BRIOGRAFIA
Titus Brandsma, nacque a Bolsward in Olanda il 23 febbraio 1881. A 17 anni entrò nell’ordine Carmelitano, nel convento di Boxmeer e nel 1905 fu ordinato sacerdote. L’anno successivo andò a Roma a frequentare gli studi di Filosofia all’Università Gregoriana dove conseguì la laurea in Filosofia nel 1909.
Tornato nei Paesi Bassi, si dedicò all’insegnamento ai giovani frati carmelitani e contemporaneamente ebbe modo di inserirsi nel mondo del giornalismo, collaborando con varie testate olandesi.
Nel 1923 fu fondata l’Università Cattolica di Nimega dove padre Tito venne richiesto come professore. Nel 1932 diventò Rettore Magnifico di quell’Università e nel 1936 fu nominato Assistente Ecclesiastico dei giornalisti cattolici, incarico che tenne fino alla sua morte.
Nel 1940 i Paesi Bassi furono invasi e occupati dalla Germania nazista di Hitler, per cui, sia come insegnante all’Università che come Assistente dei giornalisti cattolici, ebbe modo varie volte di scontrarsi con l’ideologia nazista. Lo fece in maniera chiara e senza tante paure. Tanto che, per la sua strenua difesa della libertà religiosa dei giornali cattolici, i nazisti vollero tappargli la bocca facendolo prigioniero e internandolo nel gennaio del 1942, prima ad Amersfoort, nei Paesi Bassi, e di seguito, vista la sua intransigenza, a Dachau. Qui finì i suoi giorni con una fiala di acido fenico iniettatagli da un’infermiera: era il 26 luglio 1942 ed aveva 61 anni.
È stato dichiarato beato, martire per la fede, il 3 novembre 1985 da papa Giovanni Paolo II e canonizzato da papa Francesco il 15 giugno 2022.
24 Luglio
«Nell’integrità ho camminato»
P.: O Dio vieni a salvarmi
Signore vieni presto in nostro aiuto
P.: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Giuseppe era stato portato in Egitto, e Potifàr, eunuco del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l’avevano condotto laggiù. Il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell’Egiziano, suo padrone. Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che il Signore faceva riuscire per mano sua quanto egli intraprendeva. Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi, quello lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell’Egiziano grazie a Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, sia in casa sia nella campagna. Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non si occupava più di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e attraente di aspetto.
Dopo questi fatti, la moglie del padrone mise gli occhi su Giuseppe e gli disse: “Còricati con me!”. Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: “Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nient’altro, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?”. E benché giorno dopo giorno ella parlasse a Giuseppe in tal senso, egli non accettò di coricarsi insieme per unirsi a lei (Gen 39,1-10).
Dalla lettera di San Tito, alle redazioni delle testate giornalistiche cattoliche
Egregio signore, come assistente ecclesiastico dell’Unione giornalisti cattolici, nominato da sua eccellenza reverendissima l’arcivescovo, credo di essere obbligato a far presente quanto segue. […]
Alla stampa in Olanda, viene ora offerto molto materiale propagandistico con l’obbligo esplicito di inserirlo nei giornali. Finché questo materiale non è stato in contraddizione aperta con i princìpi cattolici, l’ordine veniva eseguito, fino al punto che la popolazione cattolica non prendeva più in mano i suoi quotidiani senza provarne disappunto. Ma, in genere, le direzioni e le redazioni dei giornali venivano scusate perché era nota la pressione cui erano sottoposte. […]
Dobbiamo segnalare che da qualche giorno è stato pubblicato, dalle autorità dirigenti della stampa, un decreto che, se eseguito, porta le direzioni e le redazioni dei giornali cattolici in conflitto con i princìpi cattolici.
Questo decreto, che obbliga i giornali a pubblicare annunci del Movimento Nazionalsocialista Olandese, afferma categoricamente che non è permesso di opporsi per ragioni di principio. Con questo i dirigenti fanno diventare punto di contrasto il principio stesso. Davanti a questo i giornali cattolici non possono più cedere se non vogliono venire in conflitto con l’ordine del loro vescovo, che proibisce di dare appoggio rilevante a quel movimento. […]
Non c’è niente da fare. Con questo siamo giunti al limite. Sono sicuro che i giornali cattolici, dinanzi a questa realtà, sapranno senza esitazioni essere coerenti con la loro fede e sapranno essere uniti, seguendo tutti la stessa linea di condotta. […]
So che queste disposizioni sono dure per quanti da anni guadagnano onestamente il loro pane servendo la stampa cattolica. Essi però, agendo altrimenti, si renderebbero responsabili assieme a coloro che vogliono violentare le coscienze, nonostante le promesse in contrario. Per adesso non credo che le autorità vogliano giungere a questo punto di rottura. Ma se dovessero farlo, avrà Dio l’ultima parola: Egli ricompenserà il suo servo fedele.
Preghiera corale composta da San Tito Brandsma
Quando ti guardo, o Gesù,
comprendo che tu mi ami,
come il più caro degli amici,
e sento di amarti
come il mio bene supremo.
Il tuo amore, lo so,
richiede sofferenza e coraggio;
ma la sofferenza è l’unica
strada alla tua gloria.
Se nuovi dolori
si aggiungono nel mio cuore,
li considero come un dolce dono;
perché mi fanno più simile a te,
perché mi uniscono a te.
Lasciatemi solo, in questo freddo:
non ho più bisogno di nessuno,
la solitudine non mi incute paura,
perché tu sei vicino a me.
Fermati Gesù non mi lasciare!
La tua divina presenza
rende facile e bella ogni cosa.
Preghiamo
O Dio, fonte e origine della vita, che hai trasmesso la forza del tuo Spirito al beato Tito, perché testimoniasse col martirio la libertà della chiesa e la dignità dell’uomo nelle dure prove della persecuzione e negli orrori dei campi di sterminio, concedi anche a noi di non vergognarci del Vangelo e di riconoscere la tua presenza in ogni evento della vita per l’annunzio profetico del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
25 Luglio
«Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi»
P.: O Dio vieni a salvarmi
Signore vieni presto in nostro aiuto
P.: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Un giorno [Giuseppe] entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’era alcuno dei domestici. Ella [la moglie di Potifar] lo afferrò per la veste, dicendo: “Còricati con me!”. Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori. Allora lei, vedendo che egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, chiamò i suoi domestici e disse loro: “Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per divertirsi con noi! Mi si è accostato per coricarsi con me, ma io ho gridato a gran voce. Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito e se ne è andato fuori”.
Ed ella pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. Allora gli disse le stesse cose: “Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per divertirsi con me. Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori”. Il padrone, all’udire le parole che sua moglie gli ripeteva: “Proprio così mi ha fatto il tuo servo!”, si accese d’ira. Il padrone prese Giuseppe e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.
Così egli rimase là in prigione. Ma il Signore fu con Giuseppe, gli accordò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione. Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione, e quanto c’era da fare là dentro lo faceva lui. Il comandante della prigione non si prendeva più cura di nulla di quanto era affidato a Giuseppe, perché il Signore era con lui e il Signore dava successo a tutto quanto egli faceva (Gen 39, 11-23).
Dal diario scritto nel carcere di Scheveningen
È così insolito entrare in carcere a sessant’anni! Questo già lo dicevo scherzosamente al signor Steven, che mi aveva tratto in arresto, mentre si entrava nella prigione di Arnhem. La sua risposta, però, mi incoraggiò: «Allora lei non avrebbe dovuto accettare l’incarico dell’Arcivescovo». Sapevo bene il motivo del mio arresto e risposi con franchezza che lo consideravo un onore e che sentivo di non aver agito male. Ripetei la stessa cosa al signor Hardegen, aggiungendo: «Anzi, era un tentativo sincero per appianare i contrasti».
Mentre da una parte si ammetteva questo, dall’altra si considerava la mia azione come un’azione di resistenza contro le forze di occupazione. E quest’accusa io la respingevo con decisione sottolineando che la mia intenzione era solo quella di comunicare, sia alla stampa che al commissario del Reich, il saldo principio dei cattolici, definito dai vescovi, in merito alla propaganda del Movimento Nazionalsocialista Olandese. […]
Comprendo benissimo che il contegno dei vescovi e della stampa cattolica non sia di loro gradimento e che l’incarico dell’arcivescovo, dato a me e da me eseguito, venga considerato un po’ come un atto di resistenza che parte dai nostri princìpi cattolici e che va contro di essi. Esiste un contrasto di princìpi, ma per difenderli con gioia soffrirò quello che sarà necessario.
Preghiera corale composta da San Tito Brandsma
Quando ti guardo, o Gesù,
comprendo che tu mi ami,
come il più caro degli amici,
e sento di amarti
come il mio bene supremo.
Il tuo amore, lo so,
richiede sofferenza e coraggio;
ma la sofferenza è l’unica
strada alla tua gloria.
Se nuovi dolori
si aggiungono nel mio cuore,
li considero come un dolce dono;
perché mi fanno più simile a te,
perché mi uniscono a te.
Lasciatemi solo, in questo freddo:
non ho più bisogno di nessuno,
la solitudine non mi incute paura,
perché tu sei vicino a me.
Fermati Gesù non mi lasciare!
La tua divina presenza
rende facile e bella ogni cosa.
Preghiamo
O Dio, fonte e origine della vita, che hai trasmesso la forza del tuo Spirito al beato Tito, perché testimoniasse col martirio la libertà della chiesa e la dignità dell’uomo nelle dure prove della persecuzione e negli orrori dei campi di sterminio, concedi anche a noi di non vergognarci del Vangelo e di riconoscere la tua presenza in ogni evento della vita per l’annunzio profetico del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
26 Luglio
«Per i miei fratelli e i miei amici»
P.: O Dio vieni a salvarmi
Signore vieni presto in nostro aiuto
P.: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Allora Giuseppe non poté più trattenersi dinanzi a tutti i circostanti e gridò: “Fate uscire tutti dalla mia presenza!”. Così non restò nessun altro presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere dai suoi fratelli. E proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. Giuseppe disse ai fratelli: “Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?”. Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: “Avvicinatevi a me!”. Si avvicinarono e disse loro: “Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto (Gen 45,1-8)
Dalla lettera al fratello Enrico del 3 giugno 1942
Per il tuo sessantesimo compleanno, che coincide con il lieto giorno del Corpus Domini, ti giungano i miei più cordiali auguri insieme ad una speciale preghiera che nostro Signore ti dia ancora di passare tanti anni bellidi vita sacerdotale, nel tuo santo ordine. Durante la settimana devo accontentarmi della comunione spirituale perché la messa qui si celebra solamente la domenica. È già stata per me una gran bella cosa l’esser potuto andare alla messa durante le tre ultime feste ed il fatto che – i primi due giorni dopo Pentecoste e nella festa della SS. trinità – io abbia potuto fare di nuovo la comunione, dopo esserne stato privo per quattro mesi. Sarò qui ancora per qualche tempo, ma non so per quanto.
Ogni sabato partono di qui una quarantina di persone, trasportate verso l’interno della Germania. Questa settimana non tocca ancora a me. Forse la prossima settimana: una prima, o una dopo, non fa differenza. Attendo tranquillamente. Dovrò stare a lungo nel campo di Dachau, vicino a Monaco. […]
Chi avrebbe mai pensato che io, nella ricorrenza del tuo sessantesimo compleanno, dovessi scriverti da una prigione tedesca? In questi sessanta anni sono successe molte cose. Adesso, in questo tempo triste, si rievoca con piacere e soddisfazione il tempo passato. Ma anche quel bel tempo ritornerà, e spero sia presto. […]
Ho messo tutto nelle mani di S. Giuseppe, che ha portato il piccolo Gesù e la Madonna dall’Egitto a Nazareth. Come Gesù e la Madonna, mi affido alla sua potente protezione. Unisciti anche tu a me nelle preghiere.
Date le circostanze sto abbastanza bene. Vedrai che guizzando ci passerò e dopo mi rifarò del tempo perduto. […]
Ora festeggia bene il tuo sessantesimo compleanno. Inizialo con gioia: ad esso prendo parte anch’io.
Preghiera corale composta da San Tito Brandsma
Quando ti guardo, o Gesù,
comprendo che tu mi ami,
come il più caro degli amici,
e sento di amarti
come il mio bene supremo.
Il tuo amore, lo so,
richiede sofferenza e coraggio;
ma la sofferenza è l’unica
strada alla tua gloria.
Se nuovi dolori
si aggiungono nel mio cuore,
li considero come un dolce dono;
perché mi fanno più simile a te,
perché mi uniscono a te.
Lasciatemi solo, in questo freddo:
non ho più bisogno di nessuno,
la solitudine non mi incute paura,
perché tu sei vicino a me.
Fermati Gesù non mi lasciare!
La tua divina presenza
rende facile e bella ogni cosa.
Preghiamo
O Dio, fonte e origine della vita, che hai trasmesso la forza del tuo Spirito al beato Tito, perché testimoniasse col martirio la libertà della chiesa e la dignità dell’uomo nelle dure prove della persecuzione e negli orrori dei campi di sterminio, concedi anche a noi di non vergognarci del Vangelo e di riconoscere la tua presenza in ogni evento della vita per l’annunzio profetico del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
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