La pagliuzza e la trave. Quando chi giudica soffre solo di bassa autostima

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Mt 7,1-5). 

CONTESTO
Anche oggi la liturgia della Parola, ci permette di approfondire e meditare il grande insegnamento di Gesù, il cosiddetto discorso della montagna che comprende tre capitoli del Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-7,29). Alcuni di questi passaggi abbiamo già avuto modo di approfondirli, così vi rimandiamo ai link in basso che si stanno delineando come un mosaico dai tanti tasselli teologici e spirituali:

Per di più è davvero una bella coincidenza perché a livello tematico il vangelo di oggi collima con un passaggio del brano del vangelo di ieri, quando i discepoli avevano la pretesa di dire a Cristo e alle folle quello che dovevano fare. Mettiamo in parallelo i due passaggi:

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta» (Lc 9,12).

O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello

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IL GIUDIZIO E I DEBITI
Nella prima parte del Vangelo odierno, viene riportata una esortazione di Gesù, che in qualche modo ripete, ma in termini diversi, l’invito al perdono fraterno come condizione indispensabile per poter godere della comunione col Padre nella grazia. Ci riferiamo a un particolare passaggio della preghiera del Padre nostro, che la liturgia della Parola ci ha permesso di meditare non molti giorni fa. Mettiamo in parallelo questi passaggi:

Rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12)

Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

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Ma non solo. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio leit-motiv all’interno del ministero di Gesù, un punto davvero importante che i discepoli devono cogliere e farlo loro, esercitandosi nella virtù della carità fraterna. In effetti il Nazareno, sempre all’interno del grande insegnamento della montagna, quindi in realtà non molto tempo prima aveva affermato con una certa veemenza:

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna (Mt 5,21-22).

Per Gesù, la fraternità, dunque, è un valore assoluto che va salvaguardato in ogni modo e a tutti i costi, non si tratta di un optional del cristiano, ma di un suo dovere dal quale non può esimersi e che riguardo tanto i suoi gesti come le parole e persino lo sguardo, basta vedere a quanto afferma, subito dopo:


Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

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La pandemia e l’iperconnettività, anziché aiutarci a rinsaldare relazioni fondate sulla solidarietà ci ha isolati e non meno incattiviti. Ormai sui social, ognuno al sicuro tra le quattro mura di una stanza capace di un’insana solitudine, crede di poter dire qualsiasi cattiveria voglia. E questo si riflette poi anche tra le strade dei nostri quartieri, fino ai banchi delle Chiese e nelle sacrestie.
C’è, tuttavia, una riflessione alla quale esimerci ed è quella secondo la quale, non raramente, nei giudizi di molti uomini si cela una profondamente bassa autostima. Si finisce, ovvero, per giudicare quei difetti del prossimo che non raramente sono i propri. Per questa ragione riteniamo che solo un cristiano incapace di amarsi vede sempre e solo il male negli altri. Al contrario, è proprio di un’anima riconciliata, con se stessa, il suo passato, la sua fragilità e miseria, riuscire a vedere, e a promuovere, il buono e il bello nel prossimo.

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TUTTI FARISEI CON LA PAGLIUZZA NEGLI OCCHI ALTRUI
L’ammonimento di Gesù è quanto mai attuale per i cristiani di ogni epoca. L’invito è quello di smetterla di vivere da farisei, unicamente proiettati sulle mancanze altrui, sui loro doveri, ma di vivere una vita più introspettiva, che è poi l’unica maniera per crescere nell’umiltà e nell’avanzare nella vita spirituale.
Ci troviamo di fronte a un atteggiamento tanto comune nelle nostre realtà ecclesiali, quanto triste: il frequentare la Chiesa, talvolta prestandone anche un servizio, per poi cadere nel più banale, e anche pericoloso, degli errori: star lì per spettegolare sugli altri fedeli, mormorare sulle scelte del parroco, sentenziare sullo spessore morale di chi entra in Chiesa, e così via. Non è un caso che alcuni degli esorcismi di Gesù siano avventi all’interno di contesti liturgici (vedi approfondimenti ai link in basso).

Se le nostre relazioni non sono fondate sulla carità, non saranno mai secondo il vangelo e la volontà di Dio. Anche nel riprendere l’altro quando si avvia per i sentieri tortuosi del peccato, perde di credibilità quando la nostra vita non è conforme al Vangelo, quando scendiamo a compromessi con la fede, quando ci facciamo una morale su misura o ci crediamo perfetti interpreti del pensiero di Dio.
Prima o poi dobbiamo comprendere che la verità senza carità è solo una grande menzogna, e chi vive di essa altro non si rivela che discepolo di satana. Dopotutto è Gesù stesso a dirlo:

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Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna (Gv 8,44). 

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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