In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,36-38).
Il contesto evangelico odierno, si situa all’interno di quell’insegnamento di Gesù che segue le Beatitudini, secondo la narrazione dell’evangelista Luca. Queste, a differenza di quanto riporta l’evangelista Matteo (Cfr. Mt 5,1-12 vedi link in basso), sono accompagnate da altrettanti “guai”, in antitesi all’opportunità salvifiche delle beatitudini. Leggiamo:

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Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
“Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti (Lc 6,20-26).
Se tuttavia con la proclamazione delle beatitudini, Gesù si rivolgeva a tutto il suo uditorio, infatti esse erano accompagnate da “Guai” per coloro che non volevano camminare secondo Dio ed erano motivo di oppressione per il loro prossimo, in questo caso Gesù si rivolge a coloro soltanto che intendono accogliere il suo messaggio e fare sul serio con la loro fede e con Dio.
Quello che egli propone ai suoi discepoli, e a noi oggi, è un vero e proprio cammino di approfondimento nel mistero del cuore di Dio che è amore, di un discepolato graduale che si compie passo per passo.

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PER UNO STILE DI VITA VERAMENTE EVANGELICO
L’insegnamento di Gesù si conclude con un’ultima, grande provocazione.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Spesso molti cristiani vivono nella tentazione di credere di essere ricettori passivi della grazia di Dio, dell’operato della Chiesa, dei sacerdoti o della comunità parrocchiale nella quale sono inseriti. in realtà il Signore non ci vuole spettatori, ma veri e propri protagonisti all’interno della Chiesa. Da qui si comprende meglio l’esortazione di Gesù: prima di accampare pretese nei riguardi del Padre, della Chiesa e del mondo intero, bisogna imparare a rimboccarsi le maniche, ad avere un cuore aperto e generoso al punto di dare agli altri quello che si desidera da Dio. Dopotutto Gesù lo ha ripetuto in diversi modi e circostanze. Giusto per fare un esempio, rimandiamo ad alcune affermazioni tratta da due suoi insegnamenti presenti nel Vangelo secondo Matteo:
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono (Mt 5,23-24).
Rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12)
STRUMENTI PER VIVERE APPIENO LA QUARESIMA
In questo tempo di quaresima, stiamo comprendendo come sia necessario vivere in una costante revisione di vita, di discernimento su noi stessi, sulle nostre scelte, perché possiamo sempre camminare nella verità (di noi stessi, degli altri e di Dio) e nella comunione. Gli strumenti che la Chiesa ci offre sono: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Ma perché questi possano tornarci davvero utili, è necessario anche vivere una vita veramente sacramentale, in particolar modo con l’Eucaristia e la Riconciliazione. A quest’ultimo Sacramento, abbiamo dedicato un intero articolo, vedendo come rientri nel piano salvifico di Cristo e quanto sia importante per lui.
PERFETTI COME IL PADRE
Questa espressione torna sulle labbra di Gesù anche nel Vangelo secondo Matteo, e persino nell’Antico Testamento. Leggiamo infatti:
Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo (Lv 11,44; Cfr. Lv 11,45; 19,2; 20,26)
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)
Cosa significano queste parole del Maestro? Semplice intransigenza, parole astratte? In realtà no, Gesù era un uomo particolarmente pratico e concreto, per questo spiega in questo stesso brano cosa significa per lui, l’imitazione alla santità e alla tenerezza del Padre.
Infatti per lui, incarnare la volontà del Padre, l’assimilarsi alla sua identità consiste appunto nel non giudicare, nel non condannare, nel perdonare e nell’essere generosi. Ci troviamo di fronte a degli atteggiamenti che non riguardano primariamente la nostra relazione con Lui, ma con il prossimo, come per dirci che da essi dipende la nostra salvezza, il nostro essere graditi agli occhi di Dio.
Gesù, giustamente, differenzia il giudizio dalla condanna. Il primo è un’opinione riduttiva, malevola e ingenerosa verso il nostro prossimo, un suo gesto, o una scelta. La condanna, invece, è un vero e proprio atto di morte della dignità altrui, che si vedrà marchiato fino all’eternità dell’etichetta che noi gli abbiamo appiccicato addosso, senza opportunità di replica.
In questo tempo di Quaresima, dove tutti siamo chiamati a riscoprire l’urgenza della misericordia nella nostra vita, dobbiamo ricordarci che essa ci sarà impedita, preclusa, nella misura in cui noi non siamo uomini e donne capaci di riconciliazione e comunione. Ecco, allora, la grande sfida delle parole di Gesù che ci offre l’opportunità di una salvezza e di una santificazione già qui e ora, che non resta campata in aria, idealizzata e irraggiungibile, ma ben afferrabile, nella misura in cui spostiamo il nostro sguardo verso il nostro prossimo e trasfiguriamo la nostra relazione con lui.

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