Non si nasce genitori, ma lo si impara a proprie spese. Quale fu la più grande cantonata di Maria e Giuseppe?

1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

LA FAMIGLIA: RIVELAZIONE DELL’AMORE DIVINO
Da anni la Chiesa ha deciso di non perdersi una celebrazione particolarmente importante: quella della Santa Famiglia. Ha deciso di dedicare a questa solennità un giorno speciale: la prima domenica dopo il Natale.

Annunci

La Chiesa, sollecitata dalla rivelazione biblica veterotestamentaria, dalle parole di Gesù e dal resto della rivelazione biblica neotestamentaria, si è sempre interrogata sul significato della famiglia nella società, nel mondo e all’interno della stessa comunità ecclesiale. Essa stessa finisce per identificarsi nella famiglia in quanto la definisce «Chiesa domestica» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium, n. 11).

Annunci

Papa Francesco approfondisce questo dato alla luce delle Sacre Scritture e afferma l’innestarsi della famiglia all’interno del mistero d’amore della Trinità:

La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua (cfr Gen 4), fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello (cfr Ap 21,2.9). Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27), rappresentano tante situazioni familiari, create dalla libertà di quanti vi abitano.
La coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio […]. Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente. Ci illuminano le parole di san Giovanni Paolo II: «Il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, filiazione e l’essenza della famiglia che è l’amore. Questo amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo». La famiglia non è dunque qualcosa di estraneo alla stessa essenza divina

Papa Francesco, Amoris Laetitia, nn. 8 e 11
Annunci
Annunci

LA FAMIGLIA NELL’INTUIZIONE BIBLICA
La liturgia della Parola di oggi ci permetterà di affacciarci a due modelli di famiglia, due modi di intenderla e viverla. Nella prima lettura, infatti, tratta dal primo libro di Samuele, vedremo che le caratteristiche della famiglia, così com’era intesa dagli uomini dell’epoca, si innestavano su dei valori fondanti che l’autore sacro riconosceva provenire direttamente da Dio. Queste caratteristiche della famiglia che viveva nella grazia di YHWH erano: la pace, l’abbondanza dei beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa.
Perché la famiglia potesse godere di questi “privilegi” divini, i suoi membri dovevano imparare a vivere nell’obbedienza al capo famiglia. Allo stesso tempo, la garanzia dell’autenticità della sua autorità era l’amore gratuito, oblativo e fedele a Dio con la quale viveva la sua vita nel servizio ai membri della sua famiglia. Allo stesso modo i figli obbedendo al padre, in realtà esercitavano un vero e proprio atto di culto nei confronti di Dio, onorandolo nell’obbedienza affettuosa del padre.
.

Annunci

Lo sviluppo della rivelazione divina attraverso personaggi chiave, e il magistero di Gesù, permisero ai cristiani di superare qualitativamente, e teologicamente, quel modello di famiglia, che comunque restava valido nei suoi valori. È San Paolo che, particolarmente, sviluppa una teologia della famiglia. Leggiamo infatti alcuni passaggi centrali in due delle sue lettere, in cui invita a una profonda reciprocità nelle relazioni famigliari, al punto di servire l’altro come amando Dio stesso. Leggiamo:

Annunci

Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore (Ef 6,1-4).

Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. Voi, schiavi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni: non servite solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità. Servite il Signore che è Cristo! Infatti chi commette ingiustizia subirà le conseguenze del torto commesso, e non si fanno favoritismi personali (Col 3,18-25).

Annunci

I LETTURA
Dal primo libro di Samuele (1,20-22.24-28)

Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Annunci

L’esperienza di Anna è quella di una maternità sofferta. La donna è sterile e chiede una grazia a YHWH nel santuario di Silo. Dio ascolterà la sua preghiera e le concederà un figlio che chiamerà Samuele che in ebraico significa appunto “Dio ascolta”.

Annunci

Ci troviamo di fronte alla prima provocazione per noi oggi: riconoscere innanzitutto che la maternità non è un diritto da pretendere a Dio o da estorcere alla natura umana, creandola in laboratorio senza che ci sia un vero e proprio atto d’amore generativo, ma solo l’egoismo di avere qualcosa di proprio.

Annunci

La seconda provocazione è più di tipo spirituale: nessun grido di dolore resta inascoltato da Dio, nessuna lacrima non asciugata dalla sua tenerezza. Talvolta bisogna avere pazienza, o sapersi mettere in ascolto dei suoi suggerimenti.
Samuele porta su di sé un nome non dato per moda, ma indica in qualche modo il cammino della fede della madre e allo stesso tempo la missione stessa del fanciullo. Egli sarà l’ultimo giudice, saggio, di Israele. Colui che avrà il privilegio di ungere re Davide, il grande condottiero di Israele. Perché però diventi il grande uomo che è chiamato ad essere, già da giovanissimo, dovrà imparare egli stesso a mettersi in ascolto… al Dio che ascolta.

Annunci

Anna dona il figlio al servizio di Dio
Colpisce l’atteggiamento di questa donna: aveva così ardentemente pregato Dio per un figlio, e ora lei glielo ridona. Anna, oggi, dona una lezione a tutte le madri: i figli non sono mai proprietà dei genitori. Essi provengono da un dono tenero e generoso di Dio e verso lui devono essere orientati, nella libertà, perché siano davvero persone sane e felici.
Anna non voleva un figlio per semplice egoismo, ma per generare al mondo un uomo forte e santo al servizio di Dio. Leggiamo il voto che fece al Signore:

Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: “Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo” (1Sam 1,9-11).

La vita della madre, attraverso il figlio, divenne tutta una vita di donazione a Dio, nella preghiera, nella lode e nel servizio.

Annunci

DAL VANGELO SECONDO LUCA
Lc 2,41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Annunci

Il Figlio di Dio incarnato si inserisce nel tessuto di una famiglia concreta, socialmente fragile, perché povera, e con tutte le sue difficoltà.
Guardando la Santa Famiglia di Nazareth, oggi, siamo chiamati a riconoscere che la santità non è mai un cammino individuale, ma collettivo, comunitario, in questo caso famigliare. Non è di certo un caso che molti santi siano diventati tali proprio grazie all’aria di fede e comunione che si respirava tra le mura domestiche: pensiamo, giusto per fare un esempio, a S. Teresa di Lisieux e a tutta la famiglia che, dopo di lei, è salita agli onori degli altari.

La santità di vita, diventa per questo, il bagaglio culturale che i figli ereditano dai genitori. Allo stesso tempo il primo compito dei genitori nei riguardi dei figli è proprio la trasmissione della fede, non si può aspettare che lo faccia un catechista. Così, prima ancora dei beni materiali, l’eredità dei genitori i figli, quello che davvero servirà a loro una volta divenuti adulti, è imparare ad amare anche quando non è facile, anche quando ci sono i musi lunghi.

Annunci

I figli potranno essere uomini felici, sani e santi da adulti, se avranno imparato a vivere queste virtù da piccoli. E non è un caso quello che Dio sceglie delle persone speciali per la nascita del Figlio di Dio e del suo precursore il Battista. Se il Padre non si fosse inventato una Vergine Maria, immacolata e aperta alla novità di Dio, e un san Giuseppe casto e disponibile al progetto divino anche quando sembra incomprensibile, sicuramente le cose sarebbero andate diversamente. Il Gesù adulto lo dobbiamo alla sua famiglia, a quello che per 30 anni ha imparato nel silenzio della vita famigliare a Nazareth.

Annunci

«Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme»
La Famiglia di Gesù è santa non perché non prende delle cantonate clamorose, ma perché quando si rende conto che nella sua vita sta cominciando a dare per scontato qualcosa, come la presenza di Gesù con gli altri della carovana, sa tornare indietro, sui propri passi, impara a riprogettarsi. Non stanno lì a litigare colpevolizzandosi a vicenda, ma insieme, mano nella mano, tornano indietro cercando Gesù, riconoscendo che possono trovarlo solo se restano uniti.

Annunci

Questa unione di Maria e Giuseppe è qualcosa di straordinario perché sta risanando il danno compiuto da Adamo ed Eva. Essi quando furono scoperti da Dio per aver commesso il peccato di cogliere dell’albero proibito che fecero? Si diedero la colpa l’un l’altro e il frutto di questo loro atteggiamento divisorio fu proprio la morte di Abele per mano del loro primogenito Caino. Questi, imitando il modo di agire dei genitori, colpevolizzò il fratello per la sua infelicità e frustrazione.

Annunci

Ecco allora che l’unione di Maria e Giuseppe di fronte a questa svista, risana la frattura dei progenitori e diventa per noi occasione di una profonda riflessione: quante volte di fronte ai problemi n famiglia, anziché risolverli, prima ho dato sfogo a tutta la mia rabbia giocando a scarica barile? Cosa ha portato di buono questo atteggiamento?

Annunci

Maria e Giuseppe realizzano profondamente il valore sacramentale del matrimonio, comportandosi non come una somma di due persone, ma come un’unica nuova creatura, proprio come gli sposi che prima delle nozze entrano in chiesa singolarmente e ne escono rinnovati da Sacramento, tenendosi per mano, indice della nuova persona che Dio ha creato.

Annunci

«Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»
Sembrano parole dure quelle di Gesù, e invece non sono altro che espressione di ciò che già la Santa famiglia vive: stare continuamente alla presenza di Dio e farsi suoi collaboratori nel progetto salvifico. Maria e Giuseppe devono comprendere che ognuno ha un modo diverso di rapportarsi con Dio, ognuno una propria vocazione e una propria missione.
Maria e Giuseppe devono comprendere sulla loro pelle che un figlio sfugge sempre dal controllo dei genitori, dal progetto che loro hanno per lui, che bisogna lasciarli andare, fare in modo che trovino la loro strada senza forzarli. Per fortuna, l’hanno compreso, non senza fatica, e così Gesù di Nazareth non è rimasto un anonimo falegname, ma il grande Messia di Israele.

Eppure questa domenica abbiamo da imparare anche dal giovinetto Gesù? Se Maria nomina Giuseppe come padre del Figlio di Dio appena adolescente, egli invece rimanda a un altro Padre. Invita i suoi genitori ad andare oltre, trascendersi. Da adulto maturerà l’esperienza al tempio e Gesù dirà ai suoi discepoli:

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste (Mt 23,8-9).

Di fronte alle parole autorevoli, inattese e spiazzanti di Gesù, Giuseppe e Maria ammutoliscono. Non dicono una parola, comprendono che c’è qualcosa che li supera:

Annunci

Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Eppure il brano evangelico di oggi si conclude con una affermazione sconvolgente: parla di una famiglia che cresce insieme non solo con gli anni, ma anche spiritualmente. Leggiamo:

Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Annunci

Se da un lato Gesù cresce in «sapienza, età e grazia», non da meno lo sono i genitori. Si dice infatti che Maria custodisce nel suo cuore gli eventi e le parole legate al Figlio. Ma cosa significa? Significa che Maria matura le parole del piccolo Gesù nel suo cuore, alla luce della fede, nel dialogo ininterrotto con Dio. Ella fa in modo di rileggere la sua storia personale e la sua quotidianità a partire da una prospettiva teologica.

Annunci

Quello che la Santa Famiglia oggi ci insegna che in famiglia, come in comunità, non è vero che uno vale uno, ma uno vale tutti. Ciò che dice o fa il singolo all’interno delle mura domestiche, o fuori di essa, in comunità, o uscendo dalla chiesa, non è affatto vero che riguarda solo lui. Tutt’altro, questa è una visione atea della vita. Il cammino del fratello non può non interessarmi, non può non coinvolgermi personalmente.
Tanto Maria e Giuseppe a Gerusalemme, come il giovane Gesù che vive trent’anni con loro a Nazareth, lo hanno capito sulla loro pelle, e invitano a fare anche noi lo stesso.

Fame della Parola di Dio?
Cerca altri articoli catalogati nelle sezioni qui in basso

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Ultimi articoli inseriti.

Pubblicità

Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

4 pensieri riguardo “Non si nasce genitori, ma lo si impara a proprie spese. Quale fu la più grande cantonata di Maria e Giuseppe?

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: