “conoscere”, nel linguaggio biblico, indica una adesione affettiva all’oggetto conosciuto. E Tommaso, non conosce, non aderisce, guarda come spettatore, segue, ma sempre con una certa distanza e riluttanza.
Ecco questo suo cammino di incredulità e scetticismo, non è ancora finito. Mancano due tappe del suo cammino che vengono raggiute questa domenica: a. l’assenza dal gruppo degli apostoli e b. l’incredulità alle loro parole circa la risurrezione. Leggiamo:
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (vv. 24-25).
II.a. Assente dal gruppo dei dodici
Come abbiamo visto, mentre i discepoli erano chiusi in casa per paura di essere perseguitati dai Giudei, Tommaso non era con loro. La sua assenza, però, non deve essere letta come un atto di coraggio che lo differenzia dagli altri. Al contrario, Tommaso è fuori perché sta prendendo le distanze da loro, sta tornando a rifrequentare quegli ambienti che aveva lasciato per seguire Cristo. A motivo di questo allontanamento non solo non sarà spettatore della risurrezione di Cristo, ma gli sarà impedito di godere dell’effusione dello Spirito.
II.b Incredulo alle parole degli apostoli
Quando otto giorni dopo Tommaso si ricongiunge con gli altri apostoli, prende a tal punto le distanze da loro che non crede nemmeno alle loro parole. La sua mancanza di fede in Cristo, diventa sfiducia nei riguardi della comunità. Non solo non crede a loro, ma non crederà nemmeno ai suoi occhi nel caso dovesse vedere il Risorto, perché vorrà mettere le mani nelle sue piaghe. Ecco, ora sì che Tommaso ha toccato il fondo. Ed è da questo fondo, da questa oscura cecità, da questa chiusura totale al Figlio di Dio e alla comunità apostolica, che Cristo risorto, nella sua grande misericordia, lo toglierà via.
III. Dall’incredulità alla più bella professione di fede
Proprio quando Tommaso è riuscito a dare il peggio di sé, Gesù in persona appare, e in qualche modo, prendendolo per mano, lo tira fuori da quel baratro di assurdità nel quale era andato a cacciarsi. Leggiamo:
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (vv 26-31).
Di nuovo Gesù appare, l’ottavo giorno, quello che varrà chiamato “il giorno del Signore”, ovvero la domenica, quindi potremo dire in un contesto liturgico. E appare, nuovamente e necessariamente, quando i discepoli sono ri-uniti, stanno insieme. Non punisce l’incredulità, la mancanza di fede e lo scetticismo di Tommaso, ma gli dà l’opportunità di fare il grande balzo della fede: credere all’incredibile di Dio. Gesù come sempre, mostra le sue ferite (è a partire da esse che l’umanità tutta deve riconoscerlo anche nelle ferite del prossimo sofferente) e a Tommaso non è più necessario mettere le dita nei segni della passione, tanto che fa la più bella professione di fede di tutto il Nuovo Testamento. Nella sua vita terrena, molti uomini hanno fatto la loro professione di fede nel Messia di Nazareth, ma nessuno era arrivato a tanto: Signore e Dio. Lo deve fare, paradossalmente, proprio quell’uomo che non aveva creduto. Da quel momento in poi Tommaso è la versione risorta di se stesso, Gesù lo ha tolto da quel regno tenebroso della sfiducia per rigenerarlo alla vita vera. Ed è interessante, infatti, che da quel momento il Tommaso rinnovato, non si scosterà più dalla comunione degli apostoli, infatti nella terza apparizioni del Risorto lui starà con gli altri discepoli a pescare (Gv 21,1-14). Ed è interessante questo dato, perché Tommaso non era pescatore. Lo erano Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, ma di certo non Tommaso. Il nostro discepolo ha compreso che se vuole stare nella grazia di Dio, vivere sotto la sua luce beatifica già in questa vita, non deve scostarsi dal gruppo apostolico.
Conclusione
Il cammino di Tommaso è quello di ogni uomo che fatica ad aver fede, soprattutto a credere alla risurrezione e alla vita eterna. È il cammino di ogni uomo costantemente tentato dalla sfiducia nei riguardi di un Dio che talvolta sembra troppo lontano, o, comunque, troppo bello per essere vero. È il cammino di ogni uomo che resta scettico che la Chiesa sia davvero una comunità di salvati, corpo mistico di Cristo, sposa del Verbo e luogo privilegiato per fare esperienza del Risorto. Come Tommaso molti uomini preferiscono vivere in un raziocinio pessimista e negativo della vita e del prossimo, focalizzandosi sul marcio che c’è nella società piuttosto che nei semi di risurrezione posti nel mondo come lievito e luce. Dopotutto si dice che fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce. Tu da che parte stai? Gesù ha scelto uomini comuni, poveri e probabilmente con una cultura non eccelsa, come i pescatori. Gesù ci rivela l’assurdo di Dio che ci rivolta come un calzino e ci trae fuori dalla notte tenebrosa delle nostre incredulità, dal baratro mortale dove ci conducono i nostri vizi e i nostri peccati. Lo ha fatto con Tommaso, e poco più avanti lo farà con Paolo. Ma lo fa anche con noi, come lo ha fatto con tantissimi uomini che la storia ha conosciuto. Tommaso, si è fatto trovare: per quanto incredulo, otto giorni dopo stava con gli apostoli, all’interno della comunità. Paolo, per quanto persecutore dei cristiani, si lascia incontrare (ed accecare) dal Risorto, per risorgere con lui alla vita nuova ed essere l’apostolo dei gentili. Ed io? Io cosa aspetto per farmi incontrare da Lui? Davvero penso che posso incontrarlo permanendo nelle mie chiusure? E fallo un passo, riconciliati… dopotutto cos’hai da perdere?
Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai domande, o hai bisogno di spiegazioni o approfondimenti, non esitare a contattarmi, puoi farlo nella sezione commenti più in basso o contattandomi direttamente via email. Metti in circolo la gioia della Parola, condividi sui tuoi profili social questo articolo e usa l'hashtag #condividilagioia.
- Gesù, l’adultera e i tiratori di pietre all’epoca dei social
- La risurrezione di Lazzaro e il coinvolgimento concreto del cristiano del III millennio
- «Vuoi guarire?«». La proposta di Gesù al malato di Gerusalemme e a tutti noi
- Solenni sette suppliche a San Giuseppe
- Perché la sofferenza dell’uomo? La risposta di Gesù ai discepoli
8 pensieri riguardo “Il cammino di Tommaso”