26 aprile
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal Vangelo secondo Matteo 8,1-4
Scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Tese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio: sii purificato!”. E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: “Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro”.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Aveva appena due anni Angelino Manara, di Giuseppe, quando colpito dalla spaventosa malattia della lebbra e da essa tormentato per ben sedici mesi, era sul punto di volare tra i purissimi spiriti del cielo. Il padre, vista svanire ogni speranza di guarigione, andava preparando la minuscola corona di rosmarino che doveva ornare il capo ricciuto del piccolino, segno della sua integrità. La madre di Angelino, invece, piena di fiducia, invoca sul capo del moribondo figlioletto la protezione del Santo del quale porta il nome, e, attinta dal pozzo dello stesso una buona quantità di acqua, lava con essa quelle tenere membra martoriate dal male. Al lutto che stava per affliggere quella famigliola subentrò in un baleno la gioia e la letizia: la lebbra aveva lasciato libero il moribondo Angelino.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
27 aprile
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal Vangelo secondo Giovanni 5,2-9
A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: “Vuoi guarire?”. Gli rispose il malato: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”. E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Era la vigilia della festa di S. Angelo. Il popolo era tutto preso dal pensiero dell’imminente solennità, mentre una famiglia di Licata era immersa in un mare di pianto. Come non piangere, se Giuseppe Greco, di Antonio, fanciullo di una bellezza straordinaria, da ben cinque anni era in fondo ad un giaciglio, coperto di panni infantili, perché, fatta eccezione della vista e della lingua, era privo dell’uso di tutte le membra, e quindi impedito di raggiungere il normale sviluppo? La notte era profonda, e la desolata mamma di Giuseppe, mentre andava quasi anticipando, in qualche momento di distrazione, le varie fasi della festa ormai iniziata, bagnava di lacrime le gote, non potendo non angustiarsi al solo pensiero delle sofferenze di un figlio così bello, ma così mal ridotto nel fiore della vita; ma non perdeva la speranza nell’intercessione del Santo. Appena fatto giorno, la poveretta è là per liberare l’infermo dalle solite fasce che lo avvolgono, ma, con inesprimibile suo stupore, e gaudio infinito, vede che Giuseppe, diritto sui propri piedi, fa un salto dal letto e cammina speditamente. Poco mancò che la poveretta non svenisse per l’emozione. Quando poté articolar qualche parola, domandò al suo Giuseppe che cosa gli fosse capitato di straordinario. «Mamma, rispose il miracolato, questa notte ho visto un carmelitano, il quale, prendendomi per mano, mi ha detto «Su, alzai e cammina: io sono Angelo»». Quel giorno il gaudio dei licatesi fu immenso, perché tutti conoscevano l’immobilizzato fanciullo, ora completamente guarito.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
28 aprile
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal libro dei Salmi 91,9-16
Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!”.
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.
“Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli farò vedere la mia salvezza”.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Giovanni Battista de Orlando, di dodici anni, era caduto in un pozzo assai profondo e pieno, non di acqua, ma di durissime pietre. Nell’atto della caduta, egli invocò S. Angelo, e con sua grande gioia vide il Santo che, fatto cadere sul fondo del pozzo il suo bianco mantello, aveva con esso preparato un soffice letto. Infatti il fanciullo fu estratto senza alcuna ferita dal fondo del pozzo da coloro che erano accorsi, sicuro di ritirarlo morto ed orrendamente trasfigurato.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
29 aprile
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Luca 7,11-15
In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Assalita dai dolori del parto che si presentava assai difficile, e tormentata per ben tre giorni, una certa Flavia, moglie di Matteo Ricevuto, era sull’orlo della tomba, per la irreparabile predita di sangue. Perduta ogni speranza nell’opera dei medici, si rivolse al cielo, ed animata dalla fede che non aveva mai abbandonata, invocò l’aiuto di S. Angelo, mentre metteva al sicuro gli affari dell’anima, chiedendo gli estremi conforti di nostra santa religione. Sorgeva intanto il giorno festivo del Patrono, ed ella, con le lacrime agli occhi, ne implorava la protezione, mentre ungeva il suo seno con l’olio della lampada dello stesso Santo. Finita questa unzione, la donna diede alla luce un bambinello morto. Senza ulteriormente affliggersi, la poveretta chiede con incrollabile fiducia al Santo la risurrezione del morticino, promettendo di chiamarlo col suo nome. Passano solo tre ore, ed ecco il bambino tornato alla vita. La madre acquistò anch’essa perfetta sanità, e mantenne al Santo, imponendo al risuscitato figlioletto il bel nome del grande Taumaturgo, la promessa fatta in uno dei più tragici momenti della vita.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
30 aprile
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Marco 1,21-26
Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Un certo Vincenzo Polizzi, da Palermo, posseduto dal demonio per lo spazio di ben otto anni, era stato esorcizzato più volte, e condotto a vari Santuari, affinché il Signore, mosso a pietà del suo stato, lo liberasse dal demonio; ma la grazia non era stata ancora concessa. Intanto nella chiesa di S. Michele in Palermo si esorcizzavano alcuni altri ossessi, e per mezzo di costoro, costretti a parlare, si seppe che Vincenzo sarebbe stato liberato solo a Licata, davanti alle reliquie di S. Angelo martire. Dopo un lungo e faticoso viaggio, si giunse col povero ossesso a Licata, e, fatta una breve orazione davanti alle preziose reliquie di S. Angelo, l’infelice fu condotto in una cappella attigua ove era venerata un’antichissima immagine dello stesso Santo […].
Il ministro di Dio, pieno di fede nelle orazioni ordinate dalla Chiesa, continuava l’esorcismo, imponendo al demonio di uscire nel Nome SS.mo di Gesù e nel nome di S. Angelo. Era l’esorcismo giunto alle tremende parole: «Tu abbandonasti quel Dio che ti creò»; quand’ecco il principale tra gli spiriti che si erano introdotti in quel meschino, con un ruggito fortissimo e con voce spaventevole, disse di essere Beelzebub, e che con lui erano altri quattro spiriti, uniti in quell’infelice, per la cattiveria di una rea donna che invidiava l’affetto di un’altra donna per Vincenzo. […]
Si vide l’energumeno trasformarsi in sembianza di una brutta bestia, gettarsi a terra, e torcersi come una serpe, mentre gridava che doveva uscirsene a viva forza, non potendo sopportare il nome di S. Angelo. Il sacerdote, senza abbattersi d’animo, sollevò da terra l’ossesso; ma questo, con gli occhi stravolti, volgeva altrove la vista, quando si cercava di fargli dare uno sguardo all’immagine di S. Angelo, e gridava, e diventava nero in volto: «Tu mi cacci, tu mi cacci».
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
1 maggio
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Marco 4,35-41
In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Maestro Orazio Raynel, da Malta, nel settembre del 1625, mentre da Alessandria faceva vela verso la natia isola, vide la sua nave, giunta presso le coste di Creta, assalita da una sì fiera tempesta, che, per l’infuriar dei venti e lo scrosciar della pioggia e per il mare grosso, era sul punto di affondare con tutti gli atterriti naviganti. Tra questi, un cittadino greco, un certo Giovan Battista Ortonio, ricordando di aver seco una scheggia della primitiva cassa del corpo di S. Angelo, reliquia presa a Licata da sua madre e da lei a lui donata in Malta, gettò la stessa scheggia nel mare burrascoso, dopo aver recitato un Pater ed Ave. Nell’istante medesimo cessarono i venti, gli sbuffi della pioggia, gli spumeggianti cavalloni; e gli sbigottiti viaggiatori non solo ringraziarono il Santo appena giunti in Malta, ma, a mezzo dello stesso Raynel, fecero rendere pubbliche grazie in Licata, allorché egli giunse in quel porto con la nave alessandrina.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
2 maggio
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Matteo 15,29-31
Gesù si allontanò di là, giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Una brava donna, assai devota di S. Angelo, un giorno pregò alcune sue vicine di «portarla» in chiesa, non potendo ella fare uso di ambo i piedi, perché del tutto zoppa da ben sette anni. Deposta davanti all’urna delle sante reliquie, cominciò a pregare con grandissima fede. Alle sue orazioni si aggiunge quella delle sue caritatevoli amiche. Intanto, giunta l’ora della chiusura del tempio, il sacrista aveva un bel gridare che si doveva chiudere. La donna non voleva sentir di uscire, e gridò forte che si sarebbe allontanata di là solo dopo aver ottenuto la grazia di camminare coi suoi piedi. Aveva appena manifestato questi suoi sentimenti, quando, sentendosi perfettamente sana, si mise a saltellare dalla gioia, mentre fervorosamente ringraziava Dio e i suoi Santi.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
3 maggio
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Matteo 15,21-28
Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Era l’ottava di S. Angelo. Una povera madre, afflitta come la cananea del Vangelo, è lì, davanti all’urna delle reliquie di S. Angelo, verso il quale eleva le braccia che sostengono la figliuola Rosa Grasso, sofferente di ernia inguinale, e paralitica. La preghiera fatta con tanta fede non poteva non essere accolta dal Santo: la piccola, infatti, davanti a gran folla cominciò a camminare speditamente, guarita dall’uno e dall’altro male che l’avevano tormentata per anni.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
Preghiamo
O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
4 maggio
P.: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto
P.: Gloria…
Dal vangelo secondo Luca 4,16-21
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Dal libro “S. Angelo, martire carmelitano”, di p. Gabriele Monaco
Il sacerdote Dott. Orazio Contrera, figlio del Dott. Mariano, aveva appreso dalle labbra del padre che egli, bambino di quattro anni o cinque anni, per una pericolosa caduta, ebbe spezzata le due ossa della tibia destra. La caduta fu così grave, che lo stesso padre, nonostante la sua valentia, temeva dovesse il suo Orazio restare difettoso per sempre. Prima d’iniziare la cura, fece trasportare il piccolo paziente nella cappella di S. Angelo, per implorarne il potente aiuto. Mentre era davanti alle preziose reliquie del martire, il piccolo cominciò a gridare; nel frattempo giungeva in chiesa il padre, il quale, commosso e trepidante, corse a stringersi al petto il caro suo bimbo, alle cui lacrime aggiungeva le sue. Subito dopo, il bambino prese sonno tra le braccia paterne. Il dottore, meravigliato di questo sonno improvviso, diede uno sguardo alla tibia malata, e con sua immensa gioia la vide sanissima, come se essa non si fosse mai spezzata nella fatale caduta. Quasi non credendo ai suoi occhi, volle osservare anche la tibia sinistra e, vedendola in ottime condizioni, non poté trattenere la gioia del suo paterno cuore, e diede in un forte grido, come si usa ancora oggi dai licatesi: «Misericordia!», facendo suonare a festa le campane, onde rendere tutto il popolo partecipe della sua felicità; e, finché visse, non tralasciò di inculcare al figlio la gratitudine al Santo suo liberatore.
Preghiera corale
Dio vi salvi, Angelo santo,
del Carmelo gloria e vanto,
avvocato presso Dio, protettore amato mio.
A noi tutti preservate, a noi tutti liberate,
da fame, peste e guerra, dai tremori della terra.
Sempre siate nostro scudo
Protettore e nostro aiuto
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O Dio, fortezza dei fedeli e rimuneratore dei martiri che hai chiamato sant’Angelo dal Carmelo e l’hai reso vittorioso nei patimenti del martirio, concedi a noi, propizio, per sua intercessione, di seguirne fedelmente gli esempi, per dare testimonianza della tua presenza e bontà fino alla morte. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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