Come ottenere la salvezza eterna? Il segreto di Gesù

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,21.24-27).

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Contesto
Commentando la liturgia della Parola della prima domenica di avvento, abbiamo avuto modo di affermare come questo tempo liturgico non abbia nulla di romantico, ma implichi l’austerità di un tempo di conversione e penitenza. All’interno di questa prospettiva, si comprende meglio il brano evangelico che oggi la Chiesa ci invita a meditare, come impegno quotidiano del cristiano che con grande slancio ed entusiasmo cammina, con coerenza, alla luce della grazia di Dio.

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«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli»
Che entrare a far parte del Regno di Dio non fosse facile, già abbiamo avuto modo di constatarlo da alcuni insegnamenti di Gesù che la liturgia della Parola ci ha fatto meditare alcune settimane fa. In particolare, nel brano in cui Gesù cura i lebbrosi si constata il fatto che su dieci guariti uno solo viene salvato, come per dire che solo il 10% dei cristiani venga salvato.

In uno dei suoi insegnamenti apocalittici, invece, Gesù aumenta la percentuale dei redenti (che di certo non è meno infelice) al 50%. Affermando:

Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata (Lc 17,34-35). 

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Poter godere della salvezza eterna, dunque, implica un cammino faticoso, ascetico, un superamento personale costante… ma ciò non significa che non sia bello. Già lo abbiamo affermato nel nostro precedente articolo:

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Non si tratta di un progetto impossibile, ma semplicemente di fidarci ed affidarci, di lasciarci condurre e se cadiamo di rialzarci: non per niente nella sua grande sapienza Gesù ci ha lasciato il Sacramento della Riconciliazione. Il problema, lo dobbiamo dire, è che molti cristiani, per quanto praticanti, decidono di vivere da falliti: non ci provano nemmeno a farsi santi, si arrendono ancora prima di iniziare l’opera, stoltamente convinti, e assoggettati a una tentazione diabolica, che quello non fa per loro.

Come vivere bene questo tempo di avvento?
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Si tratta di farsi largo per riuscire ad entrare attraverso quella porta stretta che implica l’incarnare la fede nella nostra quotidianità e non lasciare che sia soltanto aria che fuoriesce dai polmoni. Prima che le nostre labbra, sono le nostre scelte quotidiane che devono dire al mondo qual è la nostra fede, in quale Dio crediamo: quello del denaro, del benessere, del riconoscimento sociale, dell’immagine di noi stessi, o quello di Gesù Cristo che per amore del mondo, e dei peccatori, si fa fragile in un bambino non accolto a Betlemme e poi morto in croce fuori Gerusalemme.

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Su quali fondamenta costruisci la tua vita
A chi non piacerebbe una bella casa in riva al mare, con una vista mozzafiato al risveglio e un grande patio per le feste con gli amici? Sarebbe meraviglioso, ma per farlo devi scendere almeno a qualche compromesso: la struttura sarà abusiva, e dovrai fare i conti col terreno cedevole, l’umidità e la salsedine. Il problema è che molte persone pur di mantenere alto il livello della loro immagine sociale, decidono di vivere proprio così: di una instabile e precaria apparenza. È quello di cui parla Gesù nella seconda parte del brano evangelico odierno, quando prevede il degrado finale alla quale queste persone si autocondannano. Rileggiamo:

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» .

Contrariamente a questo stile di vita farisaico, spesso riscontrabile nella vita di tanti cristiani, Gesù propone una prospettiva un po’ più spartana, ma più sincera, stabile e senza fronzoli:

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Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.

Questa resta per noi la grande provocazione in questo tempo di avvento: puntare sull’essenzialità della nostra vita, su quello che davvero serve a noi, alla nostra anima, ai nostri fratelli. La stabilità della vita, di certo, non viene dal rapporto farraginoso con la tua immagine (che volente o no cede al deperimento del tempo), ma da quello con Dio attraverso gli altri. Dopotutto le amicizie quelle che durano nel tempo, sono proprio quelle dove la relazione è schietta e sincera, senza troppi giri di parole, e dove le incomprensioni si superano facendo leva sull’affetto che lega le persone.

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A partire da questa prospettiva si comprende meglio anche l’affermazione di Gesù all’inizio di questo brano evangelico, dove non ci si salva a parole, ma con la concretezza dei fatti e della vita.

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Come ottenere la salvezza eterna?
Gesù lo ha ripetuto più volte in questo brano: l’uomo può salvarsi nella misura in cui sa ascoltare la sua parola e metterla in pratica. Rileggiamo:

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica…
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica
.

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Alla base della vita cristiana c’è l’ascolto a cui tutti sono chiamati, belli o brutti, buoni o cattivi. Qui Gesù non si sta riferendo ai pagani, ma ai discepoli, indicando che anche per loro c’è la possibilità di dannarsi. Infatti è con queste parole che si apre il brano evangelico odierno:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli

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Si tratta di un pericolo a cui prestare molta attenzione, perché potrebbe capitare a chiunque. La dannazione di cui parla Gesù è riservata a quei discepoli che, pur avendo ascoltato la Parola di Dio, avranno voluto vivere facendo a meno di lui. Potremmo dire che queste parole sono riservate a tutti quei cristiani che si battono il petto in chiesa, si riempiono la bocca di belle preghiere e testimonianze teologicamente perfette («Signore, Signore»), ma poi non vivono quello che dicono, non perdonano, non amano, scendono a compromessi col loro peccato, non denunciano situazioni di ingiustizia sociale, non si confessano perché tanto Dio li perdona in automatico (per chissà quale ragione conosciuta solo a loro).

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Ma non solo. In questo tempo di avvento siamo ulteriormente esortati a metterci all’ascolto di Gesù, attraverso la meditazione della sua Parola, il chiederci cosa voglia dire a noi oggi il Signore, cosa si aspetti da noi, dalla nostra vita. Una volta messoci in ascolto, ecco che spetta a noi la decisione: cosa farne di questa Parola di Dio? Viverla, incarnarla, o soprassederci? Dalla risposta a questa domanda, fratelli e sorelle, può dipendere la salvezza o la dannazione per la nostra vita.

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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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