La via della felicità

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri» (Mt 23,27-32).

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Gesù lo dice chiaro, e lo ripete più volte: se c’è qualcosa che proprio non sopporta, non è il peccato, anzi lui è venuto proprio per i peccatori (Cfr. Mc 2,17), ma l’ipocrisia, la doppiezza, il tramare alle spalle altrui, il vivere di apparenze. E il fatto di smascherare l’atteggiamento di coloro che si ergevano a guide spirituali di Israele, attirò su di sé le antipatie di scribi, farisei e di tutta la casta sacerdotale. Eppure, ben sapendolo, non si è fermato, non ha avuto paura di denunciare questo atteggiamento, sperando che prima o poi qualcuno di loro accogliesse le sue provocazioni e cambiasse vita.

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IPOCRITI: progenie del male
Oggi, come ai tempi di Gesù, molti cristiani continuano a vivere di facciata, sepolcri imbiancati: belli e ordinati all’esterno, ma con il putridume dell’odio nel cuore, con la morte dell’orgoglio e di una religiosità piena di compromessi.
L’atteggiamento dell’ipocrita non è semplicemente quello del mentire, ma dell’essere la menzogna. Per questo l’ipocrita anziché assimilarsi a Cristo, si fa più simile a Satana. È questo infatti quello che Gesù ribadisce nella polemica con scribi e farisei nel Vangelo di Giovanni:

Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna (Gv 8,44). 

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Camminare nella verità
Come non cadere in questa trappola? Come fronteggiare la tentazione di assimilarci al modo di fare di questo mondo e dei suoi figli? Camminare nella verità! Gesù stesso aveva proposto poco prima questo percorso di vita ai suoi interlocutori, che evidentemente poi hanno rifiutato:

Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32)

Il cammino della verità e anche un cammino di umiltà, teso a riconoscere la verità di noi stessi, accogliendone i talenti, ma riconoscendone, senza paura, anche le fragilità. Il tema dell’umiltà è molto caro alla spiritualità carmelitana, la cui storia si situa in Europa all’interno dell’alveo degli Ordini Mendicanti che vestivano di marrone, per ricordare la verità della persona umana, quell’humus costituzionale e creaturale che è la terra dalla quale Dio ha tratto l’uomo e nel quale l’uomo ritorna. In particolare S. Teresa d’Avila nella sua opera maggiore intitolata “Castello interiore”, intende l’umiltà come la prima e la più necessaria virtù che il vero cristiano deve vivere per poter progredire nel cammino di fede:

Mentre siamo sulla terra, non c’è cosa più necessaria dell’umiltà.

Teresa d’Avila, Castello interiore, 1M 2,9

Col geniale intuito di chi ha imparato a restare costantemente in ascolto di Dio, la mistica santa di Avila comprende quanto Dio ami l’umiltà e come questa sia vincolata in maniera inscindibile alla verità:

Una volta io stavo considerando quale potesse essere la ragione per cui nostro Signore ama tanto la virtù dell’umiltà. Mi venne in mente – senza alcuna riflessione, mi sembra, ma d’improvviso – che ciò deve essere perché Dio è la somma Verità, e l’umiltà consiste nel camminare nella verità. È una grande verità che da parte nostra non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e nullità, e chi non capisce questo, cammina nella menzogna. Chi invece più lo intende, più è accetto alla somma Verità, perché cammina in essa. Piaccia a Dio, sorelle, concederci la grazia di non perdere mai la conoscenza di noi stesse! Amen.

Teresa d’Avila, Castello interiore, 6M 10,7
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La via della felicità
Questa nostra era consumistica, segnata da una sempre più isolante iperconnettività, propone in maniera sempre più persistente uno stile di vita virtuale: isolati in camere asettiche, viviamo una relazionalità social fatta di apparenze, di ricerche compulsive di likes e popolarità, dove i modelli delle nuove generazioni non hanno talenti, non sono più attori o cantanti, ma influencer che vendono la propria immagine alle multinazionali per orientare i consumatori. Così convinti di vivere relazioni vere, finiamo per diventare anche noi sepolcri imbiancati: gente che vive di apparenze, ma incattiviti da una socialità finta e sempre più smoderatamente aggressiva, e incapaci di accogliere critiche costruttive, verso chi ha un’opinione diversa.
Per questo, l’insegnamento di Gesù è davvero molto attuale ai nostri giorni, dove ad essere duramente rimproverati sono i farisei del III millennio, gente che ha messo da parte relazioni e cultura per costringersi a una vita infelice: uomini e donne di età diverse che ormai non hanno più cognizioni di religiosità, ma di un’anticultura fatta di rancori, pregiudizi e tanta ignoranza crassa.
Il perseguire la Via della Verità che conduce alla Vita vera, continua ad essere ieri come oggi, l’unico antidoto per una esistenza condannata all’infelicità. L’umiltà così come intesa da S. Teresa d’Avila, è per ogni cristiano che intenda fare sul serio col proprio battesimo, lo strumento privilegiato per camminare nella felicità. Essa permette, infatti, relazioni autentiche, mette da parte pregiudizi e chiusure verso il prossimo, aborre ipocrisie e doppiezze, e rende capaci di perdono e riconciliazione. Per questo l’umiltà permette all’uomo di oggi di pregustare fin da subito la vita dei redenti, dei figli di Dio, la gioia dei santi e del Regno dei cieli (vedi anche il nostro articolo “Il Regno dei cieli è gioia“)
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Pubblicato da P. Francesco M.

Conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense col grado accademico di Summa cum Laude, ha ricoperto il ruolo di capo redattore della rivista Vita Carmelitana e responsabile dei contenuti del sito Vitacarmelitana.org. Si è occupato della pastorale giovanile di diverse comunità carmelitane, collaborando anche con la diocesi di Oppido-Mamertina Palmi di cui è stato membro dell'équipe per la pastorale giovanile diocesana e penitenziere. Parroco della parrocchia SS. Crocifisso di Taranto e Superiore del Santuario Maria SS.ma del monte Carmelo di Palmi, si è impegnato per la promozione della formazione del laicato promuovendo incontri di formazione biblica e spirituale. Collabora con l'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano e con il Centro studi Rosa Maria Serio, offrendo supporto per il materiale multimediale. Attualmente è Rettore del Santuario diocesano S. Angelo martire, di Licata (AG)

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