Perché t’amo, Maria

La più dolce tra le poesie composte da
Santa Teresa di Lisieux per la Vergine Maria

1 – Vorrei cantare, Madre, perché t’amo; e perché il dolce tuo nome mi fa trasalire il cuore. E perché il pensiero della tua suprema grandezza non saprebbe ispirarmi spavento nell’anima. Se ti contemplassi nella sublime tua gloria che di tanto sorpassa la luce degli eletti, ah non potrei credere che sono la tua bambina, Maria, e davanti a te abbasserei gli occhi.

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2 – Perché una creatura possa darsi tutta alla mamma bisogna che questa pianga con lei, divida i suoi dolori. Regina del mio cuore, quanto piangesti quaggiù per attirarmi a te! Ben meditando la tua vita sul Vangelo, io oso guardarti e avvicinarmi a te: non m’è difficile credermi tua creatura, perché ti vedo mortale e sofferente come me.

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3 – All’angelico annunzio del mistero divino, che ti fa Madre di un Dio regnante per tutta l’eternità, l’altro stupendo mistero, eleggesti, del tesoro ineffabile della tua verginità. E comprendo che la tua anima, Vergine immacolata sia più cara al Signore del suo bel Paradiso: comprendo che essa, umile valle dolcissima, contiene il mio Gesù, l’oceano dell’amore.

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4 – Io t’amo, chiamandoti la fanticella del Dio che rapisce con la tua umiltà. Questa grande virtù ti rende onnipotente, e invoglia del tuo cuore la santissima Trinità. È allora che, coprendoti con la sua ombra lo Spirito d’amore, il Figlio eguale al Padre s’è incarnato in te. E tanti saranno i suoi fratelli peccatori, tanti che Egli dovrà esser chiamato: Gesù, il tuo primogenito.

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5 – Piccola come sono, Maria, lo sai bene, come te, accolgo in me l’Onnipotente. Né la mia debolezza me ne spaventa, se i tesori della madre appartengono anche alla creatura. Ché io sono la tua bambina, Madre amatissima! Le tue virtù, il tuo amore, non sono forse i miei? Così, quando la santa particola mi scende nel cuore, il dolce tuo Agnello, Gesù, crede di riposare in te.

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6 – O Regina degli eletti, tu mi fai sentire che, passo passo, non è impossibile seguirti per lo stretto sentiero del cielo: tu l’hai reso visibile con la pratica fitta delle più umili virtù. Dietro di te, Maria, voglio restare piccola come sono; vedo anche troppo la vanità delle terrestri grandezze. E imparo a esercitare l’ardente carità di santa Elisabetta, che ricevette la tua visita.

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7 – Là presso inginocchiata, dolce Regina degli Angeli, io ascolto il cantico sacro che sgorgò dal tuo cuore; tu m’insegni a cantare le lodi divine, a gioie in Gesù, mio salvatore. Balsamo ai secoli futuri è la mistica rosa delle tue parole d’amore, «grandi cose ha fatto in te l’Onnipotente». Mediterò su di te questo, per benedirlo.

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8 – Quando il buon san Giuseppe ignora ancora il miracolo che nella tua umiltà vorresti nascondere, tu lo lasci al suo pianto, vicino al tabernacolo che vela la divina beltà del Salvatore. Quando m’è sempre più caro il tuo eloquente silenzio! Esso è per me un dolce, melodico concerto, che mi dice la grandezza e onnipotenza d’un anima che non attende altro aiuto che quello dei Cieli…

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9 – Poi, a Betlemme, o Giuseppe, o Maria, io vi vedo respinti da tutti; non c’è chi voglia ospitare nella sua locanda dei poveri forestieri… c’è posto solo per i grandi; e la Regina del cielo deve partorire un Dio in una stalla. Madre del Salvatore, quanto sei cara! E come ti vedo grande nella povertà del luogo!

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10 – Quando vedo l’Eterno avvolto nelle fasce, e quando sento il debole grido del Verbo divino… Maria, credi che invidi gli angeli? Il loro adorabil Signore è il fratello dilettissimo. Come ti benedico, tu che su queste rive hai fatto sbocciare un tal fiore divino! E come t’amo, mentre ascolti i pastori e i Re Magi, e custodisci in cuor tuo tutte queste cose.

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11 – E t’amo quando vai tra le donne che volgono i loro passi al Tempio; t’amo quando presenti il Salvatore delle nostre anime all’avventurato vegliardo che se lo stringe fra le braccia: prima ascolta sorridendo il suo inno, ma presto esso è tale che mi desta il pianto. E Simeone fissando uno sguardo profetico nel futuro t’annunzia una spada di dolore!

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12 – Regina dei martiri, è la spada che trapasserà il tuo cuore fin che avrai vita. Ma già devi lasciare la tua terra per sfuggire al geloso furore di un re. Gesù dorme in pace tra i lini del tuo seno, ed ecco Giuseppe avvertiti che bisogna partire senza indugio. Si rivela la tua obbedienza, tu ti avviai in tutta fretta, senza un motto.

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13 – Anche in terra d’Egitto, e nella povertà, sembra a me, o Maria, che il tuo cuore resti pieno di letizia: Gesù è con te, e quale patria più bella di lui? Che ti importa l’esilio? Possiedi i cieli…Ma a Gerusalemme un oceano d’arma tristezza inonda il tuo cuore… Gesù, per tre giorni, si cela alla tua tenerezza; oh, allora sì che conosci tutti i rigori dell’esilio!

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14 – Con gran trasporto d’amore, alla fine lo rivedi: e dici, al bel Fanciullo che confonde i Dottori: Figlio, perché hai fatto questo? Vedi tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te! E il divino Fanciullo, alla Madre che gli tende le braccia risponde (che profondo mistero!): Perché mi cercavate? Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda il Padre mio?

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15 – Il Vangelo m’insegna che crescendo in saggezza, Gesù restò sottomesso a Maria, a Giuseppe. Ed il cuore mi dice con tenerezza egli sempre obbedì ai genitori amatissimi. Ma ora capisco il mistero del Tempio, la risposta del dolce mio Re, ed il suo tono. Maria, questo caro Fanciullo vuole che tu sia l’esempio dell’anima che lo cerca nella notte della fede…

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16 – Se il Re dei Cieli volle che anche sua Madre subisse la notte, l’angoscia del cuore, è dunque allora un bene soffrire qui in terra? SÌ… Patire amando è la più pura delle gioie. Gesù può riprendersi tutto quel che mi ha dato, digli pure di non curarsi di me. Può ben nascondermisi; io son pronta ad attenderlo fino al giorno senza tramonto quando la mia fede si spegnerà.

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17 – Vergine piena di grazia, io so bene che a Nazareth vivesti poveramente, senza chiedere nulla di più: né estasi, né miracoli, né rapimenti, abbellirono la tua vita, o Regina degli eletti. I poveri, gli umili, son tanti su questa terra; essi possono, senza timore, alzare gli occhi a te. Tu sei l’incomparabile Madre che va con loro per la strada comune, per guidarli al cielo.

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18 – Voglio vivere con te, Madre diletta, in questo crudo esilio, e seguirti ogni giorno. Mi tuffo rapita nella tua contemplazione, e scopro gli abissi d’amore del tuo cuore! Tutti i miei timori svaniscono nel tuo sguardo materno, che m’insegna a piangere, e a gioire. Tu non disprezzi i giorni delle sante feste, li dividi con noi, li benedici.

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19 – Scopristi la pena nascosta degli sposi di Cana, cui scarso era il vino, e nella tua sollecitudine, e speranza del suo potere divino, la rivelasti al Salvatore. Gesù parve dapprima respingere la tua preghiera. Ti rispose: Che importa, donna, questo, a te come a me? Ma nel fondo del cuore ti chiama sua Madre, e fa per te il suo primo miracolo.

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20 – Un dì che i peccatori ascoltano la dottrina di colui che è venuto per condurli al cielo, io ti trovo con loro, Madre, in attesa. C’è chi avverte Gesù che tu vorresti vederlo ed allora, davanti alla gran folla, ecco il tuo divin Figliolo esprimere l’immensità del suo amore per noi dicendo: Chi mi è fratello, e sorella, e madre, se non colui che fa la mia volontà?

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21 – Vergine immacolata, tenerissima Madre! Tu che ascoltando Gesù non t’attristi, ma ti rallegri che egli ci faccia capire che la nostra anima è la sua famiglia quaggiù. Sì, ti rallegri che ci dia la sua vita, e gli infiniti tesori della sua divinità. Come non amarti, e non benedirti, Maria, per questa tua grande generosità verso di noi?

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22 – Tu davvero ci ami come ci ama Gesù, e per noi consenti ad allontanarti da lui. Amare è dar tutto, anche se stesso e tu volesti provarlo restando il nostro sostegno. Il Salvatore sapeva i segreti del tuo cuore materno, l’immensa tua tenerezza… Gesù ci lascia a te, Refugium peccatorum, quando lascia la croce per attendere in cielo.

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23 – Tu m’apparisci, Maria, in vetta al Calvario, dritta presso la croce come un sacerdote all’altare; offrendo per saziare la giustizia del Padre, il dolce Emmanuele, il tuo diletto Gesù. Madre desolata, di te disse un profeta: Non c’è altro dolore simile al tuo dolore. O Regina dei martiri, restando abbandonata, tu prodighi per noi tutto il sangue del cuore!

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24 – La casa di san Giuseppe diventa il tuo asilo, il figlio di Zebedeo rimpiazza Gesù; son l’ultimi vicende che leggo sul Vangelo, che poi non parla più della Vergine Maria… Ma il suo profondo silenzio, dilettissima Madre, non forse rivela che l’Eterno Verbo vuol lui stesso cantare i segreti della tua vita per allietarne i tuoi figli, gli eletti del cielo?

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25 – E presto ascolterò quella dolce armonia, tra poco verrò a vederti in cielo! Tu che mi sorridesti nel mattino della vita, vieni a sorridermi ancora… Madre, si fa sera! Ma io non temo più lo splendore della tua gloria suprema; ho sofferto con te… e voglio, oramai, cantare sulle tue ginocchia, Vergine, perché ti amo… e ripeter per sempre che sono la tua creatura!

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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