Santa Maria discepola del Signore

INTRODUZIONE
La domanda esistenziale che soggiace a questo titolo mariano è: in che modo è possibile essere veri discepoli di Cristo?
Durante la sua predicazione itinerante il Maestro di Nazareth, ha dato delle indicazioni chiare, parlando di sequela e conformazione al sua persona anche nel portare la croce (Mt 16,24), perseverando nella fiducia nei suoi riguardi (Lc 21,19; Gv 15,1-17) e nella provvidenza (Lc 10,1-12).

All’interno di questo contesto, si situa il ruolo della Vergine Maria, come colei che è modello di chi accoglie la parola e la incarna nella sua esistenza. Per questo è la prima, e la più pregevole, discepola del Figlio.

IL BRANO EVANGELICO

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,46-50).

I FRATELLI DI GESÙ? IN CHE SENSO?
La prima annotazione curiosa che cogliamo da questo brano, è una presunta maternità di Maria che non si sarebbe fermata al solo Figlio di Dio. Abbiamo letto, infatti:

Ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.

In realtà l’evangelista non sta negando la Verginità di Maria, né che Gesù sia il figlio unigenito di lei. Era proprio della cultura ebraica dell’epoca appellare col titolo di fratelli i parenti più prossimi, come i cugini di primo grado.

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In realtà Gesù non sta rifiutando la visita di coloro dai quali ha ricevuto tanto amore, ma sta offrendo ai suoi uditori la possibilità di aprire i confini del loro cuore, del loro stretto parentato.
Spesso siamo tentati dal credere che per vivere bene abbiamo bisogno di solo un piccolo gruppo di persone amiche, quelle di cui abbiamo potuto comprovare il loro amore incondizionato. Niente di più falso! Il Maestro rivela qui qualcosa, che poi renderà un imperativo dopo la Risurrezione. In particolare dopo l’effusione dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, i discepoli impareranno a lasciare gli angusti spazi delle loro sicurezze per predicare in tutto il mondo, diventando apostoli di fraternità, secondo quanto lo Spirito di Dio, farà loro comprendere.

CONFORMARSI A MARIA
Ma non solo. Gesù fa della sua comunità di discepoli la sua nuova famiglia, senza eliminare l’altra. Crea, e invita anche noi a fare lo stesso, ad estendere il raggio d’azione del nostro cuore, inglobando nei legame di parentela anche quelle persone che non condividono il nostro stesso sangue, la nostra stessa storia, tradizione, cultura, visione della vita. Ha affermato infatti:

Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre.

Con le sue parole, Gesù estende la maternità di Maria a ogni cristiano che voglia prenderla come modello di vita, nell’imitazione devota delle virtù quali l’umiltà, la fiducia, la speranza e la discrezione. Risultano illuminanti le parole di San Tito Brandsma, martire carmelitano presso i campi di concentramento all’epoca della seconda guerra mondiale:

La nostra devozione a Maria deve tendere a far di noi quasi delle altre madri di Dio, in modo che Dio sia concepito anche in noi e generato da noi. Il mistero dell’incarnazione ci ha rivelato che l’uomo vale molto per Dio e che Dio vuole essere intimamente unito all’uomo. La generazione eterna del Figlio dal Padre è la ragione più profonda di questo mistero d’amore.
(T. Brandsma, Bellezza del Carmelo. Appunti storici di mistica carmelitana, Edizioni Carmelitane, Roma 1984, p. 54)

Quando, dunque, due membri di una comunità, pur non essendo uniti da vincoli parenterali, si chiamano col titolo di “fratello” o “sorella” non stanno facendo altro che riconoscendo la dignità del battesimo che ci rende tutti fratelli in Cristo e attuando, altresì, la sua richiesta di Gesù stesso.
L’esortazione di Gesù ha dei risvolti molto attuali all’intero dei cammini della Chiesa e dei gruppi delle comunità. La provocazione è quella di riconoscerci tutti degni di un amore fraterno che vinca la tentazione dell’elitarismo, del precludere le relazioni ai soli membri di quella determinata comunità. Solo nella misura in cui ci sforzeremo a vivere questo tipo di fraternità indicata, e vissuta, da Cristo potremo dirci davvero suoi discepoli e, di conseguenza, suoi veri fratelli.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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