Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. (Mt 1,1-17).
Contesto
A livello liturgico siamo ormai addentrati nella seconda metà del tempo di Avvento, il secondo giorno della novena di Natale. E nella misura che i giorni si accorciano e il 25 dicembre si avvicina, aumenta anche l’emozione nel cuore dei cristiani che si preparano a celebrare l’evento della nascita del Figlio di Dio. Allo stesso tempo, però, non dobbiamo dimenticare la natura penitenziale di questo tempo. Vedremo, infatti, come la provocazione alla conversione, torna in maniera preponderante nel brano evangelico odierno.
La genealogia di Gesù
Il brano evangelico di oggi ci presenta una serie di nomi, messi tra loro in fila secondo una logica generazionale proprio della mentalità antica. Di certo la lettura in Chiesa, durante la liturgia della Parola, di tutti questi nomi, non facilita l’ascolto. Eppure resta Parola di Dio, rivelazione di YHWH per noi, dobbiamo soltanto chiederci quale significato hanno questi nomi, cosa ci rivelano.

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Partiamo dal presupposto che dietro ogni nome menzionato, si cela un personaggio biblico, con una storia importante alle spalle che fonda la storia stessa di Gesù, e ognuno fonda le radici nel precedente ed è legato al successivo. Cosa ci rivela questo? A parer nostro qualcosa di davvero importante: Dio si incarna nel Figlio di Maria, ma in qualche modo entra nel tessuto della storia degli uomini, uomo per uomo, per quanto fragile e peccatore. Il brano evangelico ci rivela un profondo interessamento del Padre alla storia umana, un compromettersi a tal punto da non aver paura di inserirsi discretamente nelle vita di ogni uomo, preparando la venuta del Figlio.
Questo ha già di per sé una grande ripercussione per la nostra vita cristiana: riconoscerla grande per il fatto stesso che Dio si inserisce nel tessuto della nostra quotidianità. Per quanto tal volta la nostra vita possa risultare pesante, faticosa o semplicemente incomprensibile non smette di essere degna di Dio, degna del suo riempirla di senso, incarnandosi in essa e raggiungendoci negli eventi della nostra vita e nei volti delle persone che ci camminano accanto.
Come per Israele, anche noi cristiani del III millennio, a ben vedere, possiamo dire di godere di una storia sacra, semplicemente perché benedetta dalla presenza di Dio che nella sua misericordia e provvidenza ci raggiunge, rendendo misteriosamente diritte le nostre vie.
Antenati per niente ragguardevoli
Ciò che colpisce all’interno della genealogia di Gesù, è la presenza di persone dal passato non proprio limpido. Parliamo, per esempio, di tre donne: Tamar, Raab e Betsabea. Cerchiamo di conoscere queste donne più da vicino.
1. Tamar
È la moglie di Er, figlio di Giuda fratello maggiore di quel Giuseppe che sarà venduto e fatto schiavo in Egitto. Ecco come questa donna si inserisce all’interno di una dinastia importante, i figli di Giacobbe, altrimenti chiamato Israele.
Allora Giuda disse alla nuora Tamar: “Ritorna a casa da tuo padre, come vedova, fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto”. Perché pensava: “Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!”. Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa di suo padre.
Trascorsero molti giorni, e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, si recò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui c’era Chira, il suo amico di Adullàm. La notizia fu data a Tamar: “Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge”. Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all’ingresso di Enàim, che è sulla strada per Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma lei non gli era stata data in moglie. Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: “Lascia che io venga con te!”. Non sapeva infatti che era sua nuora. Ella disse: “Che cosa mi darai per venire con me?”. Rispose: “Io ti manderò un capretto del gregge”. Ella riprese: “Mi lasci qualcosa in pegno fin quando non me lo avrai mandato?”. Egli domandò: “Qual è il pegno che devo dare?”. Rispose: “Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano”. Allora Giuda glieli diede e si unì a lei. Ella rimase incinta. Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e riprese gli abiti vedovili. Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullàm, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quello non la trovò. Domandò agli uomini di quel luogo: “Dov’è quella prostituta che stava a Enàim, sulla strada?”. Ma risposero: “Qui non c’è stata alcuna prostituta”. Così tornò da Giuda e disse: “Non l’ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: “Qui non c’è stata alcuna prostituta””. Allora Giuda disse: “Si tenga quello che ha! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Ecco: le ho mandato questo capretto, ma tu non l’hai trovata”.
Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: “Tamar, tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa delle sue prostituzioni”. Giuda disse: “Conducetela fuori e sia bruciata!”. Mentre veniva condotta fuori, ella mandò a dire al suocero: “Io sono incinta dell’uomo a cui appartengono questi oggetti”. E aggiunse: “Per favore, verifica di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone”. Giuda li riconobbe e disse: “Lei è più giusta di me: infatti, io non l’ho data a mio figlio Sela”. E non ebbe più rapporti con lei (Gen 38,11-26).
Tamar entra a far parte della storia sacra, in maniera prepotente, eppur non manca nella giustizia, come affermerà lo stesso Giuda. Privata di un diritto secondo la consuetudine dell’epoca, si ingegna (anche se con metodi discutibili), perché glielo venga riconosciuto.
L’atteggiamento di questa donna non può che far emergere per noi quella provocazione di non darci mai per vinti di fronte ai fallimenti della vita, ed essere invece creativi e propositivi. Ella ha ottenuto un suo diritto con l’inganno, travestendosi da prostituta, eppure nonostante questo escamotage Dio si inserisce nel tessuto della sua vita, non se ne scandalizza e la rende madre da Giuda, dopo aver perso ben due mariti (Cfr. Gen 38,6-10).
2. Raab
La seconda donna che menzioniamo è Raab. Ci troviamo decisamente più avanti nel corso della storia di Israele, in particolare nel libro di Giosuè, all’interno del quale si racconta l’ingresso di Israele nella terra santa, dopo i quarant’anni di peregrinazione nel deserto. La prima città che Israele farà sua è Gerico, ma prima che questo accada, il testo sacro narra di quali furono i preparativi e di come cruciale fu l’aiuto di una donna del luogo che decise di aiutare due spie israelite. Leggiamo:
Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittìm due spie, ingiungendo: “Andate, osservate il territorio e Gerico”. Essi andarono ed entrarono in casa di una prostituta di nome Raab. Lì dormirono.
Fu riferito al re di Gerico: “Guarda che alcuni degli Israeliti sono venuti qui, questa notte, per esplorare il territorio”. Allora il re di Gerico mandò a dire a Raab: “Fa’ uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti a esplorare tutto il territorio”. Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose: “Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. All’imbrunire, quando stava per chiudersi la porta della città, uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli, presto! Li raggiungerete di certo”.
Ella invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti fra gli steli di lino che teneva lì ammucchiati. Quelli li inseguirono sulla strada del Giordano, fino ai guadi, e si chiuse la porta della città, dopo che furono usciti gli inseguitori.
Quegli uomini non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro sulla terrazza, e disse loro: “So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, poiché udimmo che il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso davanti a voi, quando usciste dall’Egitto, e quanto avete fatto ai due re amorrei oltre il Giordano, Sicon e Og, da voi votati allo sterminio. Quando l’udimmo, il nostro cuore venne meno e nessuno ha più coraggio dinanzi a voi, perché il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra. Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza con voi, così anche voi userete benevolenza con la casa di mio padre; datemi dunque un segno sicuro che lascerete in vita mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte”. Quegli uomini le dissero: “Siamo disposti a morire al vostro posto, purché voi non riveliate questo nostro accordo; quando poi il Signore ci consegnerà la terra, ti tratteremo con benevolenza e lealtà”.
Allora ella li fece scendere con una corda dalla finestra, dal momento che la sua casa era addossata alla parete delle mura, e là ella abitava, e disse loro: “Andate verso i monti, perché non v’incontrino gli inseguitori. Rimanete nascosti là tre giorni, fino al loro ritorno; poi andrete per la vostra strada” (Gs 2,1-16).
Raab, dunque, è una prostituta della città di Raab che, per vie misteriose, viene raggiunta dalla Parola di Dio, da quello che YHWH ha fatto per Israele in Egitto, liberandolo dalla schiavitù di quella terra. Ella rilegge la storia del suo popolo e di quello di Israele, da una prospettiva teologica, cogliendo il cambiamento che sta avvenendo, potremmo dire che legge quei “segni dei tempi” di cui abbiamo parlato in un precedente articolo (clicca sul link qui in basso).
Raab, in maniera paradossale, è la donna veramente libera capace di rinnovare la sua storia e di auto progettare la sua vita. lo può fare perché si lascia raggiungere dal Dio, benché lei in quanto straniera non venerava YHWH e non apparteneva nemmeno al popolo eletto.
Se, dunque, è vero che siamo chiamati costantemente a farci stupire da Dio, non darlo mai per scontato, dall’altro canto comprendiamo, grazie all’esempio di Raab, che al di là della nostra storia personale, della nostra fragilità umana, del nostro peccato, Dio è più grande e noi, nonostante tutto, possiamo raggiungerlo: dobbiamo soltanto impegnarci, non scoraggiarci, cercare appassionatamente le sue orme nella nostra storia passata e nel nostro presente.
Se la prostituta straniera e pagana riuscirà ad entrare all’interno della storia sacra e della genealogia santa di Gesù, qualcosa deve pur dire per noi, non possiamo lasciarci scivolare addosso il coraggio e l’ingegno di questa donna.
3. Betsabea
Il terzo personaggio che affronteremo è Betsabea, moglie di Uria, ufficiale del grande re Davide che ne rimase tanto invaghito tanto da avere una relazione adultera con lei, e quando questa rimase incinta, ordinò la morte dell’ufficiale e poi la prese in moglie. Ella divenne la madre del secondogenito del re, il suo grande erede al trono: Salomone. Leggiamo:
Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: “È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l’Ittita”. Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla sua impurità. Poi ella tornò a casa.
La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: “Sono incinta”. Allora Davide mandò a dire a Ioab: “Mandami Uria l’Ittita”. Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: “Scendi a casa tua e làvati i piedi”. Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: “Uria non è sceso a casa sua”. Allora Davide disse a Uria: “Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?”. Uria rispose a Davide: “L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per giacere con mia moglie? Per la tua vita, per la vita della tua persona, non farò mai cosa simile!”. Davide disse a Uria: “Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire”. Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: “Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia”. Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Uria l’Ittita.
La moglie di Uria, saputo che Uria, suo marito, era morto, fece il lamento per il suo signore. Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l’aggregò alla sua casa. Ella diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore. (2Sam 11,2-17.26-27).
A differenza delle due donne sopracitate, Betsabea si inserisce all’interno della storia sacra suo malgrado, in quanto vittima di un abuso, di un peccato grave riprovato da Dio, come si legge nel versetto finale del brano sopracitato.
Resta soggiogata dalla perversione dell’uomo più potente dell’epoca. Allo stesso modo anche noi possiamo restare vittime di forze avverse, di un “destino” non felice. La vicenda di Betsabea che viene benedetta dalla nascita di un re particolarmente saggio il cui nome resterà segnato negli annali della storia per colui che costruirà il grande tempio di Gerusalemme.
La generazione di Cristo
Tutta la genealogia di Gesù segue secondo un modello del tipo “Tizio generò Caio”. Tuttavia, quando si tratta della generazione di Gesù, qualcosa cambia. In effetti nel versetto conclusivo, il brano evangelico cita così:
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Accade una cosa molto interessante: la storia generativa si spezza con Giuseppe, figlio di Giacobbe e sposo di Maria. Diversamente da quanto scritto fino ad ora non si narra della generazione di un personaggio biblico da un uomo per la partecipazione di una donna. Infatti qui le parti in causa sono divino e umana: lo Spirito Santo e la Vergine Maria.
Commentando questo passo, il papa emerito, Benedetto XVI, afferma:
In Gesù l’umanità comincia nuovamente. La genealogia è espressione di una promessa che riguarda tutta l’umanità.
J. Ratzinger, L’infanzia di Gesù, p. 18
Il Figlio di Dio, viene generato e si inserisce all’interno di un contesto storico e sociale, ma non spunta come un fungo: improvviso e decontestualizzato. Il Padre, infatti, nel corso dei secoli ha preparato un terreno, raddrizzato sentieri, amato un popolo al di là del fatto che lo meritasse oppure no.
Ecco allora il vero stupore del Natale, in cui non celebriamo un banale compleanno di Cristo, ma la tenerezza di un Dio che è Padre e che non ha paura di intessersi all’interno della storia degli uomini, della nostra storia. Da qui, dunque, lo stupore per noi cristiani i quali, con spirito rinnovato e sguardo contemplativo, si fa cercatore della presenza di Dio in tutti gli eventi della sua vita.
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La gioia di Dio e che è Dio possa raggiungere quanti più fratelli

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