Via Lucis con le meditazioni dei mistici carmelitani

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

P.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 15, 3-7)
Vi rendo noto, fratelli quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.

Preghiamo.
O Padre che, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto la porta della vita eterna, concedi a noi, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

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PRIMA STAZIONE
GESU’ RISORGE DA MORTE

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28, 5-6)
L’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto”.

Da “Cammino di perfezione” di S. Teresa d’Avila, carmelitana
Non vi chiedo ora di concentrare il vostro pensiero su di lui, né di fare molti ragionamenti né profonde e sublimi considerazioni con la vostra mente: vi chiedo solo di guardarlo. E chi può impedirvi di volgere gli occhi della vostra anima, anche solo per un attimo, se non potete di più, a questo Signore? Se potete guardare cose ripugnanti, non potrete guardare la cosa più bella che si possa immaginare? Eppure, figlie mie, il vostro Sposo non distoglie mai gli occhi da voi; ha sopportato da voi mille cattiverie e offese, senza che ciò sia bastato perché lasciasse di guardarvi. Sicché è troppo per voi, tolti gli occhi dalle cose esteriori di quaggiù, rivolgerli qualche volta a lui? Badate che egli, come dice alla sposa, non aspetta altro se non un nostro sguardo. Lo troverete sotto l’aspetto in cui lo avrete desiderato. Stima tanto questo sguardo che, per averlo, non trascurerà nulla.
Se vi sentite disposte alla gioia, contemplatelo risuscitato. E solo immaginare come uscì vittorioso dal sepolcro vi riempirà di allegrezza. In effetti, che splendore, che bellezza, quale maestà, quale trionfo e quale giubilo! Quelli che convengono a chi è uscito con gloria dalla battaglia dove ha conquistato un così gran regno che vuole tutto per voi, insieme con lui. È dunque molto che volgiate una volta gli occhi a colui che vi offre tanto bene?

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

SECONDA STAZIONE
I DISCEPOLI TROVANO IL SEPOLCRO VUOTO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,8-9)
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

Dagli scritti di S. Giovanni della Croce, carmelitano 3S 31,8
Dio opera queste meraviglie [i miracoli] solo quando sono strettamente necessarie alla fede. Proprio per questo e anche perché i suoi discepoli non fossero privati del merito se avessero constatato di persona la sua risurrezione prima di mostrarsi loro fece molte cose perché credessero senza vederlo. Per questo motivo a Maria Maddalena prima fece vedere il sepolcro vuoto, poi fece dare l’annuncio della sua risurrezione dagli angeli – la fede, infatti, viene dall’ascolto, come dice san Paolo (Rm 10,17) – perché credesse in lui prima di vederlo. E anche quando le apparve, si fece vedere sotto le sembianze di un uomo qualsiasi per perfezionarla, con il calore della sua presenza, nella fede che mancava (Gv 20,11-18). Quanto ai discepoli, prima furono informati dalle donne, poi andarono a controllare al sepolcro (Gv 20,1-10). Inoltre ai discepoli di Emmaus infiammò il cuore nella fede prima di farsi riconoscere apertamente da loro (Lc 24,15). A san Tommaso, che voleva toccare personalmente le sue piaghe, disse beati sono coloro che credono in lui senza averlo visto (Gv 20,29).

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

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TERZA STAZIONE
GESU’ SI MANIFESTA ALLA MADDALENA

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,16-17)
Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».

Dalle poesie di S. Teresa di Lisieux, carmelitana CP 13,1-6
Presso al Sepolcro Maria Maddalena cercava Gesù; era in pianto, inginocchiata. Tanto era il suo dolore che nemmeno gli Angeli potevano lenirne la pena; né il vostro dolce splendore, Arcangeli luminosi, bastava a consolarla. Voleva vedere il Signore degli Angeli, recarselo via, lontano, sulle braccia.
Al santo Sepolcro, rimasta l’ultima, Maria era lì, assai prima dell’alba; e venne il suo Dio, velando la propria luce: né lei poteva vincerlo in amore. Mostrandole allora il suo Volto benedetto, subito fiottò dal suo Cuore una parola sola, in un murmure il dolce nome di Maria. E le rese la pace, la felicità.
Un giorno, mio Dio, come la Maddalena, ho voluto vederti, avvicinarmi a te; e tuffando lo sguardo nell’immensa pianura e cercandone il Re e il Signore, gridai, verso l’onda pura, l’azzurro stellato, e il fiore e l’uccello: Se io non vedo Iddio, stupenda natura, tu non sei nient’altro per me che uno sterminato sepolcro.
Io ho bisogno di un cuore ardente di tenerezza, a mio eterno, inalienabile sostegno: cui tutto sia caro di me, che ami anche la mia debolezza, e mai m’abbandoni, né giorno né notte. Non ho potuto trovare creatura capace d’amarmi sempre, e senza mai morire: io ho bisogno di un Dio che assunta la mia natura, mi si faccia fratello e capace del mio soffrire.
E mi hai inteso, mio Sposo che io amo. Per rapire il mio cuore ti sei fatto mortale e, supremo mistero, hai dato il tuo sangue: e ancora per me, vivi sull’altare. Se non posso vedere la luce del tuo volto, né udir quella voce grave di dolcezza, posso, o mio Dio, vivere della Grazia, e riposare sul tuo Sacro Cuore!
Cuor di Gesù, tesoro di tenerezza mia gioia e sola speranza, tu che sapesti benedire e rallegrare la mia gioventù, resta con me fino alla mia ultima sera. Signore, a tre solo ho dato la mia vita, e tu solo conosci tutti i miei desideri. Ed io voglio perdermi, o Cuore di Gesù, nella tua sempre infinità bontà.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

QUARTA STAZIONE
GESU’ IN CAMMINO CON I DISCEPOLI DI EMMAUS

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,25-27)
Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Dagli scritti della Beata Elisabetta della Trinità, carmelitana
O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per fissarmi in Te, immobile e tranquilla, come se la mia anima fosse già nell’eternità. Nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da Te, o mio Immutabile, ma che ogni istante m’immerga sempre più nella profondità del tuo Mistero.
Pacifica la mia anima, rendila tuo cielo, tua dimora prediletta, luogo del tuo riposo. Che non ti ci lasci mai solo, ma che sia là tutta, interamente desta nella mia fede, tutta in adorazione, pienamente abbandonata alla tua azione creatrice.
O mio Cristo amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il tuo Cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morirne. Ma sento la mia impotenza, e ti chiedo di “rivestirmi di te”, d’identificare la mia anima a tutti i movimenti della tua anima, di sommergermi, d’invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della tua vita. Vieni in me Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.
O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi perfettamente docile per imparare tutto da Te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio sempre fissare Te e restare sotto la tua grande luce. O mio Astro amato, affascinami perché non possa più uscire dalla tua irradiazione.
Fuoco consumante, Spirito d’amore, “discendi in me”, affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo e io gli sia una umanità aggiunta nella quale Egli rinnovi il suo Mistero.
E tu, o Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, “coprila della tua ombra”, e non vedere in lei che “Il Diletto nel quale hai posto tutte le tue compiacenze”.
O miei Tre, mio tutto, mia beatitudine, solitudine infinita, immensità in cui mi Perdo, mi abbandono a Voi come una preda. Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra luce l’abisso delle vostre grandezze.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

QUINTA STAZIONE
GESU’ SI MANIFESTA ALLO SPEZZARE DEL PANE

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,30-32)
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.

Da Diario spirituale della Beata Elisabetta della Trinità, carmelitana
L’Eucaristia è il colmo dell’amore divino. Qui Gesù non dà solo i suoi meriti e i suoi dolori, ma tutto se stesso. Solo un Dio poteva concepire una cosa simile, una così intima unione. Dopo la Comunione, Gesù e l’anima non formano più che una cosa sola, si fondono insieme come due pezzi di cera. In questo sacramento Gesù tocca il vertice della Passione. Durante l’agonia nell’orto degli olivi, il sudore di sangue che lascia stremato Gesù, è causato dall’ingratitudine degli uomini verso il suo adorabile sacramento, sublime invenzione del suo amore. Certo, non è la croce, non è la morte che spaventa il cuore di Gesù, ma questa ingratitudine del mondo.
Mio buon Gesù ti renderò amore per amore, sacrificio per sacrificio. Ti sei immolato per me ed a mia volta mi offro a te come vittima. Ti ho consacrato la mia vita! Voglio consolarti. Per questo con la tua grazia, senza la quale nulla posso, sono pronta a tutto. T’amo tanto e bramo tanto, almeno in piccola parte, ricambiarti bene per bene.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

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SESTA STAZIONE
GESU’ SI MOSTRA VIVO AI DISCEPOLI

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!§
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,36-39)
Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”.

Dal Libro della Vita di Santa Teresa d’Avila, carmelitana
Pensando e riflettendo a ciò che il Signore ha sofferto per noi, ci sentiamo muovere a compassione; ed è piacevole questa pena, come anche le lacrime che ne derivano, perché il pensiero della gloria che speriamo, dell’amore che il Signore ci ha portato e della sua risurrezione, ci suscita un godimento che non è del tutto spirituale né del tutto sensitivo, ma un godimento virtuoso, e la pena assai meritoria. Di tal genere sono tutte le cose che suscitano una devozione, al cui acquisto si giunge, in parte, con l’intelletto, benché, se Dio non la concede, non si possa meritarla né conseguirla. Conviene particolarmente a un’anima che egli non abbia portato più su di qui, non cercar di salire da sé – si badi molto a questa raccomandazione – perché non ne trarrebbe altro frutto che danno. In questo stato l’anima può fare molti atti per risolversi a servire bene il Signore e risvegliare il proprio amore per lui; altri ancora può farne per aiutare l’aumento delle virtù, in conformità di ciò che dice un libro intitolato Arte di servire Dio, molto buono e adatto per coloro che si trovano in questo stato, in cui opera l’intelletto. S’immagini di trovarsi dinanzi al Cristo, cerchi d’innamorarsi della sua sacra umanità, tenendola sempre presente, di parlare con lui, chiedergli aiuto nel bisogno, piangendo con lui nel dolore, rallegrarsi con lui nelle gioie, senza dimenticarlo mai a causa di esse e senza andare in cerca di orazioni studiate, ma servendosi di parole che rispondano ai propri desideri e alle proprie necessità. È un metodo eccellente per far profitto, in brevissimo tempo. Chi si adopera a vivere in così preziosa compagnia e ad avvantaggiarsene il più possibile, amando veramente questo nostro Signore, a cui tanto dobbiamo, costui, a mio parere, è già molto progredito.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

SETTIMA STAZIONE
GESU’ DA’ AI DISCEPOLI IL POTERE DI RIMETTERE I PECCATI

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)
Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

Dal Diario della Beata Elisabetta della Trinità, carmelitana
«È scaturita una sorgente dalla casa del Signore» (Gs 3,18). Che vi è di meglio, di più prezioso della Confessione? Gesù l’ha istituita non solo per ottenerci il perdono dei nostri peccati, ma anche e soprattutto per consolare il nostro cuore. Quando il rimorso lacera il mio cuore, da chi devo andare? Da mia madre? Nonostante la sua tenerezza, non ci può far niente. Da un’anima? Forse questa confessione romperebbe il legame della nostra amicizia! Dai rappresentanti della giustizia umana? In questo non hanno potere alcuno. Dal ministro protestante? Mi direbbe di ritirarmi nella mia solitudine, di domandare perdono a Dio e di confessarmi da lui. Posso farlo, ma non mi leverei questo peso dall’anima, il rimorso resterebbe. Il ministro giansenista, questo rappresentante di una religione così austera, mi direbbe: «Per me la perdono, ma vede, questo Gesù attaccato alla croce, non è morto per tutti, ma solo per alcuni. Per parte mia ignoro se lei appartenga o meno al numero di questi». Allora vado dal sacerdote cattolico, m’inginocchio al santo tribunale della Confessione e là trovo il perdono. Là trovo un padre, un amico, un consolatore, un consigliere. Quando mi rialzo, ho udito queste parole: «Ti assolvo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Va’ in pace, non peccare più!»

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

OTTAVA STAZIONE
GESU’ CONFERMA LA FEDE DI TOMMASO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,26-29)
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!” Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

Dalle poesie di Santa Teresa di Lisieux, carmelitana CP 14,26-27.31
Ricordati, Gesù, Verbo di vita, che tu m’amasti fino a morire per me: anch’io voglio amarti alla follia; anch’io, vivere e morire per te. Tu sai, mio Dio, che tutto ciò che desidero è di farti amare, ed essere un giorno martire. Voglio morir d’amore: Signore, ricordati del mio desiderio!
Ricordati che nel giorno della tua vittoria ci dicesti: Beato chi non ha visto il Figliol di Dio raggiante di gloria, e ha creduto lo stesso! T’amo e t’adoro nell’ombra della fede; e per vederti attendo in pace l’aurora. Gesù! Ricordati che il mio desiderio non è di vederti quaggiù.
Ricordati che io son qui sulla terra per consolarti dell’oblio dei peccatori: mio solo Amore, esaudisci questa preghiera; e dammi mille cuori per amarti! Ma non basta, beltà suprema, mio Gesù. Dammi, per amarti, lo stesso tuo Cuore Divino: e ricordati ogni momento, Signore, del mio desiderio ardente.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

NONA STAZIONE
GESU’ SI MOSTRA AI DISCEPOLI AL LAGO DI TIBERIADE

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,6-7.12)
Gesù disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E` il Signore!». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.

Dai Manoscritti autobiografici di Santa Teresa di Lisieux
In quella notte di luce cominciò il terzo periodo della mia vita, il più bello di tutti, il più colmo di grazie del Cielo. In un istante l’opera che non ero riuscita a fare in 10 anni, Gesù la fece accontentandosi della mia buona volontà che mai mi mancò. Come i suoi apostoli potevo dirgli: «Signore, ho pescato tutta la notte senza prendere nulla». Ancora più misericordioso verso di me di quanto lo fu verso i suoi discepoli, Gesù prese egli stesso la rete, la gettò e la tirò su piena di pesci.  Fece di me un pescatore d’anime; sentii un grande desiderio di lavorare alla conversione dei peccatori, desiderio che non avevo mai sentito così vivamente. In una parola, sentii la carità entrarmi nel cuore, il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora fui felice! Una domenica, guardando una fotografia di Nostro Signore in croce, fui colpita dal sangue che cadeva da una delle sue mani Divine: provai un grande dolore pensando che quel sangue cadeva a terra senza che nessuno di desse premura di raccoglierlo, e decisi di tenermi in spirito ai piedi della Croce per ricevere la rugiada Divina che ne sgorgava, comprendendo che avrei dovuto, in seguito, spargerla sulle anime. Anche il grido di Gesù sulla croce mi riecheggiava continuamente nel cuore: «Ho sete!». Queste parole accendevano in me un ardore sconosciuto e vivissimo. Volevo dar da bere al mio Amato e io stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

DECIMA STAZIONE
GESU’ CONFERISCE IL PRIMATO A PIETRO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-17)
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle».

Da Ultimo Biglietto della Beata Elisabetta della Trinità, carmelitana
Madre mia diletta, quando leggerà queste righe, la sua piccola Lode di gloria non canterà più sulla terra, ma abiterà nell’immenso focolare dell’amore. Potrà perciò crederla ed ascoltarla come fosse «il portavoce» del buon Dio. Madre diletta avrei voluto dirle tutto ciò che è stata per me, ma l’ora è così grave, così solenne, che non voglio indugiarmi a dire cose che mi sembrerebbe di diminuire volendole esprimere a parole. Ciò che desidera fare la sua figlia è di manifestarle ciò che sente, o, per dir meglio, ciò che Dio le fa comprendere nelle ore di raccoglimento profondo, di unificante contatto con lui.
Madre, è «straordinariamente amata», amata di quell’amore di preferenza che il Maestro sulla terra ebbe solo qualche anima elevandola tanto in alto. Non le dice, come a Pietro: «Mi ami più di costoro?». Ascolti, Madre, quello che le dice: «Lasciati amare più di costoro!», cioè, senza temere che alcun ostacolo ti sia di ostacolo, perché sono libero di riversare il mio amore su chi voglio. «Lasciati amare più di costoro», è la tua vocazione e solo restando ad essa fedele, mi renderai felice, perché magnificherai la potenza del mio amore, che saprà sempre riparare quello che avrai guastato. «Lasciati amare più di costoro!»

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

UNDICESIMA STAZIONE
GESU’ AFFIDA AI DISCEPOLI LA MISSIONE UNIVERSALE

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)
Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Dai Manoscritti autobiografici di santa Teresa di Lisieux MA 251
Sento in me la vocazione di sacerdote: con quanto amore, o Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discendessi dal Cielo! Con quanto amore ti darei alle anime! Ma, ahimè, pur desiderando di essere Sacerdote, ammiro ed invidio l’umiltà di San Francesco d’Assisi e mi sento la vocazione di imitarlo rifiutando la sublime dignità del Sacerdozio. O Gesù, mio amore, mia vita! Come conciliare questi contrasti? Come realizzare i desideri della mia povera piccola anima? Ah, nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i Profeti, i Dottori! Ho la vocazione d’essere Apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa! Ma, o mio Amato, una sola missione non mi basterebbe: vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo e fino nelle isole più lontane. Vorrei essere missionaria non solo per qualche anno, ma vorrei esserlo stata dalla creazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli. Ma vorrei soprattutto, o mio Amato Salvatore, vorrei versare il sangue per te fino all’ultima goccia!

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

DODICESIMA STAZIONE
GESU’ SALE AL CIELO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dagli Atti degli apostoli (At 1,9-11)
Gesù fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Dalle lettere di Santa Teresa di Lisieux L 127
Riconosco che Gesù è veramente buono a permettere che le mie povere letterine ti facciano un po’ di bene, ma ti assicuro che non mi voglio ingannare pensando che io c’entri in qualche modo…«Se non è il Signore stesso a costruire la casa, invano si affaticano quelli che la costruiscono» (Sal 126,1). Tutti i discorsi più belli dei più grandi santi sarebbero incapaci a far scaturire un solo atto d’amore da un cuore che Gesù non avesse in suo possesso. È lui soltanto che sa servirsi della sua lira e nessun altro può far vibrare le sue corde armoniose. Ma Gesù si serve di tutti i mezzi, le creature sono tutte al suo servizio ed egli ama utilizzarle durante la notte della vita allo scopo di nascondere la sua presenza adorabile; tuttavia non si nasconde a tal punto da non farsi intravedere. In realtà sento bene che, spesso, mi dà delle luci non per me ma per la colombina esiliata, la sua sposa prediletta. Tutto questo è proprio vero, se n’ha l’esempio nella natura stessa.
Prendi una bella pesca matura, tutta colorita e così dolce che neppure il più bravo confettiere del mondo saprebbe immaginare un sapore tanto squisito. Dimmi un po’, Celina mia, è forse per la pesca che il buon Dio ha creato quel suo delicato colore rosa, tutto vellutato e tanto delizioso a vedersi e a toccarsi? Ti pare che abbia preparata per le la sua polpa zuccherina? Ma no, è per noi, non per lei. Ciò che le appartiene, che costituisce l’essenza della sua vita, è il nocciolo; possiamo portarle via tutta la sua bellezza senza strapparle il suo essere.
Allo stesso modo Gesù si compiace di prodigare i suoi doni ad alcune delle sue creature, ma molto spesso è per attirare a sé altri cuori e poi, quando il suo scopo è raggiunto, fa sparire questi doni esteriori e spoglia completamente le anime che gli sono più care. Vedendosi ridotte a tanta miseria, queste povere piccole anime si spaventano, hanno l’impressione di non essere buone a nulla perché ricevono tutto dagli altri e non sono in grado di dare nulla. Ma non è così, il nocciolo del loro essere lavora in segreto, Gesù forma in loro il germe destinato a svilupparsi lassù, nei giardini del cielo. Egli preferisce mostrare loro il loro nulla e la sua potenza. Si serve, per arrivare a loro, degli strumenti più meschini affinché si persuadano che è lui solo ad operare. Si affretta a perfezionare l’opera sua per il giorno nel quale, svanite ormai le ombre. Non si servirà più d’intermediari, ma di un eterno faccia a faccia!

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

TREDICESIMA STAZIONE
CON MARIA IN ATTESA DELLO SPIRITO SANTO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dagli Atti degli apostoli (At 1,12-14)
Allora gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Dalle poesie di Santa Teresa di Lisieux 
Vorrei cantare, Madre, perché t’amo; e perché il dolce tuo nome mi fa trasalire il cuore. E perché il pensiero ella tua suprema grandezza non saprebbe ispirarmi spavento nell’anima. Se ti contemplassi nella sublime tua gloria che di tanto sorpassa la luce degli eletti, eh non potrei credere che sono la tua bambina, Maria, e davanti a te abbasserei gli occhi.
Perché una creatura possa darsi tutta alla mamma bisogna che questa pianga con lei, divida i suoi dolori. Regina del mio cuore, quanto piangesti quaggiù per attirarmi a te! Ben meditando la tua vita sul Vangelo, io oso guardarti e avvicinarmi a te: non m’è difficile credermi tua creatura, perché ti vedo mortale e sofferente come me.
Io t’amo, chiamandoti fanticella del Dio che rapisci con la tua umiltà. Questa grande virtù ti rende onnipotente, e invoglia del tuo cuore la santissima Trinità. È allora che, coprendoti con la sua ombra lo Spirito d’more, il Figlio eguale al Padre s’è incarnato in te. E tanti saranno i suoi fratelli peccatori, tanti che Egli dovrà esser chiamato: Gesù il tuo primogenito.
La casa di san Giovanni diventa il tuo asilo, il figlio di Zebedeo rimpiazza Gesù; son le ultime vicende che leggo sul Vangelo, che poi non parla più della Vergine Maria… Ma il suo profondo silenzio, dilettissima Madre, non forse rivela che l’Eterno Verbo vuol lui stesso cantare i segreti della tua vita per allietarne i tuoi figli, gli eletti del cielo

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

QUATTORDICESIMA STAZIONE
GESU’ MANDA AI SUOI DISCEPOLI LO SPIRITO SANTO

P.: Il Signore è veramente risorto. Alleluia!
Sì, ne siamo certi, è risorto. Alleluia!

Dagli Atti degli apostoli (At 2,1-4)
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

Dai manoscritti autobiografici di Santa Teresa di Lisieux
Madre amata, scrivevo ieri che, poiché i beni di quaggiù non sono miei, non mi dovrebbe essere difficile non richiederli mai se qualche volta me li prendono. I beni del Cielo non mi appartengono di più: mi sono prestati dal buon Dio che può togliermeli senza che io abbia il diritto di lamentarmi. Tuttavia i beni che vengono direttamente dal buon Dio, gli slanci dell’intelligenza e del cuore, i pensieri profondi, tutto ciò forma una ricchezza alla quale ci attacchiamo come ad un bene personale che nessuno ha il diritto di toccare… Per esempio, se in licenza confidiamo ad una sorella qualche luce ricevuta durante l’orazione e, se poco dopo, quella sorella parlando con un’altra le dice, come se l’avesse pensato lei stessa, la cosa che le è stata confidata, sembra che si appropri di ciò che non è suo. Oppure in ricreazione diciamo a bassa voce alla compagna un parola piena di spirito e detta a proposito; se quella la ripete a voce alta senza far conoscere la fonte da cui proviene, anche questo sembra un furto alla proprietaria, la quale non reclama, ma avrebbe molta voglia di farlo e prenderà la prima occasione per far sapere subdolamente che ci si impadronisce dei suoi pensieri.
Madre, non riuscirei a spiegarle così bene questi tristi sentimenti della natura, se non li avessi provati nel mio cuore; e mi piacerebbe cullarmi nella dolce illusione che hanno visitato solo il mio, se lei non mi avesse ordinato di ascoltare le tentazioni delle sue care piccole novizie. Ho imparato molto nel compiere la missione che mi ha affidata, soprattutto mi sono trovata costretta a praticare ciò che insegnavo alle altre. Così adesso lo posso dire: Gesù mi ha fatto la grazia di non essere attaccata ai beni dello spirito e del cuore più che a quelli della terra. Se mi capita di pensare o di dire una cosa che piace alle sorelle, trovo del tutto naturale che esse se ne impadroniscano come di un bene loro. Quel pensiero appartiene allo Spirito Santo e non a me, poiché San Paolo dice che senza questo Spirito d’Amore non possiamo nemmeno dire «Padre» al nostro Padre che è nei Cieli. Quindi è ben libero di servirsi di me per dare un buon pensiero ad un’anima; se credessi che quel pensiero mi appartiene, sarei come «l’asino che portava le reliquie», il quale credeva che gli omaggi resi ai Santi fossero rivolti a lui.

P.: I discepoli videro il Signore, alleluia!
E furono pieni di gioia, alleluia!

Cantiamo insieme:
E’ risorto! Esulta il cuore.
E’ risorto! Più non muore,
Vergine, il tuo Figlio!

CONCLUSIONE

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,30-31)
Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Preghiamo.
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria vergine concedi a noi di godere la luce della vita senza fine. Amen.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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