Gesù primo difensore della parità dei sessi nella storia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».  (Mt 5,27-32)

CONTESTO
Ritornati in quel tempo liturgico, cui colore è il verde, il tempo ordinario, la liturgia della Parola, ci permette di tornare a meditare su quegli insegnamenti di Gesù che caratterizzarono il suo ministero itinerante.
In particolar modo, già a partire da lunedì, primo giorno dopo la solennità di Pentecoste, ci viene offerta l’opportunità di meditare su quel grande insegnamento di Gesù sulla montagna (Mt 5,1-7,29). Lì dove si presenta come il nuovo Mosè, il condottiero definitivo del nuovo Israele nascente: la Chiesa.
Infatti, come Mosè sul Sinai, così Cristo sul monte delle Beatitudini, costituisce il nuovo popolo per definirlo come tale e condurlo non più dalla schiavitù d’Egitto alla terra promessa, ma dall’oppressione del peccato e della morte, verso la vita eterna e gioiosa, in quella comunione con Dio che ha come condizione sine qua non la comunionalità fraterna.

Senza ripeterci su quei brani che abbiamo già approfondito di questo grande insegnamento di Gesù, rimandiamo agli articoli in basso per avere una visione di insieme decisamente più completa circa il messaggio di Gesù e quello che si aspetta da noi come membri di questo nuovo Israele da lui costituito.

UN PICCOLO PASSO INDIETRO
Come per poter godere di una grande opera d’arte, è necessario mettersi a una giusta distanza, perché lo sguardo la catturi nella sua completezza, così per cogliere appieno il significato del brano evangelico odierno, è necessario comprendere cosa Gesù aveva affermato poco prima. Infatti, il brano odierno è l’esatta prosecuzione di quello proclamato ieri. Leggiamo:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!» (Mt 5,20-26).

Quello che è chiaro e che emerge da queste affermazioni, è che Gesù sta riformulando l’etica e la morale del nuovo popolo che gli si è costituito attorno, piccolo seme della grande Chiesa di Dio. Su cosa si fonda questa morale? Su una sorta di intersezione tra cielo e terra. Ci spieghiamo meglio: la comunione dell’uomo con Dio è possibile solo nella misura in cui si lavora alacremente perché esista la comunione dell’uomo col suo pari.
Da qui, dunque l’esortazione a vivere una giustizia (che tradotto nel linguaggio biblico, indica la santità personale), in maniera superiore a quella di facciata di scribi e farisei. Essi ostentavano un’intima relazione con Dio, tralasciando l’amore del prossimo e l’attenzione alle fasce più fragili della società dell’epoca.
In questo modo, per Gesù, l’altro, il fratello, il recupero delle relazioni, diventa la chiave d’accesso per il regno dei cieli, infatti afferma:

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

LA QUESTIONE DELL’ADULTERIO
A differenza dei benpensanti di Israele, la crème de la crème della società dell’epoca, Gesù aveva un occhio di riguardo per quelle fasce sociali più fragili. Badiamo bene: non si tratta semplicemente di poveri o di immigrati, ma anche semplicemente di donne solo per essere tali, o di peccatori pentiti, gente che aveva orrore dei crimini commessi e desiderava uscire dallo stato di scomunicato socio-religioso che gli veniva imposto all’epoca. Donne, bambini, peccatori, vedove, orfani, ammalati, lebbrosi, indemoniati, ciechi e muti rientravano tutti all’interno di questo macro settore sociali degli emarginati.
Il caso che Gesù pone nel brano evangelico odierno non riguarda semplicemente il tradimento del talamo nuziale, ma la considerazione stessa che si ha della donna. A essere scomunicata, infatti, ed essere considerata una persona da poco, era la sola donna, mai l’uomo (vedi nostro approfondimento raggiungibile al link in basso).

OLTRE LA FISICITÀ
Ma non solo. Gesù va oltre il semplice concetto della fisicità, e rivela che il rispetto della dignità dell’uomo e della donna, comincia già dallo sguardo, dal modo con cui lo si guarda (vedi anche link in basso), per questo afferma:

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Di certo Gesù era un uomo molto pratico, e non gli piaceva perdersi nel platonismo iperuranico teoretico e filosofico. Per questa ragione, non sta lì a disquisire di chi sia la colpa di un tradimento e chi effettivamente tradisca. L’adulterio inizia dallo sguardo della persona umana e poi si traduce in desideri di cupidigia, quindi in atti.
Oggi, poi, nella nostra epoca segnata dalla grande velocità di poter ottenere tantissime informazioni in modo visivo, grazie all’apporto della tecnologia moderna, le parole di Gesù risultano particolarmente attuali. Lo sdoganamento dell’erotismo e della pornografia ad atto usuale e “normale” pone non solo molte persone di fronte al pericolo di una schiavitù, ma mette in una situazione di grave criticità molti matrimoni che dovrebbero essere basati sull’esclusività dell’amore, sulla purezza dello sguardo, degli abbracci e della tenerezza coniugale.
Solo a partire da questo grave pericolo in cui incorre l’uomo, si possono comprendere le successive dure parole di Gesù:

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Teniamo a precisare che quando Gesù parla di Geènna, non si riferisce semplicemente agli inceneritori dell’epoca, ma all’inferno. Il peccato contro la purezza dello sguardo, secondo l’etica morale di Gesù che abbiamo abbracciato con il Battesimo e che confermiamo ogni domenica nella celebrazione eucaristica, ci situa direttamente al caldo, quello perenne, nell’inferno dell’anime perdute che non hanno occasione di riscatto.
L’anticultura contemporanea desidera imporre alle coscienze che tutto sia lecito, tutto relativo, che ognuno può a diritto crearsi una morale su misura e che quello che ognuno fa nella sua vita privata non intacchi l’intera società. Tuttavia non si può non segnalare che si tratti solo di una chimera l’illusione autodistruttrice dell’uomo e della sua relazionalità.
Se la società odierna massimizza l’uomo nella sua individualità, nel suo spazio sacro in cui tutto è lecito, il vangelo ci ricorda che la felicità dell’uomo è possibile solo nella misura in cui questi si sforzi di essere una persona capace di relazioni sane, rappacificate, comunuionali. La solitudine alla quale vogliono spingerci con la costruzione di un multiverso parallelo fatto di persone sole, chiuse nelle loro stanze, e capaci di interazioni possibili solo grazie a una buona connessione e a un visore virtuale, non farà altro che condannare l’uomo all’anticipazione dell’Inferno sulla terra, a una solitudine isolante, deprimente, a un’illusione a cui ricorda il primo film della saga Matrix (vedi clip in basso).

Morpheus: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico, da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?”

GESÙ PRIMO DIFENSORE DELLA PARITÀ DEI SESSI NELLA STORIA
Come se il suo concetto non fosse già sufficientemente chiaro, per non lasciare nulla al caso, Gesù ribadisce ancora una volta, ma con altri termini:

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Gesù elimina l’ipocrisia che dietro tutti i peccati passionali, ci sia la colpevolezza della donna e rivela che anche l’uomo debba essere ritenuto degno di giudizio nella misura in cui cade nello stesso peccato. Ma non solo. Gesù afferma che esiste un particolare peccato, tutto maschile il quale, per il suo orgoglio di maschio alpha espone la donna a situazioni di peccato: il ripudio della moglie.
Se Mosè permise il ripudio era per arginare la piaga dell’abbandono delle donne a loro stesse nella misura in cui per ogni piccolo sciocchezza (anche per non cucinare bene secondo i desideri del marito) veniva abbandonata a se stessa. Così, l’antico condottiero di Israele, cercò di dare alla donna l’opportunità di rifarsi una vita, trovando un altro uomo che potesse sostenerla.
Gesù, tuttavia, va più in profondità del problema, rivelando la sacralità di un’unione matrimoniale, tale che il vincolo contratto non possa più essere spezzato. È un tema che riprenderà più avanti, nel corso del suo ministero itinerante. Leggiamo:

Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mt 19,3-6)

CONCLUSIONE
Per Gesù tutte le relazioni interpersonali non solo semplicemente importanti, ma condizionanti dello stato spirituale dell’uomo: implicano quale sarà il suo posto per l’eternità. Se dunque aspiriamo al Paradiso, se siamo convinti del nostro amore nei riguardi del Signore, non possiamo non cercarlo tra le persone che vivono dall’altra parte del nostro pianerottolo di casa, quelli che affollano i banchi della stessa chiesa che frequentiamo, quelle che gironzolano a piedi nudi sotto il nostro stesso tetto.
Poiché Gesù non intendeva semplicemente fondare una religione, l’ebraismo era già la rivelazione definitiva di Dio, ma costruire un nuovo mondo, una nuova società più+ a misura d’uomo, vivibile. Gesù ha espresso al mondo intero il desiderio che gli uomini comincino a vivere bene qui e ora. Ha espresso il desiderio del Padre che i suoi figli, i fratelli, si amassero, andassero d’accordo.
In questo contesto ogni vita diventa sacra, anche quella del criminale, anche quella di chi non fa che farci soffrire. A partire da questo contesto sorge la consapevolezza che lo stato di salute fisica e spirituale del prossimo non può non interpellarci, la sua felicità deve essere anche la nostra, anzi lo è!

Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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