In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Mc 16,15-18).
CONTESTO
Per la festa della conversione dell’apostolo Paolo, la liturgia della Parola ci fa fare un salto in avanti lungo il percorso narrativo del Vangelo secondo Marco (lo avevamo lasciato al terzo capitolo).
Il contesto nel quale si situa questo brano è quello della conclusione del vangelo marciano. Infatti lo leggiamo nella solennità dell’ascensione. La sua importanza, tuttavia, risiede nel mandato di Gesù ai discepoli, perché lì è concentrato tutto quello che Dio si aspetta da noi, cristiani del III millennio. Non si tratta di semplici inviti, facoltativi od opzionali per la nostra esistenza, ma veri e propri imperativi, comandi categorici del Maestro perché la sua opera redentiva possa proseguire lungo i secoli ed estendersi a tutte le nazioni, così che l’uomo di tutte le epoche e di tutto il mondo, possa godere dell’amore misericordioso di Dio.
UOMINI IN CAMMINO
Andate in tutto il mondo
Il primo comando di Gesù ai discepoli, prima ancora di quello missionario, è quello di mettersi in cammino. Non è da sottovalutare questo aspetto. Lo abbiamo visto negli approfondimenti biblici precedenti (vedi link qui in basso): l’immobilismo, la paralisi è nella Sacra Scrittura indice di uno stato morale peccaminoso, perché impedisce l’incontro con l’altro, chiude nell’orgoglio di non voler fare il primo passo verso l’altro.
Non è un caso che al paralitico calato dal tetto sulla sua barella, Gesù prima di guarirlo (per la fede di coloro che lo hanno portato e non la sua), gli perdona i suoi peccati.

Questo articolo è molto importante per la comprensione del brano
Cristiani-farisei come riconoscerli? La guarigione del paralitico

Questo articolo è molto importante per la comprensione del brano
L’importanza del Sacramento della Confessione per Gesù
Il comando del cammino, oggi si rivela quanto mai attuale per noi oggi. Se il consumismo e l’iperconnettività ci hanno precluso da relazioni vere, rendendole sì globali, ma virtuali, con la pandemia si è ulteriormente acuità l’isolamento dell’uomo dall’altro. Il distanziamento è diventato un isolamento non solo fisico, ma anche morale fatto di pregiudizi: l’altro diventa un pericolo per la nostra incolumità.
A causa di questa situazione, poi, molti fratelli, i più fragili per salute ed età, sono costretti a vivere confinati nelle proprie abitazioni, in totale abbandono e solitudine.
Il comando di Gesù di metterci in cammino per tutto il mondo, impone alle nostre coscienze una presa di posizione per una relazionalità più sana, libera da compromessi, pregiudizi e orgogli e che sappia mettere al centro il bene dell’altro come causa e condizione per la propria felicità e la propria santificazione personale.
Si badi bene la specificazione di Gesù: «in tutto il mondo». Non si sta chiedendo agli apostoli di dirigersi soltanto verso il popolo di Israele, ma a tutte le popolazioni senza distinzioni di razza, lingua e religiosità. Allo stesso modo, se pensiamo di poter stare bene con la coscienza, mantenendo sana l’amicizia con il solito gruppetto di pochi intimi, ci stiamo sbagliando. Qui l’invito di Cristo è chiaro: nessuno deve essere escluso, nessuno ignorato fingendo che non esista.
TESTIMONI AUDACI
Il secondo comando di Gesù è quello dell’annuncio, della condivisione della fede.
e proclamate il Vangelo a ogni creatura.
Qual è questo vangelo a cui fa riferimento Gesù? Quello di Marco, di Matteo o degli altri evangelisti? No, la parola vangelo significa “buona notizia”. E qual è questa buona notizia che sono chiamati a condividere col mondo intero e con ogni singola creatura? Gesù lo ripete più volte, è tutta la sintesi del suo messaggio, della sua predicazione:
Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15).
Ciò che i discepoli devono condividere al mondo è la passione di Dio per l’umanità. Essa si è spinta a tal punto da non aver paura di metterci la faccia, rendendosi a noi visibili nell’incarnazione di quel Figlio che si dona fino alla morte di croce per poi vincerla per sé e per tutta l’umanità. Da qui l’invito alla conversione, nell’adottare uno stile di vita più degno di fronte alla grandezza di questo amore così immeritato di tutta la Trinità.
La cattolicità della vocazione apostolica e cristiana, viene ulteriormente ripetuta da Gesù, quando specifica che la testimonianza missionaria è destinata a «ogni creatura».
LA FEDE È CAUSA DI SALVEZZA
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Non ci troviamo di fronte a una affermazione di tipo complementare o secondaria rispetto alla precedente. Tutt’altro. I discepoli sono chiamati a testimoniare senza fare pronostici su quanti accoglieranno il loro invito alla fede. Sono chiamati a donarsi completamente a tutti, senza distinzioni e senza quantificare i loro sforzi.
Non raramente l’efficientismo è uno dei problemi e delle tentazioni più facili nella quale può cadere un sacerdote come anche un operatore pastorale, catechista o altro. A fare la qualità di una azione pastorale non possono essere i numeri. Gesù non ha mai detto riempite le Chiese o fate in modo che tutti i bambini che ricevono la prima comunione, poi si iscrivano anche al corso dei cresimandi.
Se la qualità di una azione pastorale fossero i numeri, faremmo delle Sante Messe degli spettacolini carini, con tanto di teatranti, musiche, balli e tarantelle.
Dopotutto Gesù stesso spiegando ai discepoli la parabola del contadino poco attento, che seminava non solo sul terreno, ma anche tra i rovi e i sassi (Cfr. Mc 4,1-20; vedi approfondimento al link qui in basso), rivelava come l’azione di Dio si immedesimasse in quella del seminatore: si donava a tutti indistintamente, ma sulla capacità di far frutto, quello dipende dal terreno che riceve il seme.

Questo articolo è molto importante per la comprensione del brano
Tu sei importante per Dio
Causa della salvezza, dunque, è la fede, l’adesione al messaggio apostolico, l’accoglienza dell’amore di Dio che impone alla nostra vita una conversione, un cambiamento radicale. Ci troviamo dinanzi a un dato interessante della dottrina di Gesù, perché lo ripete molte volte. Infatti, la maggior parte di volte in cui compie un miracolo di guarigione, poi afferma:
La tua fede ti ha salvato (Mc 10,52; 17,19; 18,42)

La fede come causa di salvezza
Vuoi per te il Paradiso? Torna sui tuoi passi!
Perché la fede ci è causa di salvezza? Perché impone un’adesione a Cristo non solo a parole, o basata su concetti o dogmi, ma con tutta la vita a tal punto da conformare la nostra vita alla sua. Per di più la parola fede, include la fiducia in Dio, e chi si fida di lui, si lascia condurre, tenere per mano. Per questa ragione Gesù affermerà:
In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso (Mc 10,15).
IL FRUTTO DELLA FEDE
Arriviamo, dunque, alla conclusione del brano evangelico di oggi. Leggiamo:
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno
Di cosa si sta parlando? Gesù rivela che un discepolo è tale e la sua fede è vera, quando si concretizza in atti d’amore e di attenzione verso il prossimo. Qui non c’è nessun protagonismo da parte del discepolo, ma un donarsi completamente all’altro, facendosi solidale con la sua sofferenza.
Se è vero che lo scacciare i demoni rimanda a quello che sarà un ministero all’interno della Chiesa, l’esorcistato, è anche vero che riguarda tutti i fedeli. Quando scacciamo rendiamo puto l’animo e il cuore dei nostri fratelli? Quando li aiutiamo a perdonare e a perdonarsi, quando preghiamo per i peccatori, quando ripariamo ai danni fatti al cuore di Gesù per i tanti comportamenti scellerati di tanti cristiani.
Lo stesso dicasi per il parlare in lingue nuove. Spesso quando non c’è comprensione tra due persone, si dice che parlano lingue diverse. Queste parole di Gesù, implicano lo sforzo del vero discepolo che prova ogni strumento, ogni mezzo di comunicazione per arrivare al cuore dell’altro e cercare con lui un dialogo, un confronto.
Il non morire avvelenati per il morso del serpente, ci indica, in qualche modo, il vivere in questo mondo come ospiti e pellegrini, senza appartenergli veramente, senza accettare per noi i compromessi di questa società iperedonistica e cultrice della morte e del denaro (vedi approfondimento al link qui in basso).

Questo articolo ti può interessare
Siamo sicuri che ancora oggi non ci siano stragi di innocenti per mano di un altro Erode ancora più crudele?
Di fronte a questa ricchezza di significati, riteniamo interessanti le parole di Gesù perché sembra che stia affermando che la vera fede, quella che causa la salvezza, si giudica nella misura in cui il tuo relazionarti con l’altro gli apporta dei benefici vitali, di eternità. In qualche modo sembra che Gesù ci dica che se vuoi salvarti devi amare il fratello e fare in modo che questi grazie a te possa aprirsi a Dio e fare a sua volta lo stesso.
Fame della Parola di Dio?
Cerca altri articoli catalogati nelle sezioni qui in basso

Ultimi articoli inseriti.
La risurrezione di Lazzaro e il coinvolgimento concreto del cristiano del III millennio
Commento a Gv 11,1-45
«Vuoi guarire?«». La proposta di Gesù al malato di Gerusalemme e a tutti noi
Commento a Gv 5,1-16
Ultimi articoli inseriti.
Solenni sette suppliche a San Giuseppe
Solennità di San Giuseppe: patrono della Chiesa universale e protettore dell’Ordine Carmelitano
Perché la sofferenza dell’uomo? La risposta di Gesù ai discepoli
Commento a Gv 9,1-41
È cristianamente possibile amare Dio e ignorare il prossimo?
Commento a Mc 12,28-34
Ultimi articoli inseriti.
Siamo sicuri di sapere cosa significhi perdonare?
Commento a Mt 18,21-35
Perché gli abitanti di Nazareth non accolsero la predicazione di Gesù?
Commento a Lc 4,24-30
Gesù, la samaritana e i suoi fallimenti sentimentali.
Rileggere la nostra epoca attraverso questo brano del Vangelo
Ultimi articoli inseriti.
L’attualità della trasfigurazione di Gesù per la vita del cristiano nel tempo di Quaresima
Quando anche noi siamo chiamati a salire sul Tabor
Cosa intendiamo veramente per elemosina?
Catechesi quaresimale
Pregare in quaresima. Opportunità gioiose di un tempo di grazia
Vivere meglio e gioiosamente la quaresima
3 pensieri riguardo “Perché la fede ci è causa di salvezza?”