Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo?

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro» (Mc 3,22-30).

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CONTESTO
Nel corso di questi giorni, abbiamo visto gli inizi della vita pubblica di Gesù e di come egli, con la qualità della sua predicazione, accompagnata dalle opere (scelte di vita e miracoli), si sia guadagnato una certa fama (che tra l’altro non solo non ha ricercato, ma anche fuggito). Intorno a lui si è creato una grande comunità di uomini e donne che lo seguono dappertutto, a costo di qualsiasi sacrificio, attenti uditori delle sue parole e ricettori della sua grazia.

Tra di loro Gesù ne ha scelto dodici perché vivessero in maniera più intima con lui, si nutrissero in maniera più abbondante e più approfondita dei suoi insegnamenti, e soprattutto che abbracciassero il suo progetto salvifico per l’umanità, accogliendo la vocazione e la missione di predicatori, guaritori ed esorcisti (Cfr. Mc 3,13-19; vedi link in basso).

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SCRIBI E FARISEI: GENTE MOLESTA
Tuttavia a seguire Gesù non ci sono coloro che lo amano, che desiderano ascoltarlo per arricchirsi del suo insegnamento o di una grazia di guarigione. A tallonarlo in maniera invadente e violenta c’è tutta una schiera di gente “dabbene”: scribi e farisei. Erano gli uomini che contavano, teologi e gente con una certa reputazione da mantenere ad ogni costo, leader religiosi e morali che indirizzavano prepotentemente la vita dell’uomo di fede dell’epoca.
Il problema sorge già a Cafarnao, durante la prima predicazione di Gesù, quando la gente gli riconosce un’autorità nell’insegnamento, decisamente superiore ai predicatori dell’epoca. Screditati per la loro stessa ipocrisia, da quel momento in poi, si aggregano al folto gruppo delle folle e dei discepoli, tendendogli costantemente trabocchetti e insidie atto a denigrarne la lucidità della dottrina e arrestare la folle corsa di quella popolarità che distrugge la loro.

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Di fronte a questa aggressione, a questa violenza non fisica, Gesù risponde sempre con grande pacatezza e mitezza. Pur rivelando la doppiezza dei loro cuori, non li caccia mai da sé. Al contrario, ogni suoi gesto trasuda accoglienza, invito affinché anch’essi, comprendendo il loro errore, possano indirizzare il loro cammino di fede verso un sentiero più veritiero.

È, questa, la prima provocazione per noi oggi: imparare a sopportare chi nella nostra vita, tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, o in comunità, si presenta solo per mettere i bastoni tra le ruote, creare inciuci e ordire complotti, o semplicemente per denigrare e tentare di distruggere l’autostima altrui. Dopotutto sopportare le persone moleste è una delle opere di misericordia che ci permettono di accumulare meriti per il Regno dei cieli.
Riteniamo davvero interessante, la domanda che Papa Francesco fece sorgere nel cuore dei presenti, durante l’Udienza Generale del 16 novembre 2016, quando ormai andava concludendosi il Giubileo straordinario della misericordia. Egli, commentando quell’opera di misericordia che invita a sopportare la gente molesta, domandava ai presenti:

Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri.

Papa Francesco, Udienza Generale ,16.11.2016

A volte le nostre richieste agli altri, le pretese che ne derivano, le aspettative sulle persone, il mettere al centro i nostri desideri e le nostre necessità, potrebbero farci perdere di lucidità e finire per essere particolarmente pedanti per il nostro prossimo che vorremmo costantemente piegato, e assoggettato, alle nostre esigenze. È un atteggiamento molto simile a quello di scribi e farisei di fronte a un uomo di successo che però era può tra le righe, con una dottrina teologicamente valida, ma attualizzata in maniera non conforme ai loro schemi mentali.

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LA CALUNNIA
Entriamo, adesso, nel vivo del nostro brano di oggi. Esso si apre con una accusa molto grave, una calunnia da parte degli scribi motivata dalla sola invidia nei riguardi di Gesù:

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».

A motivo di cosa gli avversari di Gesù si permettono di dire una cosa tanto grave? Essi erano stati spettatori degli ultimi esorcismi di Gesù, tra cui il primo proprio all’interno di un luogo dedicato al culto: la sinagoga di Cafarnao.

Dopo essere stati uditori dei suoi insegnamenti, spettatori dei miracoli di guarigione e liberazione che ha compiuto, ecco qual è il loro responso. Per di più l’evangelista ci dice che questi scribi non appartenevano alle sinagoghe della regione a nord di Israele, la Galilea, ma provengono da quella ortodossissima Gerusalemme, che poi lo metterà a morte. Hanno compiuto un grande viaggio, e questo ne è il frutto.

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Talvolta anche noi ci affatichiamo tanto per vivere una vita di fede, ma poi se non la concretizziamo nell’amore finiamo per sprecare tutti i nostri sforzi e facciamo la fine di questa gente che di Dio, per quanta teologia abbia studiato, non ha capito davvero niente.
Quella che mettono n atto è davvero la più becera delle calunnie: non riescono ad arrivare alla grandezza di Gesù, così lo denigrano sparandola più grossa che possono. Il loro intento è la morte: uccidere il rabbi di Nazaret nella sua dignità, nella sua socialità. Sono omicidi e in quanto tali i veri figli di Satana, i veri posseduti, sono loro.

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LA RISPOSTA DI GESÙ

Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.

A Gesù non bastano che due parole per rivelare la stoltezza del pensiero degli scribi. Usa la logica, contro l’irrazionale odio omicida dei benpensanti della sua epoca. Non perde la calma, e questa è la sua vera forza, tanto che poi i suoi avversari non saranno in grado di controbattere.

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Anche questo è un grande insegnamento per noi. Lungo il corso della nostra vita, anche noi possiamo imbatterci in personaggi come questi: si prendono la briga di grandi sforzi e sacrifici personali, col solo intento di gettare fango sulla nostra persona. Gesù ci rivela che se perdessimo la calma, finiremmo per fare il loro gioco e che alla fine il male e la violenza non li si vincono con le stesse armi, ma con la mansuetudine dell’amore. Sono sue, infatti, quelle parole pronunciate nel grande insegnamento, programmatico della sua vita e di quella di tutta la chiesa, sulla montagna:

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Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,38-48).

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Ci troviamo di fronte a un argomento tutt’altro che marginale dell’insegnamento di Gesù. Al contrario, potremmo dire che la comunione fraterna sintetizza e sublima tutto il ministero di Gesù tanto che affronta il delicato tema da diversi punti di vista (per approfondire l’argomento clicca sul nostro ultimo approfondimento al link in basso).

QUEL GIUDIZIO FINALE CHE PUÒ ESSERE ANTICIPATO IRRIMEDIABILMENTE OGGI
Il brano si conclude con un giudizio finale e grave, che riguarda gli scribi, in maniera definitiva e irrimediabile, da subito.

In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro

Se la bestemmia di per sé è uno dei peccati più odiosi, inaccettabile per un cristiano, ancora di più lo è contro l’operato misericordioso di Dio, contro il suo amore: lo Spirito Santo. Gesù afferma che pronunciare parole offensive in questo senso, inibisce fin da subito la salvezza dell’uomo, per quanto poi possa pentirsene, e diventa in maniera immediata causa di dannazione eterna.

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Cosa c’è in campo qui? Lo Spirito santo è la forza, potremmo dire quell’energia di Dio che gli permette di affacciarsi alla storia degli uomini e comunicarsi, è l’atto creativo per cui l’Eterno crea il totalmente altro, la creatura limitata e temporale chiamata a vivere da figlia e a condividerne la gioia e l’eternità. Per questa ragione, la bestemmia contro lo Spirito Santo è un atto propriamente satanico, perché impone una presa di posizione definitiva contro Dio e il suo agire.

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Il filo è sottile e dobbiamo stare attenti a non caderci anche noi, ogni volta che mettiamo in discussione l’operato divino nella nostra storia e in quella degli altri uomini, senza star lì a giudicare sul motivo per cui alcuni sono pieni di grazie e altri no.

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Perché è un filo sottile? Perché è qualcosa sul quale camminiamo ogni volta che sopportando una prova nella vita, diamo la colpa a Dio e chiediamo “perché proprio a me?”, come se lui fosse l’autore dei nostri guai. Corriamo il rischio di questa grave ribellione, ogni volta che guardando alla presunta felicità degli altri, proviamo invidia e, nella nostra ottusità, abbiamo l’intima presunzione di credere che a noi Dio non abbia dato nessun dono, nessun talento, nessuna grazia.

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Oggi, dunque, siamo invitati a guardarci da quell’atteggiamento degli scribi, che talvolta siamo tentati di imitare nella nostra vita cristiana e comunitaria. L’esortazione è quella di camminare nella verità di noi stessi, saper aprire gli occhi sulla nostra vita, prima che su quella degli altri, per riconoscerla quanto sia piena dei segni della presenza amorevole di Dio e di come la sua forza misericordiosa, il suo Santi Spirito, ci guidi e ci sostenga lungo tutte le vicende della nostra quotidianità.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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