Il Salmo 51

Il titolo di questo articolo è tratto da un versetto del Salmo 51, notoriamente chiamato miserere. Prima dunque di approfondire il tema di questo contributo, leggiamo per intero il Salmo:
3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4 Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
5 Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
7 Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
9 Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14 Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
15 Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
18 Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
20 Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocausto e l’intera oblazione;
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Questo Salmo generalmente viene letto nella liturgia delle ore del venerdì o comunque nel tempo di quaresima, in quanto si tratta di un Salmo penitenziale. Eppure a ben vedere questo aspetto non esaurisce tutto il contenuto del brano, c’è tanto di più oltre a questa dimensione quaresimale. Infatti, benché il tema della richiesta di perdono si estenda lungo tutta questa preghiera, emerge anche la supplica e una sorta di presa di posizione dell’orante che fa sua la missione di Dio: l’impegno cioè a farsi suo testimone (v. 15). Emerge cioè una sorta di movimento interiore che porta il salmista dal chiedere perdono a Dio per i suoi peccati, alla certezza della misericordia divina e quindi allo sposare la sua causa , pregando per quei peccatori per cui si fa carico con la sua intercessione e la sua vita.
Il Salmo si apre con lo stato di prostrazione in cui il credente si trova quando prende coscienza dei suoi tanti e gravi peccati. L’infelicità gli attanaglia il cuore, si sente schiacciato da un peso molto grande soprattutto perché si pone di fronte a quel Dio dell’amore e della bellezza che con i suoi gesti sconsiderati ha tradito. Eppure il salmista è lì, imperterrito e non si schioda da quel posto fino a quando non si saprà perdonato dal suo Signore. La fede come una flebile fiammella gli arde nel petto e con grande fatica, in un gesto di profonda umiltà, si getta ai piedi del suo Dio e chiede perdono.
Allora la domanda che dobbiamo farci è questa: in uno stato di tale prostrazione spirituale, morale ed emotiva: è possibile davvero gioire? E soprattutto, in cosa dovrebbe consistere questa gioia? Quale gioia il salmista chiede per sé?
Entriamo dunque nel vivo di questo articolo. Il peccato prima di essere un’offesa a Dio, è un atto di autolesionismo, un offuscamento della dignità e della sacralità della vita umana. Se poi a questo si aggiunge che il peccato lede anche la relazione con un Dio che si riconosce essere pieno di amore e di ogni bontà, allora il dolore diventa lancinante, insopportabile. Ecco dunque che la richiesta dell’orante che si scopre peccatore dinanzi a Dio, non è una semplice e meccanica richiesta di remissione dei peccati – giusto per stare a posto con la coscienza – ma è un atto di ritorno a Dio, richiesta di restaurare la loro amicizia, riconoscimento che senza di Lui la vita non ha senso di essere vissuta e che solo nella sua amicizia risiede la vera gioia.
Il versetto 13 spiega chiaramente come causa della gioia per l’uomo credente consiste proprio nel permanere alla presenza di Dio, lì da dove si era volontariamente allontanato con il suo peccato. È dalla riconciliazione, dunque, che sorge la gioia del credente e ad essa può costantemente attingere nella misura si sforza di rendere saldo, e santo, il suo cammino.
Soprattutto per noi cristiani questo tema è quanto mai attuale. Riconciliati dal sangue di Cristo e lavati dal lavacro battesimale, siamo chiamati a partecipare alla gioia della sua Risurrezione e alla familiarità divina. Infatti ogni volta che il cristiano accede al Sacramento della riconciliazione, viene ammesso nella luce nuova dei redenti. Compie un cammino di risurrezione: muore al peccato per risorgere come rinnovato nell’animo in quella purezza di spirito che è già anticipazione della vita eterna i Dio. È ciò che spiega il padre al figlio maggiore nella parabola comunemente chiamata del figliol prodigo:
Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato
Lc 15,31-32
Ecco spiegato il legame tra peccato-morte e riconciliazione-vita, che si comprende in un restaurare di legami e nel rinnovamento della gioia. Non è mai troppo tardi per ritornare sui nostri passi e in questo tempo di quaresima, ormai volgente al suo termine, non perdiamo l’occasione di poter godere della grande immensa gioia della vita in Dio.
Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai domande, o hai bisogno di spiegazioni o approfondimenti, non esitare a contattarmi, puoi farlo nella sezione commenti più in basso o contattandomi direttamente via email. Metti in circolo la gioia della Parola, condividi sui tuoi profili social questo articolo e usa l’hashtag #condividilagioia
- Gesù, l’adultera e i tiratori di pietre all’epoca dei social
- La risurrezione di Lazzaro e il coinvolgimento concreto del cristiano del III millennio
- «Vuoi guarire?«». La proposta di Gesù al malato di Gerusalemme e a tutti noi
- Solenni sette suppliche a San Giuseppe
- Perché la sofferenza dell’uomo? La risposta di Gesù ai discepoli