La discrezione come antidoto all’ipocrisia. Le ammonizioni di Gesù

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,1-6.16-18).

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Non una semplice Bibbia

CONTESTO
Il brano evangelico che la Liturgia della Parola oggi propone alla nostra meditazione, ha un taglio decisamente quaresimale. Non a caso, infatti, viene generalmente proclamato all’interno delle SS. Messe della prima settimana di Quaresima.
Tuttavia al di là del contesto liturgico nel quale viene proclamato, il brano in sé appartiene al grande insegnamento di Gesù sulla montagna, nella quale si presenta come nuovo Mosè, condottiero definitivo del nuovo Israele verso la terra promessa della vita eterna e della liberazione interiore. Di questo grande insegnamento di Gesù, abbiamo avuto modo di approfondire alcuni passaggio, che proponiamo in basso.

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Tuttavia tra le diverse esortazioni di Gesù all’interno di questa sezione narrativa dell’evangelo secondo Matteo, quello che emerge è l’invito di Gesù a vivere la propria dimensione religiosa, spirituale e cultuale in autenticità e senza finzioni. Da qui gli ammonimenti che si ripetono:

Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 5,20).

E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? (Mt 5,47)

Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. (Mt 6,2a)

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. (Mt 6,5a)

E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. (Mt 6,16a)

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Risultano dure, provocatorie e ripetute le ammonizioni di Papa Francesco sull’ipocrisia tra i cristiani, chiamandola come il male peggiore per le nostre comunità.

LA DISCREZIONE COME ANTIDOTO ALL’IPOCRISIA
Gesù affronta i punti cardini della vita spirituale dell’uomo di fede – elemosina, digiuno e preghiera – e invita a viverli nella discrezione per non incorrere in una vita spirituale di facciata, ipocrita, farisaica appunto.
L’invito è quello del nascondimento: tutto ciò che bisogna fare per Dio e il prossimo, va fatto gratuitamente senza aspettarsi nulla in cambio, nemmeno il plauso degli spettatori. Da qui dunque, le sue esortazioni:

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Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto

Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto

Quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto

I grandi mistici della cristianità hanno colto perfettamente questo invito di Gesù, tanto che san Giovanni della Croce, in una delle sue massime che lasciava alle monache di Avila che guidava spiritualmente, affermava:

“È più gradita a Dio un’azione, anche piccolissima, fatta di nascosto e senza che venga conosciuta, che mille fatte con il desiderio che siano viste dagli uomini. Colui infatti, che agisce per Dio con amore purissimo, non solo non si preoccupa minimamente di essere visto dagli uomini, ma neanche da Dio. E allora, anche se Dio non dovesse mai venirne a conoscenza, egli non cesserebbe di rendergli gli stessi servizi con la stessa allegria e purezza di cuore” (Giovanni della Croce, Detti di luce e amore, n. 20).

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COSA DÀ PER SCONTATO GESÙ?
C’è un aspetto davvero interessante, e altrettanto provocatorio, nel brano evangelico odierno, ed è quello riguardante i doveri dell’uomo di fede.
Gesù non chiede di pregare, né di digiunare o fare elemosina: semplicemente lo dà per scontato come minimo sindacale di ogni uomo di fede. Si tratta di qualcosa per cui non è necessario nemmeno chiederlo.
Se l’amore che professiamo per Dio, non ci spinge a perdere tempo per lui, per il suo culto, per la preghiera; se allo stesso tempo dalla preghiera non riconosciamo che siamo di passaggio su questa terra e siamo chiamati per l’eternità, e quindi non mortifichiamo il corpo per fortificare lo spirito; e se ancora non comprendiamo che l’amore per Dio necessita di incarnarsi nell’amore per il prossimo, nel mettere mano al nostro portafogli per sovvenire le necessità di chi è nel bisogno, noi non è che viviamo una fede ipocrita, tutt’altro, la fede non la stiamo proprio vivendo, l’abbiamo persa per strada chissà dove e chissà quando.

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Preghiera, digiuno ed elemosina, quindi, continuano ad essere per ogni uomo di fede, le tre direttrici attraverso le quali camminare. Per questa ragione in un nostro precedente approfondimento, avemmo modo di affermare:

“Come possiamo dirci cristiani se non preghiamo, se non riusciamo a trovare tempo tra gli impegni, gli hobby, il lavoro? Un cristiano che non prega, come può dirsi tale se non entra in dialogo col Padre? Si finisce per venerare se stessi, ma non Dio. […]
Digiunare significa imparare ad alzare lo sguardo, tornare a guardarci dritti negli occhi, imparare a guardare tutto da un’altra angolazione, non più la mia, ma quella degli altri. Significa imparare a decentrarsi, per ricordarci che non è vero che tutto debba girare attorno a noi: piani, desideri, necessità, ambizioni. […]
L’elemosina non è dare il superfluo, ma imparare a donarsi completamente agli altri, morire per loro, perché l’amore è tale solo se costa fatica, perché l’altro va perdonato e accolto anche quando non ne abbiamo voglia” (La quaresima come un cammino di ritorno a casa).

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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