Discepole, messaggere e missionarie. Le donne al seguito del Messia

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni (Lc 8,1-3).

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CONTESTO
Anche quest’oggi, come ieri, il brano evangelico offertoci dalla liturgia della Parola ci risulta particolarmente stringato, sintetico, benché provenienti dalla penna di due diversi evangelisti.
Si tratta pochissimi versetti che, tra l’altro, non riportano un discorso di Gesù, né un suo insegnamento, una parabola e men che meno miracoli di guarigione o liberazione. Eppure, proprio come gli stringati versetti del brano evangelico di ieri, vedi link in basso, contiene delle indicazioni valide tanto per scoprire l’intima sensibilità del Nazareno, come per la nostra crescita spirituale e cristiana.

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LA COMPAGNIA DEL CRISTO
Se il primo versetto del vangelo contestualizza la narrazione all’interno della prima fase della predicazione di Gesù (quella che si situa geograficamente nelle regioni a nord di Israele), raccontando appunto la sua itineranza infaticabile, in quelli che seguono delinea che a seguire Gesù più da vicino, e quindi a far parte del gruppo dei discepoli, non ci sono solo i Dodici, gli apostoli, ma anche un certo gruppo di donne. Rileggiamo:

C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità.

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Le donne, quindi, come il gruppo di coloro che vengono scelti direttamente da Gesù, si uniscono alla sua grande schiera di amici e simpatizzanti che verranno poi inviati in coppia per evangelizzare nelle città e nei villaggi limitrofi. È quello che accade nel decimo capitolo dello stesso evangelista Luca:

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Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città (Lc 10,1-12)

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LE DISCEPOLE
La presenza delle donne al seguito del Nazareno non deve essere assolutamente data per scontata, tutt’altro. Ad esse, infatti, in quell’epoca, non era concessa istruzione e anche la loro volontà e dignità personale era limitata, basti pensare alla polemica innescata dai farisei sulla liceità del ripudio incondizionato da parte del marito (Cfr. Mt 19,3,12; vedi link in basso).

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Gesù sfida, quindi, le convenzioni sociali e culturali dell’epoca – lì dove nessun rabbì d’Israele accoglieva donne tra i suoi discepoli – e indirizza la sua attenzione lì dove tutti avevano voltato lo sguardo associandosi alla logica del Padre che aveva scelto una donna, la giovane Maria, per dare la svolta decisiva alla redenzione dell’umanità.

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Chi sono queste donne? Gente comune, non di certo la parte migliore della società dell’epoca. Troviamo infatti Maria Maddalena – spesso confusa con l’adultera portata al cospetto di Cristo (Cfr. Gv 8,1-11; vedi link in basso), una donna che ha sperimentato lo potenza liberatrice della grazia di Dio –, troviamo Giovanna il cui marito è al soldo di un re incapace e violento, che ama solo i lussi e i banchetti ma non il suo popolo (Cfr. Mc 6,14-29; vedi link in basso), e troviamo anche una numerosa schiera di donne senza nome, ma riconosciute per il loro impegno a favore del Vangelo.

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PERIFERIE ESISTENZIALI
Ancora una volta Gesù rivela una sorta di predilezione per i reietti della società, gli emarginati, coloro che non contavano per operare la sua rivoluzione salvifica. È questa anche la brillante intuizione di Papa Francesco nell’Udienza Generale del 17 novembre 2021:

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«Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali» (Papa Francesco, Udienza Generale, 17.11.21).

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Questa sensibilità di Cristo, propostaci oggi dalla liturgia della Parola, non può che provocarci all’imitazione: essere uomini e donne capaci di spingerci a quelle periferie di abbandono esistenziale, di solitudine, povertà umana, spirituale e culturale per recuperare tanti nostri fratelli e lì scoprire che ad attenderci non c’è che Dio.

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Nella nostra era iperconnessa e “turbocapitalista” (volendo usare la terminologia del filosofo contemporaneo Diego Fusaro), la vita dell’uomo è frastagliata da una miriade di periferie in cui ci si crede di essere inseriti nella globalizzazione della comunicazione, ma in realtà si vive da emarginati, isolati dietro un monitor di pc o di smartphone, preclusi a relazioni vere e avendo elevato il proprio ego a nuova divinità davanti alla quale tutti devono prostrarsi e adorare.

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Raggiungere le periferie esistenziali, per noi cristiani del III millennio, implica il riscoprire l’autenticità di relazioni non sempre facili, ma necessarie, saper accogliere l’altro anche quando costa troppa fatica e sofferenza, riconoscere che i social networks non sono il mezzo più evangelico per comunicare, perché molto spesso, nascosti dietro un monitor, ci si sente in diritto di esprimersi nella maniera più violenta e aggressiva possibile.
Riconosciamo, infine, che nella nostra vita nessuno è più in periferia del nostro nemico, di chi ci ha ferito, di chi non condivide le nostre idee e i nostri valori, ed è da lì che oggi ci invita a ricominciare.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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