In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,46-50).

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CONTESTO
Lettura continua, o quasi, del Vangelo secondo Matteo: è questa la proposta della Liturgia della Parola per la nostra riflessione in questo tempo ordinario. Stiamo vedendo un Gesù itinerante, cammina di città in città portando a tutti la lieta notizia della prossimità del Regno di Dio, accompagnando la sua predicazione da gesti concreti, rivelatori della misericordia di Dio offerta a tutta l’umanità, e guarigioni, miracoli e liberazioni, ne sono la concretizzazione visibile, tangibile. Il cammino del Nazareno va avanti spedito, inarrestabile, nonostante la petulanza degli attacchi dei suoi avversari che non lo mollano neanche per un istante (per approfondimenti, rimandiamo ai link in basso).



I FRATELLI DI GESÙ? IN CHE SENSO?
La prima annotazione curiosa che cogliamo da questo brano, è una presunta maternità di Maria che non si sarebbe fermata al solo Figlio di Dio. Abbiamo letto, infatti:
Ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
In realtà l’evangelista non sta negando la Verginità di Maria, né che Gesù sia il figlio unigenito di lei. Era proprio della cultura ebraica dell’epoca appellare col titolo di fratelli i parenti più prossimi, come i cugini di primo grado. Una verità già nota fin dagli arbori dell’esegesi scritturistica come scienza. Infatti, colui che è probabilmente il più noto tra i commentatori del Vangelo secondo Matteo, Ortensio da Spinetoli, commentando la parola greca adelphoi, fratelli, afferma:
«Il termine, oltre al significato predominante di fratello naturale, ne ha uno più elastico pari a cugino o meno ancora» (O. da Spinetoli, Matteo. Il vangelo della chiesa, Cittadella editrice, 51993, p. 373)

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UNIVERSALIZZARE LA FRATERNITÀ
Tuttavia quello che viene narrato in questo brano non è meno importante, provocatorio. Innanzitutto sembra che Gesù rifiuti non solo la visita di coloro che ha sempre ritenuto la sua famiglia, ma addirittura sua madre.
In realtà Gesù non sta rifiutando la visita di coloro dai quali ha ricevuto tanto amore, ma sta offrendo ai suoi uditori la possibilità di aprire i confini del loro cuore, del loro stretto parentato.
Spesso siamo tentati dal credere che per vivere bene abbiamo bisogno di solo un piccolo gruppo di persone amiche, quelle di cui abbiamo potuto comprovare il loro amore incondizionato. Niente di più falso! Il Maestro rivela qui qualcosa, che poi renderà un imperativo dopo la Risurrezione. In particolare dopo l’effusione dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, i discepoli impareranno a lasciare gli angusti spazi delle loro sicurezze per predicare in tutto il mondo, diventando apostoli di fraternità, secondo quanto lo Spirito di Dio, farà loro comprendere.
Ma non solo. Gesù fa della sua comunità di discepoli la sua nuova famiglia, senza eliminare l’altra. Crea, e invita anche noi a fare lo stesso, ad estendere il raggio d’azione del nostro cuore, inglobando nei legame di parentela anche quelle persone che non condividono il nostro stesso sangue, la nostra stessa storia, tradizione, cultura, visione della vita. Ha affermato infatti:
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre.
Quando, dunque, due membri di una comunità, pur non essendo uniti da vincoli parenterali, si chiamano col titolo di “fratello” o “sorella” non stanno facendo altro che riconoscendo la dignità del battesimo che ci rende tutti fratelli in Cristo e attuando, altresì, la sua richiesta di Gesù stesso.
L’esortazione i Gesù ha dei risvolti molto attuali all’intero dei cammini della Chiesa e dei gruppi delle comunità. La provocazione è quella di riconoscerci tutti degni di un amore fraterno che vinca la tentazione dell’elitarismo, del precludere le relazioni ai soli membri di quella determinata comunità. Solo nella misura in cui ci sforzeremo a vivere questo tipo di fraternità indicata, e vissuta, da Cristo potremo dirci davvero suoi discepoli e, di conseguenza, suoi veri fratelli.

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5 pensieri riguardo “Universalizzare la fraternità. L’esortazione di Gesù che distrugge gli elitarismi”