Gioia e giustizia: un binomio possibile. Le parole del profeta Isaia

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?

Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani (Is 63,16b-17.19b; 64,2-7)
.

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INTRODUZIONE
Nella prima lettura vediamo la supplica di un profeta nei riguardi del Signore, il quale si mostra adirato nei confronti di un popolo peccatore abbandonato alla mercé della sua stessa malvagità.
L’accorata preghiera di Isaia, è un atto di grande umiltà e solidarietà. Egli in quanto giusto in mezzo a un popolo di peccatori, fa suo il grido di chi geme in balia dei suoi errori. Per questo il suo linguaggio è confidenziale nei confronti di Dio, facendo leva sulla sua caratteristica misericordia e tenerezza paterna.
Con questo articolo cercheremo di approfondire un particolare passaggio della prima lettura di questa prima domenica di Avvento, cui vangelo abbiamo commentato e che è raggiungibile cliccando al link in basso.

Il versetto che analizzeremo è il seguente:

Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.

LA GIOIA NEL LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Il libro del profeta Isaia si apre con un richiamo alla gioia che è intrinsecamente collegata alla speranza in Dio.

Con gioia attingerete acqua alle fonti della salvezza (Is 12,3).

Questa immagine poetica suggerisce che la gioia deriva dalla sorgente stessa della salvezza, che è Dio. La gioia in Isaia non è legata alle circostanze esterne, ma alla presenza vivificante di Dio. Successivamente amplifica questa prospettiva, descrivendo il ritorno dei redenti di Dio:

I riscattati dal Signore torneranno, entreranno in Sion con grida di gioia, con letizia eterna sul capo (Is 35,10).

Qui, la gioia è dipinta come un segno distintivo di coloro che sono stati liberati e hanno intrapreso il cammino verso Sion, la città di Dio. La gioia diventa quindi una risposta dinamica alla salvezza divina. Inoltre presenta un’affermazione toccante:

Esulterò gioiosamente nel Signore, gioirà la mia anima nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto del manto della giustizia (Is 61,10).

Questa immagine dell’anima che esulta nel Signore dopo essere stata vestita della salvezza e della giustizia sottolinea la connessione indissolubile tra la gioia e la grazia redentrice di Dio.

I riscattati del Signore ritorneranno e verranno a Sion con canti di trionfo; sulla loro testa sarà gioia perpetua; gioia e letizia li accompagneranno, fuggiranno dolore e lamento (Is 51,11)

La gioia qui è dipinta come una forza potente che respinge il dolore e il lamento, sottolineando la sua capacità di trasformare le esperienze umane più difficili. In sintesi, la gioia nel libro di Isaia non è un semplice effetto collaterale della fede, ma una componente essenziale della relazione tra il popolo e il suo Dio. È una gioia che supera le sfide della vita e trova il suo fondamento nella presenza redentrice e giustificante di Dio.

IL TEMA DELLA GIUSTIZIA
Isaia emerge come un fervente avvocato della giustizia sociale, denunciando le ingiustizie sistemiche e chiamando il popolo a vivere secondo gli standard divini. Nel suo libro, la giustizia non è semplicemente una nozione astratta, ma un imperativo etico fondamentale che richiede un’azione tangibile.

Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, difendete l’orfano, difendete la causa della vedova (Is 1,17).

Questi comandamenti incarnano l’essenza stessa della giustizia, che si manifesta attraverso l’aiuto agli indifesi, l’assistenza agli oppressi e la difesa dei vulnerabili. Il profeta, quindi, spinge il popolo a non solo riconoscere la giustizia come un concetto teorico, ma a tradurla in azioni concrete in ambito sociale e comunitario. Leggiamo infatti più avanti:

Il digiuno che io gradisco, non è forse questo: spezzare le catene inique, togliere i gioghi di oppressione, liberare gli oppressi, rompere ogni giogo? Non è forse dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri senza tetto, vestire uno che vedi nudo e non disinteressarti della tua carne? (Is 58,6-7).

Qui, la giustizia è intrecciata con l’azione di liberare gli oppressi, mostrando compassione per i bisognosi e rompendo le catene dell’ingiustizia, che è poi la rilettura che Gesù fa del mistero della sua persona e di tutta la sua predicazione (clicca sui link in basso per approfondire).

Difatti, lo stesso profeta, prefigura il Messia atteso dalle genti, con la categoria del servo sofferente che porterà la giustizia alle nazioni:

Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento (Is 42,1-4).

In questo modo, il profeta rivela che la giustizia è un attributo divino che si riversa nel mondo attraverso il Messia stesso, ma con una metodologia che gli è propria, completamente innovativa: attraverso la sua mansuetudine e la tenerezza paterna di Dio.

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LA GIOIA DI CAMMINARE NELLA GIUSTIZIA
Il capitolo trentesimo del libro che abbiamo preso in esame, ci offre un’importante prospettiva sulla connessione tra la gioia e la giustizia per l’uomo biblico:

Perciò il Signore attende per farvi grazia, perciò si alza per compatirvi, perché un Dio giusto è il Signore. Beati quanti sperano in lui! (Is 30,18).

Qui, la giustizia di Dio è vista come la base della Sua grazia, e coloro che confidano in Lui sono chiamati beati. La giustizia divina diventa così un fondamento stabile su cui poggia la gioia del popolo di Dio. Questo concetto viene poi enfatizzato anche più avanti, quando si afferma:

Chi cammina secondo la giustizia e parla rettamente, chi respinge un guadagno fatto con violenza, chi scuote le mani per non accettare una mazzetta, chi tappa le orecchie per non udir progetti di sangue e chi si chiude gli occhi per non vedere il male, costui abiterà in luoghi elevati (Is 33,15-16).

Questo dipinto etico sottolinea che la pratica quotidiana della giustizia è ciò che consente all’uomo biblico di abitare in luoghi elevati, simbolo di benedizione e protezione divina. Tant’è che il profeta, prestando la voce al suo Signore, esorta il popolo con queste parole:

Così dice il Signore: Rispettate il diritto, fate giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, e la mia giustizia per manifestarsi (Is 56,1).

Qui, la giustizia è connessa alla venuta della salvezza divina, suggerendo che la pratica della giustizia è un preparativo per sperimentare la gioia della salvezza.
Il concetto di “giustizia” in Isaia, dunque, è molto ampio e va oltre la mera osservanza di leggi e norme. Essa abbraccia l’idea di vivere in armonia con la volontà divina, dimostrando compassione e cura per gli altri. È un richiamo a vivere in modo etico, influenzando positivamente la società e sperimentando la gioia che deriva da una vita giusta agli occhi di Dio.

LA GIOIA E LA GIUSTIZIA NELLA VITA DEL CRISTIANO
Lungi dal voler fornire una visione completa di un tema tanto vasto e importante come questo, intendiamo attualizzare il brano del profeta Isaia preso in questione, a conclusione del nostro articolo.
La connessione tra la gioia e la giustizia si riflette nel mandato di Gesù di amare il prossimo e di perseguire la giustizia del Regno di Dio. Facciamo riferimento, in modo particolare, al suo discorso sulla montagna narrato dall’evangelista Matteo, in particolare a una delle beatitudini:

Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Mt 5,6).

Questa beatitudine sottolinea il desiderio ardente di giustizia come via per raggiungere la pienezza della vita. Il cristiano è chiamato a perseguire attivamente la giustizia, non solo per il bene personale, ma anche per contribuire al benessere della comunità.

Il cammino del cristiano nel perseguire la giustizia è intrecciato con la speranza e la fiducia in Dio. L’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Romani, esprima in maniera chiara questa connessione:

Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate di speranza per la potenza dello Spirito Santo (Rm 15,13).

In questo versetto, l’apostolo afferma che la gioia e la pace derivano dalla fede nel Dio della speranza, alimentando così l’aspirazione a vivere una vita giusta in armonia con il Suo piano redentivo. Per un migliore approfondimento di questo tema, centrale nella teologia paolina, rimandiamo al nostro precedente articolo (clicca sull’immagine in basso).

Ma non solo. Il cammino del cristiano è anche caratterizzato dalla prospettiva escatologica della giustizia divina. In questo caso, a farci comprendere questo passaggio è l’apostolo Pietro, il quale nel terzo capitolo della sua seconda lettera afferma:

Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia (2Pt 3,13).

Questa speranza nell’avvento di una giustizia completa e eterna, dunque, ispira il cristiano a perseguire la giustizia nell’attuale realtà, guardando al futuro con fiducia e gioia.

CONCLUSIONE
Nel viaggio spirituale delineato dalle parole di Isaia, la gioia e la giustizia si rivelano essere compagni inseparabili nel cammino del cristiano. La conclusione di questo percorso si basa sull’intersezione tra la gioia derivante dalla presenza divina e la pratica attiva della giustizia ispirata dalla volontà di Dio.
La gioia, per il credente, non è una ricerca egoistica del piacere temporale, ma una risposta profonda alla consapevolezza della grazia divina. Come indicato in Isaia 64,4, la gioia si trova nell’esperienza di un Dio che agisce per coloro che sperano in Lui, creando un fondamento sicuro e duraturo per la gioia del cristiano.
Dall’altra parte, la giustizia è il riflesso pratico della fede. Isaia chiama il popolo a “cercare la giustizia” e a “difendere la causa dell’orfano e della vedova” (Isaia 1,17). Questo richiamo all’azione etica non è un mero adempimento di norme, ma un’espressione tangibile dell’amore di Dio nella vita quotidiana.

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Il cristiano, dunque, è chiamato a camminare nella giustizia, seguendo il modello di vita proposto da Isaia. Questo significa non solo osservare i comandamenti divini, ma anche incarnare la giustizia nel mondo, lavorando per la liberazione degli oppressi, per la cura degli indifesi e per l’amore verso il prossimo. La giustizia diventa così un mezzo per partecipare attivamente al piano di Dio per il bene del mondo.
Nel contesto della fede cristiana, la gioia che deriva dalla relazione con Dio si amplifica quando si abbraccia e si pratica la giustizia. La gioia non è isolata dalla realtà del mondo, ma è radicata in un impegno attivo per la trasformazione e la redenzione. In questo modo, la gioia diventa non solo un frutto interiore della fede, ma anche una testimonianza esterna della presenza divina operante attraverso la vita del credente.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)