PREMESSA
La maternità è un dono divino che si manifesta in molte forme. Nel corso della storia, le donne hanno svolto ruoli di grande importanza nella vita delle persone e nella narrazione biblica. Nell’Antico Testamento, in particolare, troviamo molte figure materne che ci offrono preziose lezioni sulla maternità fisica e spirituale.
A motivo della tanta ricchezza spirituale, intendiamo inaugurare una serie di approfondimenti biblici sulle figure materne della Sacra Scrittura, iniziando quest’oggi con Eva e Sara: le prime due donne su cui l’autore sacro si sofferma con maggiore attenzione.
I. EVA: LA MADRE DI TUTTA L’UMANITÀ
Nel cuore del racconto biblico dell’origine dell’umanità, troviamo Eva, la madre di tutti noi. La sua storia ha un profondo significato spirituale e offre preziose lezioni sulla maternità, la fede e la relazione con Dio. In questo articolo, esploreremo la vita di Eva e cercheremo di comprendere il suo ruolo e la sua eredità nella storia dell’umanità.
I.a L’importanza dell’unità e della figura paterna
Prese una delle sue costole e richiuse la carne al suo posto. E dalla costola che aveva presa dall’uomo, il Signore Dio formò una donna e la condusse all’uomo. (Gen 2,22).
Eva fu creata da Dio come compagna di Adamo, l’uomo da lui formato. Nel libro della Genesi, leggiamo come Dio abbia preso una costola di Adamo per formarla, mostrando così l’intento divino di creare una relazione speciale tra l’uomo e la donna. Ella fu chiamata a essere la compagna di Adamo, partecipando insieme a lui al compito di custodire e governare la terra. La sua creazione ci insegna l’importanza dell’unità e del partenariato nella maternità e nella vita familiare.
Quando Dio creò Eva, non lo fece semplicemente per soddisfare la solitudine di Adamo, ma per stabilire un rapporto di complementarità e di collaborazione tra l’uomo e la donna. La creazione di Eva come aiuto idoneo per Adamo sottolinea il fatto che la maternità e la vita familiare richiedono un partenariato solido e armonioso tra i genitori.
L’unità nella maternità e nella vita familiare implica che i genitori siano impegnati a lavorare insieme come una squadra, condividendo le responsabilità e le gioie dell’educazione dei figli. L’unità si manifesta attraverso la comunicazione aperta, il supporto reciproco, la condivisione delle decisioni e la collaborazione nella gestione della famiglia. Quando i genitori si uniscono in un partenariato solido, la maternità diventa un’esperienza condivisa, in cui entrambi contribuiscono al benessere dei figli e alla crescita della famiglia nel suo insieme.
L’importanza dell’unità e del partenariato nella maternità e nella vita familiare si riflette anche nel ruolo dei genitori come modelli per i figli. Quando i genitori lavorano insieme in modo armonioso, i bambini imparano il valore dell’unità, della cooperazione e del rispetto reciproco. Vedere i genitori che si supportano a vicenda e si prendono cura dei propri figli in modo congiunto crea un ambiente sicuro e amorevole in cui i bambini possono crescere e svilupparsi in modo sano.
La figura di Eva ci ricorda che la maternità non è un compito solitario, ma richiede un partenariato tra madre e padre. È attraverso l’unità e il partenariato che i genitori possono affrontare le sfide e le responsabilità della maternità in modo più efficace. L’unità e il partenariato consentono ai genitori di unirsi nella presa di decisioni importanti per la famiglia, di supportarsi reciprocamente nel processo educativo dei figli e di creare un ambiente familiare in cui l’amore, la compassione e il rispetto siano al centro.
In definitiva, l’importanza dell’unità e del partenariato nella maternità e nella vita familiare risiede nella creazione di un ambiente armonioso e amorevole in cui i figli possano crescere e svilupparsi. Quando i genitori lavorano insieme come una squadra, condividendo le responsabilità e affrontando le sfide insieme, si crea una base solida per una famiglia sana e felice. La figura di Eva ci ricorda di abbracciare e coltivare l’unità e il partenariato nella nostra esperienza di maternità, perché attraverso di essi possiamo dare ai nostri figli il dono di una famiglia amorevole e di un futuro luminoso.

I.b. Tra peccato e redenzione, infedeltà e lode perenne
Partiamo dalla premessa biblica della caduta di Eva e dalla seguente promessa divina circa la vittoria della donna sul serpente:
Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. (Gen 3,4-5)
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno. (Gen 3,15)
Oltre al sui ruolo come madre dell’umanità, Eva ci insegna anche importanti verità spirituali. La sua esperienza di caduta e redenzione rappresenta il bisogno di ogni persona di essere riconciliata con Dio. La sua storia ci invita ad abbracciare la grazia di Dio e a cercare una relazione intima con Lui, anche se questo, a motivo del peccato che appesantisce la vita, implica fare un cammino lungo e faticoso. Con la certezza della veridicità delle parole dell’apostolo Paolo:
Ma la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. (Rm 5,5)
Lei stessa con grande stupore, dopo la cacciata dall’Eden, sperimenterà la grandezza della misericordia divina, che vedrà incarnata nel suo primogenito, Caino. Al vederlo per la prima volta tra le sue braccia, infatti, esclamerà:
Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: “Ho acquistato un uomo grazie al Signore (Gen 4,1).
Una lode al Dio che si rivela benefico con chi lo ha tradito, che si rinnova allorquando, alla morte di Abele e alla fuggita di Caino, darà alla vita il suo terzogenito: Set. Leggiamo infatti alla conclusione del quarto capitolo del libro della Genesi:
Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. “Perché – disse – Dio mi ha concesso un’altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l’ha ucciso” (Gen 4,25).
I.c. L’eredità spirituale di Eva
Guardando le vicende dei progenitori, e quelle del loro primogenito, possiamo comprendere come, in qualche modo, gli errori dei genitori finiscono per ricadere nei propri figli. Il fratricidio di Caino non sarà, infatti, molto diverso dalla disobbedienza di chi lo aveva generato. Eppure possiamo dedurre che Eva riuscì ad andare oltre i suoi limiti, oltre il suo errore, imparando sulla sua pelle la lezione che non è bene prestare orecchio a chi intende intessere trame contro il Signore e che solo quest’ultimo è veramente degno di fiducia, tanto che si rivela benevolo con chi lo ha tradito.
Per questa ragione possiamo dire che non vi sarà eredità più grande che un genitore possa lasciare ai propri figli, se non la santità della propria vita, vissuta nella fedeltà con se stessi, con gli altri e con Dio.
Come figli di Eva, condividiamo una connessione profonda con lei e con tutta l’umanità. Siamo tutti parte di una grande famiglia che ha avuto origine da questa madre primordiale. L’eredità di Eva ci ricorda la nostra responsabilità di vivere secondo la volontà di Dio, di custodire e proteggere la vita, e di trasmettere la fede alle generazioni future.
La figura di Eva, come madre dell’umanità, ci offre molte lezioni spirituali significative. La sua storia ci ricorda l’importanza della creazione, della caduta, della speranza e della redenzione. Guardando le sue vicende le madri sono chiamate ad abbracciare la grazia di Dio, a cercare una relazione intima con Lui e a trasmettere la fede alle generazioni future. Riconosciamo la nostra connessione con Eva e l’eredità che ci ha lasciato, e cerchiamo di vivere secondo la volontà di Dio, testimoniando il Suo amore e la Sua verità nel mondo.
II. SARA: L’ATTESA DELLA PROMESSA
Nella Bibbia, incontriamo molte figure femminili che hanno svolto un ruolo importante nella storia della fede. Una di queste figure è Sara, la moglie di Abramo. La sua storia di maternità è caratterizzata da una lunga attesa per la promessa di Dio di darle un figlio. In questo articolo, esploreremo la vita di Sara e le lezioni preziose che possiamo imparare dalla sua esperienza di attesa e fede.
II.a. Una maternità frustrata e la promessa di Dio
La storia di Sara inizia con la promessa di Dio ad Abramo che avrebbe fatto di lui una grande nazione e avrebbe dato a lui e a Sara un figlio. Nonostante la loro età avanzata, Dio confermò questa promessa più volte. La promessa di un figlio rappresentava non solo il desiderio di Sara di diventare madre, ma anche la realizzazione del piano di Dio per formare una nazione santa attraverso la discendenza di Abramo.
Dio gli disse: “Io sono Dio onnipotente: cammina alla mia presenza e sii integro. Io stabilirò la mia alleanza fra me e te e ti moltiplicherò molto, molto”. Allora Abramo si prostrò con il viso a terra; Dio gli parlò, dicendo: “Ecco la mia alleanza con te: sarai padre di una moltitudine di popoli”. (Gen 17,1-4)
Nonostante la promessa divina, Sara dovette affrontare una lunga attesa per la nascita del suo figlio. Anni passarono e la speranza sembrava svanire. In un momento di dubbio, Sara decise di prendere in mano la situazione e suggerì ad Abramo di avere un figlio con la sua schiava, Ismaele. Tuttavia, questa decisione portò solo a conflitti e sofferenze. Fu solo attraverso la fede e la pazienza che Sara poté sperimentare l’adempimento della promessa di Dio, a imitazione di suoi marito di cui afferma l’autore sacro:
Egli credette al Signore, il quale glielo accreditò come giustizia. (Gen 15,6)
Nonostante l’età avanzata di Sara e la sua sterilità, Dio mantenne la Sua promessa e le diede un figlio, chiamato Isacco, il cui nome rimanda alla gioia, al sorriso che finalmente appare sul volto di quella donna avanti negli anni e sfiduciata nel poter sentirsi chiamare “mamma”. Leggiamo infatti nel ventunesimo capitolo del libro della Genesi:
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. Abramo circoncise suo figlio Isacco quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli aveva comandato. Abramo aveva cento anni quando gli nacque il figlio Isacco. Allora Sara disse: “Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!”. Poi disse: “Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!” (Gen 21,1-7)
La nascita di Isacco fu un miracolo divino che dimostrò il potere di Dio di superare ogni ostacolo e di realizzare le Sue promesse. Sara sperimentò la gioia e l’adempimento della maternità attraverso la provvidenza di Dio.
II.b. L’eredità di Sara
La storia di Sara ci insegna importanti verità sulla maternità e sulla fede. Sara affrontò le sfide e le delusioni con pazienza e fiducia in Dio, e alla fine fu ricompensata con la gioia della maternità. La sua esperienza ci ricorda che le promesse di Dio possono richiedere tempo e pazienza per essere adempiute, ma che alla fine Egli mantiene sempre le Sue promesse.
Ella è un esempio di fede e perseveranza per tutte le madri che affrontano momenti di attesa e di incertezza. La sua storia ci incoraggia a confidare in Dio anche quando le circostanze sembrano impossibili. Ci insegna che, non importa quanto sia difficile o ritardato, se Dio ha promesso qualcosa, Egli sarà fedele nel compierla nel Suo tempo perfetto.
Inoltre, l’eredità di Sara si estende oltre la sua esperienza personale di maternità. La sua figura è ricordata come madre delle nazioni, poiché attraverso il suo figlio Isacco, si sono sviluppate le dodici tribù di Israele. La discendenza della moglie di Abramo ha avuto un impatto significativo nella storia della redenzione, poiché Gesù stesso è suo discendente diretto.
Sara ci insegna anche l’importanza di sottomettere i nostri desideri e le nostre soluzioni umane alla volontà di Dio. La sua decisione di cercare una soluzione alternativa attraverso Ismaele ha portato a conflitti e sofferenze. È solo quando ci affidiamo completamente a Dio e seguiamo la Sua guida che possiamo sperimentare la pienezza delle Sue benedizioni.
CONCLUSIONE
Dalla maternità di Eva e di Sara, possiamo imparare diverse lezioni preziose che possono ispirare e guidare le madri e le donne di fede di oggi. Ecco alcune di queste lezioni:
a. La fiducia nella provvidenza di Dio
Sia Eva che Sara hanno imparato ad affidarsi alla provvidenza di Dio nonostante le circostanze difficili e apparentemente impossibili. Eva ha affrontato la caduta e le conseguenze del peccato, ma ha continuato a credere nella promessa di Dio riguardo alla futura redenzione attraverso la discendenza. Sara ha affrontato l’attesa prolungata per il figlio promesso, ma ha perseverato nella fede che Dio avrebbe mantenuto la Sua promessa. Queste donne ci insegnano l’importanza di confidare in Dio e di credere che Egli ha un piano più grande e migliore per noi, anche quando le circostanze sembrano controverse.
b. La pazienza e l’attesa
Entrambe le donne hanno affrontato una lunga attesa per l’adempimento delle promesse di Dio. Eva ha dovuto aspettare molti secoli per vedere la promessa della redenzione realizzarsi attraverso Gesù Cristo. Sara, d’altra parte, ha aspettato decenni per la nascita di Isacco. Dalle loro storie, apprendiamo l’importanza della pazienza e della fiducia in Dio durante i periodi di attesa. La maternità può comportare sfide, sacrifici e periodi di incertezza, ma attraverso la pazienza e la fiducia in Dio, possiamo trovare forza e speranza per affrontare le difficoltà e le attese della vita.
c. L’accettazione della propria umanità e dei limiti
Entrambe le donne hanno sperimentato le conseguenze del peccato e i limiti della loro umanità. Eva ha ceduto alla tentazione nel Giardino dell’Eden, portando al peccato originale. Sara ha affrontato la sua sterilità e ha dovuto affrontare le conseguenze delle sue decisioni umane, come il tentativo di avere un figlio attraverso Agar. Dalle loro esperienze, impariamo l’importanza di accettare la nostra umanità e i nostri limiti, riconoscendo che siamo dipendenti dalla grazia e dalla misericordia di Dio. Nella maternità, riconosciamo che tutte le donne, per quando non perfette, hanno bisogno della guida e della forza di Dio per affrontare le sfide e crescere come madri.

Mantenere attivo un blog, comporta delle spese, purtroppo non è gratuito. Sostieni gioiacondivisa.com e la divulgazione della gioia della Parola di Dio. Farlo è semplice: basta una piccola donazione cliccando qui, o sul bottoncino a sinistra. Sii estensione di quella Provvidenza di cui abbiamo bisogno per continuare.
Fame della Parola di Dio?
Cerca altri articoli catalogati nelle sezioni qui in basso
Ultimi articoli inseriti.
Come spiegare la Trinità, l’essere delle tre Persone divine, unite da una sola sostanza?
Commento a Es 34,b-6.8-9 e Gv 3,16-18
Missionari di riconciliazione e gioia insieme allo Spirito Santo
Domenica di Pentecoste
La maternità di Rebecca, Rachele e Lia: Un ritratto di amore, fede e sacrificio
Figure materne nella Bibbia. Part. 2
Ultimi articoli inseriti.
L’ultimo comando di Gesù ai discepoli prima di ascendere al cielo
Commento a Mt 28, 16-20
La condizione per poter godere della grazia dello Spirito Santo.
L’insegnamento di Gesù in Gv 14,15-21s
La bellezza della creazione: esplorare la natura attraverso gli occhi di Dio
Approfondimento biblico e spirituale
Ultimi articoli inseriti.
«Non sia turbato il vostro cuore». Cosa significa veramente?
Commento a Gv 14,1-12
Supplica a San Giuseppe lavoratore
La grandezza del santo falegname di Nazareth
Le sette allegrezze in onore alla Vergine del Carmelo
Preghiera del tempo pasquale
Ultimi articoli inseriti.
Solo chi è puro, è attraente. Catechesi per adolescenti sulla castità prematrimoniale
Solo la purezza è attraente
Atto di offerta all’Amore Misericordioso
Preghiera di S. Teresa di Lisieux
Una opinione su "Maternità sofferte: Eva e Sara"