In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!» (Mt 23,23-26).
Non è la prima volta che Gesù prende una posizione netta contro i suoi avversari appellandoli per la falsità della loro dottrina e l’incoerenza della loro vita. Nell’undicesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo, infatti, viene raccolto il grande biasimo del Nazareno per coloro che, essendo stati testimoni delle opere da lui compiute, non hanno voluto credere in lui, né cambiare vita. Per essi è la condanna eterna, leggiamo:
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!» (Mt 11,20-24).
Un rimprovero che continua successivamente nel ventitreesimo capitolo, tanto che appella i farisei col titolo di “sepolcri imbiancati”:
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri» (Mt 23,27-32).


L’invito che emerge dalle parole di Gesù si fonda su una certa consequenzialità tra fede professata ed esistenza vissuta. Non si tratta semplicemente di vivere quello che si crede e si prega, ma di fare un vero e proprio cammino di introspezione capace di portare a un vero e proprio rinnovamento interiore, spirituale.
UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ
Per Gesù, nel culto a Dio, c’è bisogno di mettere un certo ordine, avere delle priorità. Non si può pensare di dare a Lui qualcosa e pretendere la salvezza, se lui si aspetta tutt’altro. Stiamo facendo riferimento alla prima parte del brano evangelico odierno:
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
Non si può negarlo: i farisei erano generosi nelle offerte al tempio e dedicavano gran parte del loro tempo per la preghiera. Il digiuno, poi, non li spaventava affatto. Gesù stesso sottolinea l’importanza della penitenza come capacità riparativa della giustizia (vedi link in basso), eppure queste cose belle di cui i farisei si fregiavano non serviranno a salvarli.

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Perché? Perché Cristo si aspetta ben altro, di più importante senza del quale tutte le loro penitenze sono inutili. Gesù fa riferimento a quello che potremmo chiamare l’abbiccì dell’uomo di fede, il fondamento di una vita spirituale senza del quale tutto il resto perde di senso e significatività: l’amore per il prossimo.
Per questo motivo li rimprovera così duramente:
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Non è possibile poter ancora ignorare i tanti ammonimenti di Cristo agli uomini di fede di tutte le epoche. Egli non smette di invitare al vero culto che gli si deve al Padre e che non può, in nessun modo, prescindere dall’amore al fratello (vedi articoli in basso).



L’INTROSPEZIONE COME ANTIDOTO ALL’IPOCRISIA
Il secondo rimprovero di Gesù ai farisei riguarda la presunzione di poter giudicare tutto e tutti, senza avere il minimo di buon senso di avere uno sguardo autocritico sulla loro esistenza. Essi pensano che i problemi di credibilità spirituale riguardino solo gli altri e mai loro stessi.
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!

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In un altro momento del suo ministero Gesù aveva invitato i suoi avversari a smetterla di cercare i piccoli difetti nella vita altrui quando essi stessi ne hanno di molto più imbarazzanti.
Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello (Mt 7,1-5)
Come i farisei, purtroppo, si registra molto spesso nelle nostre comunità, la cattiva testimonianza di tanti cristiani, assidui frequentatori di sacrestia, che non vivono quello che ostentano. Essi hanno l’intima presunzione che ad essere nell’errore sono sempre gli altri, e per questo si sentono in diritto di giudicare, criticare, mormorare e persino macchinare alle spalle degli altri. Per essi vale la provocazione sempre attuale di Papa Francesco nell’udienza generale del 25 agosto 2021:
“È particolarmente detestabile l’ipocrisia nella Chiesa, e purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa, e ci sono tanti cristiani e tanti ministri ipocriti. Non dovremmo mai dimenticare le parole del Signore: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37). Fratelli e sorelle, pensiamo oggi a ciò che Paolo condanna e che Gesù condanna: l’ipocrisia. E non abbiamo paura di essere veritieri, di dire la verità, di sentire la verità, di conformarci alla verità. Così potremo amare. Un ipocrita non sa amare. Agire altrimenti dalla verità significa mettere a repentaglio l’unità nella Chiesa, quella per la quale il Signore stesso ha pregato” (Papa Francesco, Udienza generale, 25 agosto 2021).
Da qui dunque l’invito di Gesù, il riconoscere che la macchia, l’errore, il peccato che va giudicato e affrontato deve essere prima di tutto il nostro. Solo in un secondo momento, se è il caso, va affrontato quello altrui.
Non mancano gli ammonimenti di Gesù rivolti ai discepoli perché non finiscano nel trabocchetto dei farisei. Egli invita costantemente gli apostoli e tutti i suoi uditori a vivere una vita autentica, indicando nella discrezione il vero antidoto al veleno dell’ipocrisia (per un maggiore approfondimento sul tema, rimandiamo agli articoli ai link in basso). È quello che leggiamo nel sesto e nel ventitreesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo:
State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà (Mt 6,1-6.16-18).
Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato (Mt 23,1-12).



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