Il Magnificat

Con questo articolo concludiamo una sorta di trittico legato alla gioia e alla Vergine Maria nel vangelo di Luca. Nel primo “pannello” abbiamo approfondito l’annunciazione (Rallegrati, piena di grazia) e nel secondo, la visitazione (Felice tu tra le donne). Il Magnificat si pone a conclusione di questo dinamismo gioioso suscitato dallo Spirito e in qualche modo ne riassume i temi, sublimandone i contenuti. Il “Sì” di Maria pronunciato nella solitudine della sua casa di Nazareth, accolto poi con espressione di giubilo e di fede dal Battista e da Elisabetta (Cfr. Lc 1,45), viene ora confermato, proclamato pubblicamente e solennemente, dalla Vergine. Se da un lato l’anziana parente loda Maria per la sua fede, ella dal canto suo invita piuttosto a lodare a Dio. Leggiamo il brano del Magnificat:
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;>
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre (Lc 1,46-55).
Afferma San Giovanni Paolo II nella lettera enciclica intitolata Redemptoris Mater:
In queste sublimi parole, che sono ad un tempo molto semplici e del tutto ispirate ai testi sacri del popolo di Israele, traspare la personale esperienza di Maria, l’estasi del suo cuore. Splende in esse un raggio del mistero di Dio, la gloria della sua ineffabile santità, l’eterno amore che, come un dono irrevocabile, entra nella storia dell’uomo
Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 36
Una gioia che, come abbiamo avuto modo di approfondire nei due precedenti brani dell’evangelista Luca, è motivata dall’amore immenso e gratuito di Dio e dalla sua salvezza eterna che è per tutta l’umanità. Si tratta, dunque, di una gioia messianica. Per questo per il Santo Papa Paolo VI, così descrive il Magnificat:
È […] la preghiera per eccellenza di Maria, il canto dei tempi messianici nel quale confluiscono l’esultanza dell’antico e del nuovo Israele
Paolo VI, Marialis cultus, n. 18
Maria esulta perché tra tutte le donne di Israele, il Signore ha posto lo sguardo su di lei, una giovane ragazza di periferia e per di più vergine, cioè solamente promessa ad un uomo, ma non ancora sua sposa, quindi ancora socialmente vulnerabile. Maria, come abbiamo avuto modo di approfondire nell’annunciazione, appartiene agli ’ănāwîm di Dio, gli ultimi della società. Lì dove l’uomo scarta, Dio esalta. La situazione di emarginazione ed indigenza finisce per divenire causa di salvezza per l’uomo che mantiene salda la sua fede in Dio. Per questo Maria proclama: «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (v. 48). Ecco lo stupore che è alla base della gioia, non solo di Maria ma di tutti i cristiani. Gesù conosce bene questo agire del Padre e in uno dei suoi confronti con i capi dei sacerdoti citerà un passo del Salmo 118 che adesso riportiamo e che in qualche modo sono applicati anche alla Vergine Maria e a tutti gli uomini che si sentono nella sua stessa condizione:
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi (Salmo 118,22-23)
Quella di Maria è la preghiera non solo del popolo di Israele, che da tempo attendeva un Messia liberatore e Salvatore, ma è anche la preghiera di tutta la Chiesa che gioisce per la salvezza di Dio. Con il suo cantico, dunque, Maria si pone come elemento di congiunzione tra l’antico popolo dell’alleanza e il nuovo Israele che è la Chiesa. Non sono nemmeno pochi, infatti, i richiami tra il Magnificat e il canto di liberazione di Mosè una volta che il popolo di Israele riuscì a fuggire dall’Egitto:
Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico;
con sublime maestà
abbatti i tuoi avversari,
scateni il tuo furore,
che li divora come paglia.
Al soffio della tua ira
si accumularono le acque,
si alzarono le onde come un argine,
si rappresero gli abissi nel fondo del mare.
Il nemico aveva detto:
«Inseguirò, raggiungerò,
spartirò il bottino,
se ne sazierà la mia brama;
sfodererò la spada,
li conquisterà la mia mano!».
Soffiasti con il tuo alito:
li ricoprì il mare,
sprofondarono come piombo
in acque profonde.
Chi è come te fra gli dèi, Signore?
Chi è come te, maestoso in santità,
terribile nelle imprese,
autore di prodigi?
Stendesti la destra:
li inghiottì la terra.
Guidasti con il tuo amore
questo popolo che hai riscattato,
lo conducesti con la tua potenza
alla tua santa dimora.
Udirono i popoli: sono atterriti.
L’angoscia afferrò gli abitanti della Filistea.
Allora si sono spaventati i capi di Edom,
il pànico prende i potenti di Moab;
hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan.
Piómbino su di loro
paura e terrore;
per la potenza del tuo braccio
restino muti come pietra,
finché sia passato il tuo popolo, Signore,
finché sia passato questo tuo popolo,
che ti sei acquistato.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre! (Es 15,1-18)
A partire da questa prospettiva salvifica, di un Dio fedele alle sue promesse, si comprendono meglio quei versetti di liberazione del cantico di Maria, in cui il principe di questo mondo, viene schiacciato (Cfr. Gv 12,31). Afferma il mariologo Valentini:
Il Magnificat canta una liberazione già avvenuta e assolutamente irreversibile, benché non se ne vedano ancora tutti gli effetti sulla scena del mondo.
A. Valentini, Maria nelle Sacre Scritture. Figlia di Sion e Madre del Signore, EDB, 2007 Bologna, p. 141
E in effetti quel Figlio di Dio ancora nascosto nel grembo della Vergine Madre già si rivela vittorioso contro le forze delle tenebre. Lui che ha liberato l’umanità con la sua morte e Risurrezione, instaurerà il suo regno alla fine dei tempi. Per questo il cantico di Maria è memoria degli eventi prodigiosi di Dio (passati e presenti) in una proiezione speranzosa e gaudiosa del futuro. Ma non si tratta di una mera speculazione teologica, al contrario, quella della Vergine è una testimonianza di ciò che Dio ha già fatto e rivelato al popolo, nel corso della sua storia, e quello che ha fatto in lei e per lei.
Il tema della gioia pervade per intero il cantico: è, in qualche modo, la risposta e la conseguenza del sapersi salvati da Dio, immeritatamente. Allo stesso modo, senza redenzione non c’è gioia. Non si può dire che un uomo che resta volontariamente schiavo dei suoi peccati, dei suoi vizi, dei suoi pregiudizi e delle sue superbie sia un uomo felice. Non lo sarà nell’oggi della sua esistenza e lo sarà ancor meno alla fine della sua vita. È la gioia di quel credente che ringrazia Dio ancor prima di aver avuto la grazia che chiede, perché è saldamente radicato nella fiducia in lui. È quello, dopotutto, che fa Gesù quando prima ancora che il suo amico Lazzaro venga risuscitato, ringrazia il Padre perché sa che non può non essere esaudito da un Dio colmo di tenerezza. Leggiamo:
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare» (Gv 11,38-44).
Il Magnificat, canto che la Chiesa proclama alla fine di ogni giornata, con la liturgia dei Vespri, è il canto di speranza di tutti quei credenti che vivono nell’ombra, nella sofferenza, nella povertà e nell’emarginazione. Ma è allo stesso tempo un canto di contestazione per tutti coloro che mettono in atto sistemi di ingiustizia e oppressione, perché testimonia che l’intervento di Dio non si farà attendere. Colui che «ha guardato l’umiltà della sua serva» (v. 48) e «ha innalzato gli umili» (v. 52), non lascerà inascoltato il grido di chi è nella sofferenza e presto interverrà ristabilendo l’ordine e la giustizia. Ecco allora la grande attualità e la grande sfida del Magnificat di Maria per i cristiani di tutti i tempi. Essi sono chiamati ad esultare per l’agire salvifico di Dio, abituandosi a vederlo in atto nella quotidianità della loro esistenza, attraverso uno sguardo nuovo con la quale guardare la propria vita, uno sguardo animato dalla fede e alimentato dalla speranza, uno sguardo contemplativo, appunto.

Non tralasciare la tua formazione biblica, spirituale e cristiana. C’è tanto a cui attingere. Il nostro libro è ora disponibile anche su Amazon. Puoi riceverlo oggi stesso cliccando qui.
Il prezzo è davvero irrisorio, il minimo secondo gli standard di Amazon, il nostro interesse non è il denaro, ma condividere la gioia di Dio, la gioia che è Dio!
Hai domande riguardo questo articolo?
Qualcosa di poco chiaro per cui vorresti maggiori delucidazioni?
Desideri approfondire qualche argomento biblico?
Scrivi alla nostra email redazione@gioiacondivisa.com
- Gesù, l’adultera e i tiratori di pietre all’epoca dei social
- La risurrezione di Lazzaro e il coinvolgimento concreto del cristiano del III millennio
- «Vuoi guarire?«». La proposta di Gesù al malato di Gerusalemme e a tutti noi
- Solenni sette suppliche a San Giuseppe
- Perché la sofferenza dell’uomo? La risposta di Gesù ai discepoli
8 pensieri riguardo “L’anima mia gioisce nel Signore”