Le bugie hanno sempre le gambe corte

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi (Mt 28,8-15).

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Il titolo provocatorio di questo articolo, ci viene offerto dall’atteggiamento della casta sacerdotale che cerca di mettere a tacere l’evento straordinario della Risurrezione di Cristo, facendo passare, sotto alto compenso, la falsa notizia del corpo trafugato del Cristo ad opera dei suoi discepoli.
Ci troviamo di fronte a una mistificazione maldestra e malriuscita, a cui la storia degli uomini ha dato risposta, facendola crollare sul nascere. Cristo risorge, ma non scompare dalla vita dei discepoli, tutt’altro, conferma la loro fede, mostrandosi loro lungo il cammino della loro vita: dai discepoli di Emmaus (Cfr. Lc 24,13-53; vedi approfondimento al link in basso), agli apostoli chiusi nella loro casa per paura di persecuzioni (Cfr. Gv 20,19-31; Lc 24, 35-48; vedi approfondimenti in basso).

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Stupefatti per la grande gioia

Gli avversari di Gesù si sono sempre rivelati degli abili prestigiatori di parole, manipolatori di coscienze semplici, ipocriti che però non sono riusciti a piegare a Gesù nel suo ministero, e ancor meno da risorto. La loro sconfitta sarà totale, definitiva e irreversibile al momento della Pentecoste, quando i discepoli, profondamente rinnovati interiormente, diverranno intemerati annunciatori del Cristo Risorto e, insieme a lui, cambieranno il corso della storia.
Per quanto anziani e capi dei sacerdoti credevano di aver messo a tacere il Messia di Nazareth, al contrario avevano permesso che la sua missioni diventasse ancora più dirompente. Niente e nessuno può resistere al piano di Dio (vedi approfondimenti ai link in basso).

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Imparare a camminare nella verità, è la grande provocazione che traiamo dal brano evangelico odierno. Il cammino del Risorto rifugge, è diametralmente opposto a quello della menzogna dei suoi avversari, l’ipocrisia non gli è congeniale, non è secondo il suo volere, la sua logica. La mistica carmelitana, Santa Teresa d’Ávila, che potremmo definire come teologa dell’umiltà, collega questa virtù alla verità e nelle seste mansioni del suo capolavoro spirituale, Castello interiore, afferma:

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«Una volta io stavo considerando quale potesse essere la ragione per cui nostro Signore ama tanto la virtù dell’umiltà. Mi venne in mente –senza alcuna riflessione, mi sembra, all’improvviso – che ciò deve essere perché Dio è la somma Verità, e l’umiltà consiste nel procedere nella verità» (Teresa d’Ávila, Castello interiore, VI 10,3).

Gli avversari di Gesù non solo hanno vissuto nella menzogna circa il loro cammino di vita e nell’ipocrisia di non saper applicare la dottrina che predicavano alla loro esistenza, ma non seppero nemmeno accogliere Cristo come Via, Verità e Vita. Questo si mostra oltremodo nel brano evangelico odierno.
Dall’insegnamento di Santa Teresa di Gesù nasce anche per noi l’esigenza di camminare nella verità, perseguire il cammino che illumina la nostra persona e non vivere di maschere.
Di fronte le macchinazione degli uomini, si riverberi nella nostra vita l’affermazione di Gesù alle donne:

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Non temete; andate ad annunciare

Perché se dall’incontro con Cristo non sorge in noi l’impellenza di metterci alla ricerca dei fratelli e di portar loro l’annuncio della risurrezione, tutta la nostra fede diventa una pantomima non tanto diversa da quella di scribi e farisei.

Fame della Parola di Dio?
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Gv 8,1-11

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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